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Fausto Bertinotti : : «"Cambiare si può" insieme»

Publie le martedì 11 ottobre 2005 par Open-Publishing

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Il segretario del Prc aderisce all’appello promosso dal movimento, dalle organizzazioni e dalla rete sociale per un "reale cambiamento" della politica

di Fausto Bertinotti

Care compagne e cari compagni,
ritengo la vostra iniziativa di grande importanza per le cose che affermate e per la progettualità che esprimete.

Sul merito, la sintonia tra le nostre posizioni è veramente intensa. I 10 punti che avete presentato come impegno per l’Unione rappresentano i temi fondamentali che indicano la svolta necessaria di cui questo Paese ha bisogno per procedere sulla strada di una vera alternativa. Nelle priorità programmatiche che ho presentato come candidato alle primarie dell’Unione indico precisamente lo stesso cammino.

Mi sembra evidente quanto, da Genova in poi, abbia scavato il movimento e quanto abbia inciso il percorso che, nella piena autonomia, realtà differenti, forze politiche, sindacali, sociali, espressioni del volontariato e della società hanno saputo intrecciare in una pratica comune di movimento. C’è qui un accumulo di risorse, di esperienze, di idee che ci fanno ritrovare assieme, su una comune lunghezza d’onda, quasi naturalmente. C’è, per fare solo due esempi, il riflesso dell’esperienza fatta in comune nella costruzione del movimento per la pace e quella del referendum per l’estensione dell’articolo 18. La vostra elaborazione e le vostre proposte, come quelle della Fiom e tanto altro ancora che si è mosso nella società, non rappresentano rivendicazioni di singoli pezzi o settori ma, al contrario, l’impianto generale dell’ispirazione di una alternativa di società.

Penso che a tutto questo non sia estranea neanche l’elaborazione che in questi anni hanno svolto Rifondazione Comunista e il Partito della Sinistra Europea. Senza un’idea di come si pensa l’Italia nei prossimi anni, infatti, non si può neanche indicare oggi le misure concrete per uscire dalla crisi e dal declino che attraversiamo.

Ugualmente è impossibile pensare a un nuovo corso fuori da un’idea di un’altra Europa e di un ruolo internazionale sulla pace, il disarmo e nuove relazioni con il Sud del mondo.

Avere un’ispirazione generale e avanzare le misure concrete da prendere qui e ora: questa è l’impresa comune cui ci stiamo attrezzando come una traduzione concreta del nuovo mondo possibile nella realtà del nostro Paese. Ma c’è un elemento ulteriore che deve essere sottolineato e che ritengo rappresenti il punto di fondo di una vera innovazione di cultura politica. E’ quello che si esprime nella affermazione di «uno spazio di autonoma iniziativa dei movimenti sociali che viva prima, durante e dopo la scadenza elettorale». Questa è l’architrave su cui fondare un’altra idea della partecipazione.

Dobbiamo bandire ogni idea di "passaggio del testimone", così come quella del "governo amico", per le quali i movimenti sono buoni quando si tratta di alimentare l’opposizione al governo delle destre ma, poi, nella fase successiva, esauriscono il proprio ruolo che spetta appunto al "governo amico". Qualcuno pensa una cosa analoga anche rispetto a Rifondazione Comunista e alla sinistra radicale. Le cose non possono e non debbono più stare così.

L’autonomia del conflitto e dei movimenti (per quanto ci riguarda anche del partito) è un punto fondamentale della riforma della politica.

Allo stesso modo, la costruzione del programma dell’Unione non è il momento salvifico dell’ora X in cui i vertici dei partiti si siedono attorno al tavolo e mediano tra le diverse posizioni ma un processo in cui le iniziative, le lotte, le soggettività diffuse dei conflitti, i movimenti e le associazioni intervengono attivamente in un confronto a tutto campo che sposta in avanti il terreno del confronto.

Analogamente, noi abbiamo pensato la stessa partecipazione alle primarie, come uno degli elementi della partecipazione popolare che può modificare i rapporti di forza dati sulla base della rappresentazione statica delle forze. Lo sciopero dei metalmeccanici, la manifestazione del 15 ottobre contro la Bolkestein, lo sciopero generale che si prepara sono per noi tappe fondamentali, incidenti sulla costruzione del programma dell’Unione.

La stessa cosa vale per la campagna "Cambiare si può".

Il suo successo, la capillarità territoriale della sua estensione, la sua processualità (prima, durante e dopo le elezioni) ci interessa perché è parte del percorso che anche noi intendiamo fare.

Per questo la sottoscriviamo interamente e la sosteniamo, chiedendo alle tante e ai tanti che sono interessati ad aprire un pagina nuova ad aiutarne la diffusione.

Cordialmente
Fausto Bertinotti

http://www.liberazione.it/giornale/051009/LB12D6F9.asp