Home > La guerra costa troppo, caro Bush

La guerra costa troppo, caro Bush

Publie le martedì 20 dicembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti Governi USA

di Robert B. Reich *

La guerra in Iraq prima o poi finirà verosimilmente più prima che poi. E non perché un eminente rappresentante al Congresso americano o un qualche esperto militare dichiari autorevolmente che ce ne dobbiamo andare da lì, e nemmeno perché il popolo americano sta perdendo la pazienza. No, si concluderà relativamente presto per il semplice fatto che non possiamo permetterci il costo che comporterebbe reclutare nuove forze in numero sufficiente per continuare a combatterla.

Le nostre Forze Armate sono costituite esclusivamente da volontari; ma non definiremmo volontari i compiti svolti dai militari su ordine dei superiori, come in ambito civile non diremmo volontario il lavoro retribuito svolto alle dipendenze di un datore di lavoro. La scelta militare non risente di alcuna costrizione, ci si arruola per avere uno stipendio.

Da quando nel 1973 Richard Nixon ha abolito la ferma obbligatoria, gran parte di coloro che accedono alla vita militare lo fanno perché ritengono essere questa la prospettiva di lavoro più favorevole. Qualcuno sarà pure spinto da amor patrio, ma non prendiamoci in giro: chiunque possa optare tra un lavoro tranquillo vicino casa e la vita militare, talvolta a migliaia di chilometri di distanza e con i rischi che essa comporta, sceglierebbe senz altro di rimanere in ambito civile. A meno che da militare non si guadagni di più. E in effetti le Forze Armate pagano meglio, indipendentemente dall età e dalla scolarizzazione del soggetto.

Con l economia in espansione, e di conseguenza un occupazione in crescita, per attirare nuove reclute il Pentagono deve prevedere compensi sempre più allettanti. Ecco perché di recente il governo ha previsto per il prossimo quinquennio un aumento del 3.1 percento annuo degli stanziamenti per le retribuzioni del personale militare ben più di quanto non sarà prevedibilmente l incremento delle retribuzioni in ambito civile.

Per attrarre nuove forze il Pentagono non si limita ad offrire spiccioli. Per alcune posizioni di particolare interesse è disposto a concedere bonus che possono arrivare a 30 mila dollari. La rafferma in un corpo speciale può valere anche un premio immediato di 150 mila dollari. Inoltre, a tutte le reclute su richiesta viene concesso un finanziamento massimo di 50 mila dollari per sopperire alle spese di un educazione superiore, nonché di 65 mila dollari per far fronte alle eventuali tasse universitarie. Per non parlare delle generose indennità concesse per la casa, il mantenimento dei figli, per le spese sanitarie. E non è tutto.

Stando a un recentissimo rapporto dell Ufficio contabilità generale del Congresso, il Pentagono è ben lontano dal raggiungere i traguardi previsti in fatto di rafferma di militari destinati a reparti combattenti. Dei militari da destinarsi ai reparti speciali e degli specialisti di intelligence di cui avrebbe avuto bisogno l anno scorso non è riuscito a reclutarne che un terzo. In parole povere, a malapena si è riusciti a coprire un 40 percento dei posti vacanti nei reparti combattenti e non delle varie specialità.

E questo perché? A quanto dicono gli esperti in materia militare, la guerra in Iraq ed Afghanistan fa paura a molte delle potenziali reclute. Anche se soltanto una parte del milione e 400 mila militari in servizio attivo sia impegnata in zona di guerra o di crisi, oggi il compito di un soldato appare ben più rischioso di un tempo.

Abbiamo a che fare con la legge della domanda e dell offerta. Se vogliamo più reclute e un maggior numero di rafferme, dobbiamo prevedere compensi sempre più generosi. Ma qui ci scontriamo con quell incontrovertibile ostacolo rappresentato dal deficit del bilancio federale.

Forse non lo sapete, ma il bilancio federale è ormai fuori controllo. Ed è questo il motivo per cui il Congresso e la Casa Bianca stanno cercando di porre un limite alla spesa per la difesa, anziché incrementare gli stanziamenti. Da parte sua, il Pentagono sta già riducendo o rinunciando a importanti sistemi di armamenti che aveva in progetto. E non ci sono più soldi per poter aumentare in maniera significativa le paghe e i benefici riservati alle forze armate.

La Casa Bianca e il Congresso si guarderanno bene dal ripristinare la leva obbligatoria. Una scelta di quel tipo porterebbe al punto di rottura l ostilità dell opinione pubblica nei confronti della guerra in Iraq. Quindi, non avendo più soldi per reclutare tutti i volontari che servirebbero su quel fronte, come andrà a finire? Andrà a finire... che finirà la guerra.

* Già Segretario al Dipartimento
del lavoro sotto l’amministrazione Clinton, è docente di Politica sociale ed economica presso la Brandeis University ed autore di «Reason: Why Liberals Will Win the Battle for America»
© Copyright IPS.

Tutti i diritti riservati

Traduzione di Maria Luisa Tommasi Russo

http://www.unita.it/index.asp?SEZIO...


http://www.edoneo.org