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Video-trofeo dei contractors a caccia di iraqeni come in un videogioco

Publie le giovedì 1 dicembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti Governi USA medio-oriente

Pubblicato come trofeo sul sito della AEGIS DEFENSE SERVICES, ora sotto inchiesta. Mitragliate a casaccio sulle auto in corsa con sottofondo musicale, come nel videogioco "GrandTheftAuto".

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Le squadre di mercenari in Iraq sono al di fuori di qualsiasi controllo o presunta "regola d’ingaggio", e persino di qualsiasi pretesto ufficiale per la loro presenza lì.

La scusa diplomatica dell’"addestramento della polizia iraqena" come motivo prolungante la presenza militare americana in Iraq non regge più, appurato il fatto che i contractors assunti per questo scopo, con compensi miliardari, gonfiano fraudolentemente le cifre degli addestrati, e poi fanno tuttaltro.

E’ di pochi giorni fa il caso dell’inchiesta del Los Angeles Times sui retroscena del "suicidio" del colonnello USA Ted Westhusing, fatto passare dai comandi dell’Esercito USA come un suicidio attuato per la vergogna di assistere quotidianamente ad abusi e alla perdita di onore dell’America; in realtà il cadavere è stato trovato nella sede della USIS, l’agenzia di contractors sulla quale il colonnello stava indagando per ogni genere di abusi e corruzione, e sulla pistola con cui "si è sparato" sono state trovate le impronte del manager dei contractors.


"Disonorato dalla guerra

Il colonnello Usa Westhusing trovato morto a Baghdad. Suicidio?
Il militare aveva denunciato ai suoi superiori assassini e truffe di una ditta di contractors. La moglie è convinta: s’è ucciso per l’Iraq

di FRANCO PANTARELLI NEW YORK

Il 16 giugno scorso, all’accademia militare di West Point si è svolta una cerimonia per dare l’ultimo saluto al colonnelo Theodore S. Westhusing, 44 anni, per tutti Ted. La causa della sua morte, avvenuta a Baghdad undici giorni prima, era stata rubricata sotto la voce «ferite non connesse con i combattimenti». Era una sola, la ferita. Era nella sua testa ed era stata inferta dalla stessa pistola d’ordinanza di Ted Westhusing. Il suo corpo era stato trovato nel pavimento della stanza in cui la sera prima lui era andato a dormire, «ospite» della Usis, una compagnia privata della Virginia incaricata di addestrare i poliziotti iracheni con un contratto di 79 milioni di dollari. Era rimasto a dormire lì perché la discussione-lite che era andato a sostenere con i manager dell’Usis non era ancora finita. Quel colpo di pistola gli ha impedito di continuarla. Facciamo una specie di «stacco» per dare un’occhiata alla lunga marcia che ha portato Ted Westhusing alla pozza di sangue sul pavimento di quella stanza. Laureato in filosofia (la tesi: una lunga dissertazione sul «significato di onore»), era stato studente modello (eccelleva anche nella squadra di basket del suo college), poi soldato modello con la caratteristica di volere sempre sapere tutto e di più e poi ufficiale modello (aveva servito anche in Italia, dove aveva imparato perfettamente l’italiano e giacché c’era aveva anche studiato il greco antico). Infine era stato «assunto» all’accademia di West Point per insegnare «etica di guerra» ai cadetti.

Il suo compito era inculcare nella loro testa «il senso del dovere, dell’onore, della patria». Un cadetto, «non imbroglia, non mente, non ruba e non tollera coloro che lo fanno». Ted però sentiva che il suo insegnamento non poteva essere davvero efficace senza un’esperienza diretta e così era andato volontario in Iraq. Lì era stato assegnato a sovrintendere all’addestramento delle forze di sicurezza irachene, cioè il lavoro che una volta concluso - come dice George Bush - consentirà alle truppe americane di tornare a casa. A svolgerlo quel lavoro c’era appunto l’Usis, della quale poche settimane prima della morte Westhusing aveva appreso cose che con le sue convinzioni avevano molto poco a che fare. La compagnia, diceva una denuncia che aveva ricevuto, aveva ridotto il numero dei suoi addestratori per aumentare i suoi profitti; alcuni di quegli addestratori avevano partecipato all’uccisione di iracheni inermi e uno di loro aveva accompagnato i suoi «allievi» iracheni (cosa proibita dai regolamenti) nella Falluja appena «liberata» e poi si era vantato di quanti «ribelli» aveva amazzato.

Westhusing aveva riferito tutto ai suoi superiori, che lo avevano lodato per la sua correttezza, avevano avviato un’indagine ed avevano concluso che nel comportamento dell’Usis non c’erano state «violazioni di contratto». In pratica, il «mondo» di Westhusing si stava sgretolando. La moglie Michelle (ora è rimasta sola con tre figli piccoli) e vari amici hanno riferito di sue e-mail sempre più confuse e disperate e di sue telefonate in cui la sua voce suonava sempre più «lontana», e non per via della distanza fisica. Torniamo così a quella pozza di sangue. A trovare il corpo è un manager dell’Usis, che raccoglie anche la sua pistola e l’appoggia sul letto, contravvenendo alla cosa più ovvia: non toccare nulla. Trovano anche alcune pagine scritte da Westhusing. Fra le frasi che vi si leggono: «Come è possibile parlare di onore in una guerra come questa?». «Non posso sostenere una missione che comporta corruzione, abusi dei diritti umani, bugie. Mi sento macchiato». «Sono venuto per servire con onore e mi sento disonorato».

Non ci sono specifici riferimenti al suicidio, ma quelle frasi vengono interpretate appunto come l’addio di un suicida e una psicologa dell’esercito, il tenente colonnello Lisa Breitenbach spiega il gesto col fatto che Westhusing, «nonostante la sua intelligenza», aveva una «sorprendentemente limitata» capacità di capire che «per chi lavora nel settore privato il profitto è un obiettivo importante». Secondo un suo amico che ha parlato anonimamente con il Los Angeles Times, che ha ricostruito l’intera storia, Ted Westhusing «era l’ultima persona che potesse suicidarsi», anche perché era un fervente cattolico. Ma dice anche che ha parlato con la moglie Michelle, le ha chiesto che cosa è accaduto secondo lei e la sua risposta è consistita in una sola parola: «Iraq».

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