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Wto, la protesta colpisce il cuore del vertice

Publie le mercoledì 14 dicembre 2005 par Open-Publishing

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Wto, la protesta colpisce il cuore del vertice

Decine di attivisti riescono ad entrare nella sala dove si inaugura il summit e contestano il direttore generale Pascal Lamy. In piazza oltre 20 mila manifestanti. I contadini coreani vanno all’assalto della zona rossa: «No a finti negoziati»

di LUCA MANES

La giornata d’apertura dei grandi vertici internazionali ha oramai una liturgia consolidata: da una parte le giuste contestazioni della società civile, dall’altra la retorica inutile delle dichiarazioni d’apertura dei lavori. Ad Hong Kong a inaugurare la sesta ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio è stato il neo direttore generale Pascal Lamy, lo stesso che due anni fa -quando era commissario al commercio dell’Unione europea - era stato dipinto da tutti gli osservatori internazionali e dai media come il grande sconfitto della ministeriale di Cancun, naufragata soprattutto per l’intransigenza europea.

Strano che poi lo stesso Lamy abbia ricevuto come «premio» la massima carica della Wto. Il discorso di Lamy è stato rumorosamente contestato dalle organizzazioni che compongono il network internazionale Our world is not for sale (di cui fa parte anche il Tradewatch italiano), guidate dallo statunitense Lory Wallach di Public citizen e da uno dei leader della società civile del Sud del mondo, Walden Bello di Focus on the global south. Più di cinquanta attivisti, infatti, sono riusciti ad entrare nella sala principale del Convention center e a scandire slogan che chiedevano a Lamy di stare dalla parte dei popoli e di fermare questi negoziati iniqui. Il direttore generale del Wto è apparso visibilmente infastidito dalla protesta, anche se ha continuato ad esaltare l’istituzione da lui guidata, definendola «democratica» e «pronta a raggiungere un buon accordo».

Intanto, nel pomeriggio, circa 20.000 manifestanti, radunatisi fin da metà mattinata al Victoria Park sull’isola di Hong Kong, si sono diretti verso il Convention center per cercare di violare la «zona rossa». Oltre duecento contadini della lega contadina coreana (Kpl), un’organizzazione che fa parte del coordinamento di Via Campesina, ha improvvisamente gonfiato giubbetti salvagente arancioni nascosti sotto le giacche, guadagnando lo spazio di mare antistante il Convention center, a cui hanno cercato di avvicinarsi al seguito di una bandiera coreana e guardati a vista dalle lance della polizia. Nel frattempo - da terra - il resto della delegazione coreana ha incendiato un fantoccio che rappresenta la Wto agonizzante. La Kpl e Via Campesina hanno chiesto l’immediata interruzione dei negoziati della Wto. «Abbiamo deciso di compiere questa disperata azione affinché le nostre parole siano finalmente ascoltate dai negoziatori. Non vogliamo il libero commercio, non ne abbiamo bisogno», ha dichiarato Park Ha-Soon, segretario generale della Kpl. Le politiche di libero commercio della Wto sostengono esclusivamente l’agribusiness ed uccidono i piccoli produttori. La Wto obbliga i contadini di tutto il mondo a competere a livello globale, causando la caduta dei prezzi e l’aumento della povertà. «Ci stiamo indebitando e stiamo perdendo la nostra terra e il nostro benessere», ha affermato un contadino coreano. Il ricordo va a Lee Kyang Hae, il leader contadino coreano che si suicidò durante le proteste contro la Wto in occasione della scorsa ministeriale di Cancun, in Messico.

Per strada ci sono stati momenti di tensione quando alcuni manifestanti hanno provato a forzare il blocco della polizia a soli 300 metri dal centro congressi. Negli scontri i poliziotti hanno spruzzato un gas urticante, bloccando l’avanzata della protesta. Le fonti di polizia parlano di tre manifestanti ricoverati in ospedale e di qualche contuso tra le forze dell’ordine, ma di nessun arresto. Di diverso avviso le organizzazioni coreane, che sostengono ci siano almeno sei persone fermate. Per domenica, giorno conclusivo del vertice, si aspetta una replica delle proteste, anche se in settimana non sono da escludere altre azioni, sia da parte degli agguerriti contadini coreani, che da altre organizzazioni di base. E c’è già chi guarda al dopo Hong Kong cercando di stabilire nuove alleanze con i sindacati ed altre forze sociali per continuare la contestazione dell’organizzazione principe della globalizzazione neoliberista.

http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/43a040cb568b7.html


http://www.edoneo.org/