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Please sir, stop killing children

Publie le jeudi 3 avril 2003 par Open-Publishing

Caro Gennaro,
che gli esuli iracheni, di fronte all’aggressione statunitense, si
schierino
in difesa della propria gente e della propria terra, mi sembra
naturale, mi
sembra giusto. Mi sembra anche assolutamente prevedibile, dato che già
nel
’91 la Guerra del Golfo ebbe l’effetto di far schierare oggettivamente
gli
oppositori di governi criminali con quei governi stessi, o comunque di
far
mettere in secondo piano la radicale inimicizia tra i due
"schieramenti"
(tra i tanti effetti della guerra, questo sicuramente non è il più
devastante nell’immediato, ma potrebbe essere tuttavia devastante in
una
prospettiva di lungo periodo, annichilendo ogni fermento di
trasformazione
che proviene dall’interno di quelle società).
Quello che non capisco è perché tu sembri pensare che, se si condanna
(ed è
un eufemismo, per quel che mi riguarda) la criminale aggressione
statunitense non si può definire "dittatore" Saddam Hussein. E’
evidente che
l’uso martellante del termine è un tentativo della propaganda
massmediatica
di spostare l’attenzione dalle vere vittime dell’invasione (innocenti),
al
personaggio del "dittatore" (colpevole) : ma anche rispetto alla
generalità
dell’opinione pubblica non mi sembra un tentativo che abbia avuto
grande
successo, anzi. Perché dovrebbe diventare un elemento linguistico
pericoloso
proprio in una lista di discussione i cui iscritti sono attivamente e
da
tempo schierati contro questa guerra ?
Non è un’osservazione inutilmente puntigliosa : io voglio poter dire
senza
possibilità di equivoco che sto dalla parte degli aggrediti contro gli
invasori e, esattamente per le stesse ragioni, sto dalla parte di chi
lotta
per la libertà e la dignità contro i dittatori. Voglio poter dire che
sto
dalla parte dei palestinesi contro il governo israeliano e, esattamente
per
le stesse ragioni, sto dalla parte dei palestinesi laici contro gli
integralisti. Voglio poter dire che sto dalla parte degli iracheni
contro
Bush e, esattamente per le stesse ragioni, sto dalla parte dei compagni
iracheni contro Saddam.
Voglio poterlo dire forte soprattutto perché ho l’impressione che in
questo
movimento si dica troppo poco - che noi per primi abbiamo una
fuorviante
tendenza a percepire le società altre dalla nostra come un’immagine
piatta,
uniformata su pochi cliché (nel bene e nel male) : fuorviante, perché
non
consente approcci complessi a realtà che invece complesse sono ;
fuorviante,
perché riduce ragioni forti a fragile enfasi retorica ; fuorviante,
perché
rischia di comprimere ogni concreto desiderio di trasformazione (che
nella
realtà, e quindi nella complessità, deve agire) nello spazio
semplificato,
angusto e sempre più asfittico di una generica testimonianza "morale".
Ciao