Accueil > TITTI DE SIMONE, ALFONSO GIANNI, GIORDANO, GRILLINI, TRUPIA,

TITTI DE SIMONE, ALFONSO GIANNI, GIORDANO, GRILLINI, TRUPIA,

Publie le jeudi 27 février 2003 par Open-Publishing

TITTI DE SIMONE, ALFONSO GIANNI, GIORDANO, GRILLINI, TRUPIA, VALPIANA e ZANOTTI. -
Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che :
i Paesi dell’Unione europea dovranno attuare, entro il 2 dicembre 2003, la direttiva 2000/78/CEE del Consiglio dell’Unione europea del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la lotta alla discriminazione e per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro ;
tale direttiva vieta la discriminazione fondata su religione o convinzioni personali, handicap, età, orientamento sessuale, prevedendo disposizioni e misure antidiscriminatorie, strumenti giudiziali ed extragiudiziali ;
la direttiva definisce la nozione di discriminazione, vietando sia la discriminazione diretta (trattamento meno favorevole in una situazione piuttosto che in un’altra analoga), che quella indiretta (situazione in cui una disposizione o un criterio apparentemente neutri possono mettere in svantaggio alcune persone per le ragioni indicate) ;
la direttiva si applica a tutte le persone nei settori pubblico e privato e attiene a : accesso al lavoro (compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione), promozione, accesso a tutti i tipi e livelli di orientamento e formazione, perfezionamento e riqualificazione professionale, occupazione e condizioni di lavoro, retribuzione, condizioni di licenziamento, affiliazione e attività in un’organizzazione di lavoratori o datori di lavoro, o in un’organizzazione professionale ;
la direttiva prevede, tra le altre cose, che gli Stati membri adottino le misure per l’abrogazione delle disposizioni normative contrarie al principio della parità di trattamento e per la modificazione o la dichiarazione di nullità di tutte le disposizioni dei contratti collettivi, contratti di lavoro, regolamenti aziendali, regole relative al lavoro autonomo, alle organizzazioni dei datori e dei lavoratori contrarie al principio della parità di trattamento ;
è previsto come termine per l’attuazione della direttiva la data del 2 dicembre 2003 ;
la legge 1o marzo 2002, n. 39 (legge comunitaria 2001), ha conferito la delega al Governo per l’emanazione del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2000/78/CEE (e della direttiva « gemella » 2000/43/CEE).
La legge stabilisce che entro il termine di un anno dall’entrata in vigore della legge (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 72 del 26 marzo 2002) devono essere adottati i decreti legislativi di attuazione, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro competente, e che gli schemi dei decreti siano trasmessi al Parlamento per il parere dei competenti organi parlamentari, che deve essere espresso entro quaranta giorni, al termine dei quali i decreti sono emanati ;
la legge delega non contiene alcun criterio direttivo o principio particolare al quale il Governo si debba attenere per l’attuazione della direttiva 2000/78/CEE - :
se e quali iniziative stia assumendo al fine di formalizzare e di introdurre nel nostro ordinamento i principi contenuti e gli obiettivi indicati dalla direttiva e se non ritenga, così come previsto dalla direttiva, di dover avviare il confronto e il dialogo tra le parti sociali, al fine di promuovere il principio della parità di trattamento, nonché l’introduzione di regole antidiscriminatorie negli ambiti di applicazione della direttiva. (3-01921)
(11 febbraio 2003)
PRESIDENTE. L’onorevole Titti De Simone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3- 01921

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, i paesi della Unione europea dovranno attuare, entro il 2 dicembre 2003, la direttiva del Consiglio dell’Unione europea del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la lotta alla discriminazione e per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro. Tale direttiva vieta la discriminazione fondata su religione o convinzioni personali, handicap, età, orientamento sessuale, prevedendo disposizioni e misure antidiscriminatorie, strumenti giudiziali ed extragiudiziali.
Sappiamo che il termine per l’attuazione della direttiva è il 2 dicembre 2003 e che, entro il prossimo marzo, il Governo dovrebbe, attraverso decreti legislativi, attuare tale direttiva europea. Tuttavia, siamo molto preoccupati, perché non abbiamo ancora informazioni su come il Governo intenda orientarsi in questa materia, non abbiamo notizie sul confronto e sul dialogo tra le parti sociali e, inoltre, apprendiamo dal libro bianco redatto dal Ministero del lavoro che si fa riferimento alla direttiva, ma ad esclusione della parte che riguarda le misure antidiscriminatorie per l’orientamento sessuale (quindi, quelle che riguardano i lavoratori e le lavoratrici omosessuali e transessuali). Chiediamo al Governo di darci precise indicazioni su quali iniziative stia assumendo per l’attuazione della direttiva.

