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Giuliana Sgrena : votero’ il candidato piu’ vicino al mio modo di pensare... Fausto Bertinotti

Publie le martedì 11 ottobre 2005 par Open-Publishing

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"Le mostruosità che siamo costretti a vedere sono l’effetto della guerra"

Giuliana Sgrena : "Sto con chi ha scelto la non violenza"

Non le piacciono moltissimo le primarie. «Perché non mi pare che ci sia una tradizione consolidata nel nostro paese, perché non mi sembra lo strumento più adatto per scegliere democraticamente. E perché mi pare che davvero non si sia fatto tutto quello che era necessario per sollecitare la partecipazione delle persone». Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto rimasta ostaggio per un mese, lo scorso inverno di un gruppo armato in Iraq e testimone dell’assassino dell’agente Calipari ad opera dei marines la sera della sua liberazione, ha insomma molti dubbi.

Ma ora le primarie ci sono. E allora, per chi voterai?

A quello fra i candidati che è più vicino al mio modo di pensare: Fausto Bertinotti.

«Più vicino», perché?

Perché davvero credo che sia la persona, il dirigente della sinistra che è andato più avanti, almeno nel nostro paese, nella riflessione sulla guerra, sul terrorismo. Approdando ad una definzione della "non violenza" che sento molto vicina al mio modo di pensare.

Modo di pensare che è cambiato con la tua drammatica esperienza?

No, ti assicuro. La mia esperienza, il dolore di un sequestro, il dolore nel vedere morire una persona seduta davanti a te, che era lì per liberarti, il dolore nel vedere tante vittime ovunque, non ha cambiato di una virgola quello in cui ho sempre creduto. Tanti anni fa, un anno fa e oggi fa lo stesso: sono convinta che le mostruosità che siamo costretti a vedere - e a subire - siano il prodotto, siano l’effetto della guerra. Effetti devastanti. I morti, le stragi, le bombe, il terrorismo. Certo, non dobbiamo mai smettere di analizzare, di sforzarci di capire, di comprendere. Perché esistono differenze fra chi fa resistenza all’invasione americana e chi sceglie la strada del terrore. Ma il dramma, il «nodo» è proprio lì, è sempre quello: la guerra. La scelta della non violenza è la strada per provare ad interrompere tutto questo.

Parli di guerra, parli di intervento militare. E ne parli proprio pochi giorni dopo che Prodi, sul «Corriere», ha detto che se vince l’Unione, comunque le truppe italiane resteranno in Afghanistan e nel Kosovo. Che ne dici?

Che non è, non può essere la mia posizione. Credo che sia giusto chiedere il ritiro da tutti gli scenari di guerra, credo che sia giusto provare ad imporre una politica di pace. Che non preveda il ricorso all’intervento militare. E sono convinta che su questa posizione si ritrovino molti, moltissimi. Molti di più di quanto si possa immaginare. Vedi, io non faccio politica di professione. Sono una persona che rivendica però il suo diritto a partecipare, che vuole dire la sua. E non so attraverso quali passaggi si arriverà alla definizione del programma col quale l’Unione andrà a chiedere il voto ai cittadini. Ma so che lì, vorrei leggerci la scelta della non violenza, vorrei leggerci la scelta per un ruolo di pace del nostro paese.

E voterai anche per questo?

In un certo senso sì.

Ma non avevi detto che erano «inutili» queste primarie?

Veramente avevo detto che non mi appassionavano. Se poi possono servire a qualcosa, meglio.

s. b.

http://www.liberazione.it/giornale/051009/LB12D6FE.asp