LA MANIFESTAZIONE PER LA PACE DEL 20 MARZO 2004

Come il 15 febbraio 2003, in tutto il mondo si é manifestato per la pace il 20 marzo, aderendo all'iniziativa del movimento pacifista americano, che era stata rilanciata dal Forum Sociale Europeo di Parigi e dal Forum Mondiale di Mumbay.

Roma é stata la città che ha visto la partecipazione più massiccia. 1 milione? 2 milioni?

Il Collettivo Bellaciao ha raccolto e tradotto nella sezione francese del sito dodici tra articoli, testimonianze, prese di posizione, dando la priorità a quanti hanno organizzato la manifestazione di Roma e vi hanno partecipato perché convinti senza se e senza ma della giustezza del suo obbiettivo: la pace, la lotta contro le guerre, contro tutte le guerre.

Abbiamo volutamente sacrificato le prese di posizione di quella parte della sinistra il cui opportunismo é evidente per tutti - compresi i suoi militanti e l'opposizione interna - che non si é accontentata di manifestare con Berlusconi e i suoi leccapiedi il 18 marzo ma che ha tentato, inutilmente, di screditare ed azzerare, con la complicità della destra e dei media - ormai proprietà privata del capo del governo - una grande manifestazione contro la guerra, strumentalizzando un episodio di intolleranza (cercato? provocato?) infinitamente più piccolo, anche se senz'altro da disapprovare, rispetto alla manifestazione stessa.

A Parigi, eravamo 10.000, più o meno.

Questa immensa differenza non dipende dal successo della politica ipocrita di Chirac, come sostengono gli opportunisti "di sinistra" qui in Francia, essa dipende da noi. Dal nostro settarismo, dalla tendenza a chiudere i partiti politici piuttosto che ad aprirli alla partecipazione, all'incontro ed allo scontro con coloro che vi si avvicinano, dalla nostra pretesa di parlare delle guerre degli altri, piuttosto che delle nostre, a lottare contro le armi di distruzione di massa degli altri piuttosto che a lottare contro le nostre armi nucleari, chimiche, biologiche, per non parlare delle armi "convenzionali".

La nostra sinistra francese, quella che non ha ceduto alle sirene dell'alternanza all'interno del sistema maggioritario, é infima per numero di militanti, spezzettata in partitini trotzkisti, stalinisti, maoisti, tanto numerosi che spesso, troppo spesso il testo dei volantini che chiamano alle manifestazioni é più corto dell'elenco dei firmatari, più interessati a farsi vedere che a conquistare nuovi partecipanti. Ognuna di queste microformazioni é gelosa dei suoi dogmi ed é organizzata come un piccolo esercito disciplinato o, se si vuole, come un convento di clausura.

E' quello che sempre più militanti di questi partiti francesi criticano, cercando di aprire altre strade, che conducano verso forme nuove di unità nella diversità, di capacità di coesistere con le opinioni degli altri senza necessariamente appiattirvisi, come ci indica il movimento per la pace.

E cosa dire di un partito comunista francese vecchio di quasi un secolo, che conta ancora più di 130.000 iscritti e stampa un quotidiano glorioso (ma che tuttavia non arriva a vendere 50.000 copie al giorno), il cui nome é legato ai punti alti della storia della democrazia francese ed europea del XX secolo - il Fronte Popolare e la Resistenza - se non che deve, malgrado gli sforzi dei suoi militanti, alla sua incapacità di rinnovarsi, che era già evidente prima del 1968, all'opportunismo di tanti suoi dirigenti, alla scelta di ripiegarsi su se stesso invece di mettersi in discussione, ad una pratica politica ormai contraddetta solo dal suo nome, una gran parte del suo declino.

E' una sinistra francese vecchia la nostra, che ha urgente bisogno di un bagno di giovinezza, non solo e non tanto in termini generazionali, ma soprattutto in termini di modi di pensare e di agire, di un bagno nei movimenti che, con sempre maggiore autorevolezza, impongono la loro presenza sul terreno della politica, dell'arte e della cultura.

Dobbiamo chiederci perché i movimenti emergenti, da quelli di genere agli ambientalisti, da quello contro il nucleare a quello dei migranti, fino al recentissimo movimento degli intermittenti dello spettacolo, si autorganizzano ormai da decenni al di fuori dei sindacati e dei partiti tradizionali.

Noi del Collettivo Bellaciao mettiamo in rete tutto questo, salutando la manifestazione per la pace, impegnandoci a contribuire a questa voglia di cambiamento che emerge, sempre più evidente, dalla società, senza pretendere di aver qualcosa da insegnare ma con un gran desiderio di imparare, di progredire, di agire.

Una voglia di cambiamento di cui una tappa puo' essere rappresentata dal tentativo di una decina di partiti comunisti europei di arrivare finalmente a costruire un partito della Sinistra europea - il congresso di fondazione si terrà a Roma nel prossimo mese di maggio - che sia in grado di farci uscire dalle vecchie frontiere nazionali e dai vecchi schemi ideologici per sfidare, con un programma che sappia tener conto delle esigenze delle nuove generazioni e dei movimenti che esprimono, l'avversario di classe almeno a livello europeo.

01)7 chilometri di democrazia diretta, partecipata, non virtuale
02)Diamoci sotto con la pace
03)Dichiarazione del presidente nazionale Arci
04)Par condicio, due milioni contano meno di Fini
05)INTERVENTO UNITARIO DEL COMITATO FERMIAMO LA GUERRA
06)Il lamento provocatorio e irresponsabile di Fassino
07)"OSCURATE RAGIONI MANIFESTANTI"
08)Riflessioni lillipuziane dopo la manifestazione per la pace
09)Tanti conti senza l'oste
10)Comunicato stampa della Segreteria Nazionale della CGIL
11)REGOLAMENTO DI CONTI IN CASA DS
12)Rissa da cortile

27.03.2004
Collettivo Bellaciao