PRESIDENTE. Il ministro per le pari opportunità, onorevole Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, ringrazio l’onorevole De Simone per aver voluto sollevare l’attenzione su un tema così delicato come quello della lotta alle discriminazioni. Si tratta di un tema a me particolarmente caro, non solo perché rientra nella delega di funzioni che mi è stata conferita, ma anche perché coinvolge trasversalmente tutte le coscienze, riguardando la tutela di valori e diritti fondamentali della persona al di là delle visioni politiche, di parte o personali.
L’Italia - va ricordato - ha sempre aderito a tutti i trattati internazionali e comunitari volti a ribadire il divieto di qualsiasi comportamento discriminatorio in base a fattori quale religione, convinzioni personali, handicap, età e tendenze sessuali. Ora, si tratta, sulla base di questi impegni assunti e ribaditi nella legge comunitaria 2001, di darvi piena attuazione con più incisivi strumenti.
Proprio in questi giorni stiamo lavorando alla elaborazione del decreto legislativo che recepisce gli aspetti più innovativi della direttiva comunitaria. Va ricordato, infatti, che comunque nel nostro ordinamento, a partire dall’articolo 3 della Costituzione, è certamente già ricompresa (e tutelata) la lotta alle discriminazioni. Lo schema di decreto, che a breve sarà sottoposto all’esame del Consiglio dei ministri, contiene almeno due punti qualificanti, che posso anticipare in questa sede (naturalmente, dovranno essere ancora approvati dal Consiglio).
In primo luogo, viene accolta una nozione molto ampia e chiara di discriminazione sia diretta, sia indiretta al fine di potere rendere perseguibili anche comportamenti elusivi che, apparentemente neutri, risultano invece discriminatori. A tal fine saranno ricomprese tra le discriminazioni anche le molestie intese come comportamenti indesiderati che violano o ledono la dignità di una persona o creano un clima intimidatorio ed ostile.
In secondo luogo, la tutela giurisdizionale già prevista in tema di discriminazioni razziali dal testo unico sull’immigrazione viene estesa a tutti i casi di discriminazione contemplati dalla direttiva.
Per quanto concerne, poi, la scadenza della delega desidero sgombrare il campo da ogni dubbio poiché il termine di riferimento è quello fissato dalla legge comunitaria e siamo ampiamente nei tempi.
Per quanto riguarda, infine, il dialogo con le parti sociali sono favorevole ad un confronto che potrebbe aversi anche parallelamente a questa fase di istruttoria normativa. Considero, infatti, di grande importanza la funzione delle parti sociali nella diffusione di regole antidiscriminatorie e di buone prassi nei luoghi di lavoro. La nostra società, come tutte le società moderne e complesse, necessita di un forte impegno del Governo - ma direi di tutti - contro le discriminazioni.
Mi fa piacere dire qui in Parlamento che sto lavorando ad un disegno di legge che affronta organicamente il problema delle discriminazioni nei confronti dei disabili. Credo che nell’anno europeo dedicato alla disabilità questo sia un forte segnale del Governo, peraltro atteso e sollecitato da tempo dalle associazioni che lavorano in tale campo. Il Ministero delle pari opportunità, dunque, nella lotta e nel contrasto alle discriminazioni deve assumere sempre più - di questo sono consapevole - un ruolo di presidio e di avamposto.

PRESIDENTE. L’onorevole Titti De Simone ha facoltà di replicare.

TITTI DE SIMONE. La nostra risposta non può che essere di speranza. Ci auguriamo che le cose dette in questa sede dal ministro Prestigiacomo si possano realizzare e di vederle scritte nero su bianco nel decreto legislativo che il Governo ci ha riferito dovrebbe andare all’esame del Consiglio dei ministri quanto prima.
Vogliamo sottolineare che crediamo fondamentale per il nostro paese, nel quadro del contesto europeo, quindi anche a fronte di una precisa direttiva dei paesi che compongono l’Unione, assumere un impegno politico, culturale e sociale in materia di lotta alle discriminazioni nel mondo del lavoro. Fra l’altro, in un clima attraversato, in questo momento, da provvedimenti del Governo che su alcuni punti mettono in discussione anche diritti acquisiti, credo si tratti di un elemento di strategia complessiva di sviluppo per il nostro paese. È un tema su cui naturalmente vigileremo, ministro, e la ringraziamo per la sua risposta.
La mia interrogazione portava la firma anche di altri colleghi dell’opposizione, come il collega Grillini che è accanto a me. Ritengo sia un elemento imprescindibile il confronto con le parti sociali. Si tratta, infatti, di materia complessa e le parti sociali devono poter esprimere sul terreno delle discriminazioni sul lavoro la loro opinione, il loro contributo. Vi è anche un percorso, una tradizione, un’esperienza che organizzazioni sindacali hanno maturato in questo senso.
Naturalmente, aspettiamo, a questo punto, i fatti. Continueremo a monitorare l’operato del Governo. I tempi sono molto stretti : parliamo praticamente di un mese perché entro il 26 marzo dovremo, come Parlamento, approvare tale decreto attuativo. Dunque, ci riserviamo di esprimere complessivamente il nostro giudizio non appena vedremo il contenuto di questo decreto.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Titti De Simone, per questo esemplare tipo di dialettica parlamentare.