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Un’ora in silenzio per la pace

Publie le mardi 11 mars 2003 par Open-Publishing

Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

Siamo consapevoli che la guerra degli Stati Uniti e della Gran Bretagna
contro l’Iraq non è mai terminata : dieci anni di embargo e continui
bombardamenti della no fly zone non possono certamente essere
considerati
dieci anni di pace.
Eppure viviamo queste ore di ultimatum con il fiato sospeso : aspettiamo
che
il conflitto deflagri in maniera immensamente più violenta, aspettiamo
di
rivedere i servizi televisivi con i traccianti le attraversano il cielo
di
Bagdad, aspettiamo di rivedere le manovre degli aerei in partenza o in
ritorno dalle loro missioni di morte.
L’ONU sta probabilmente vivendo le sue ultime ore : se in qualche modo
avallerà la politica statuntense perderà ogni residua autorità morale ;
se
non lo farà e gli Stati Uniti attaccheranno ugualmente sarà la
dimostrazione
evidente che solo Bush ed i suoi finanziatori sono veri padroni del
mondo e
delle sue risorse.
Ma "questa volta" è anche accaduto qualcosa di assolutamente diverso
dalle
volte precedenti : migliaia di gesti di opposizione alla guerra si sono
moltiplicati ovunque : c’è stato chi ha digiunato e chi si è incatenato
ai
binari ; chi ha marciato e chi ha firmato petizioni ; chi ha appeso al
balcone la bandiera arcobaleno e chi ha lavorato per lo sciopero
generale
contro la guerra. Chi si oppone al conflitto, per la prima volta da
quando,
dieci anni fa, il governo italiano ha iniziato a violare
deliberatamente la
Costituzione partecipando alla prima guerra del Golfo, è maggioranza.
E assolutamente stonati appaiono gli appelli affinchè le manifestazioni
antiguerra rimangano nella "legalità" : bloccare i treni che
trasportano
armi per una guerra inutile, illegale e criminale è un gesto
nonviolento e
di altissimo valore morale. E’ il governo che ha violato la legalità
concedendo porti, ferrovie ed infrastrutture per preparare una guerra
che la
costituzione esplicitamente vieta, e che neppure l’alleanza atlantica,
che n
on è certo un’organizzazione pacifica, nè pacifista, potrebbe
giustificare.
Incondizionata solidarietà va perciò espressa ai portuali che hanno
dichiarato la loro volontà di scendere in sciopero se chiamati a
collaborare
direttamente o indirettamente alla guerra ; ma tutte le organizzazioni
sindacali dovrebbero anche porsi il problema di come sostenere
l’indisponibilità alla guerra dei lavoratori delle piccole ditte di
appalto
o subappalto che, a quanto pare, saranno chiamate a movimentare armi
nel
porto di Livorno. E se armatori marittimi come Grimaldi e Messina
metteranno a disposizione i propri traghetti per la guerra, dovranno
almeno
fare i conti con una pesante caduta di immagine. A Genova, per es.
Messina
ha finanziato in parte la "bolla" che abbellisce (si fa per dire)
l’expò :
come concilia questa immagine "buonista e colta" con il trasporto di
armi ?

Tra i mille piccoli gesti di questi giorni si colloca anche l’ora in
silenzio per la pace che si tiene ininterrottamente a Genova ogni
mercoledì
dai giorni successivi all’attacco alle torri gemelle : Si svolgerà anche
mercoledì 12 marzo, dalle 18 alle 19, sui gradini del palazzo ducale di
Genova
info
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