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Maccartismo nella base Usa di Sigonella: licenziato perchè pacifista

Publie le mercoledì 1 febbraio 2006 par Open-Publishing
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"Io, operaio, licenziato perché pacifista"

E’ prevista per oggi la sentenza sulla vicenda di Marco Benanti, operaio nella base di Sigonella al quale non era stato rinnovato il contratto di lavoro in quanto «non gradito» dagli americani per alcuni articoli scritti per un sito internet quando ancora non lavorava nell’impianto. Una vicenda che sa di maccartismo e caccia alle streghe come ai tempi più cupi della guerra fredda.

«Gli americani non mi avrebbero accordato il pass nella base a causa della mia attività giornalistica, in particolare per alcuni articoli di critica della politica estera degli Stati uniti», racconta Benanti.

Il condizionale è d’obbligo, in quanto formalmente a non rinnovare il contratto è stato il consorzio italiano «Algese 2», che aveva vinto un appalto per i servizi aeroportuali nella base, e a concedere materialmente i pass per poter accedere alla base è il comandante italiano. Ufficialmente, gli americani non potrebbero intromettersi, come conferma il neo-comandante Di Fiore, che all’epoca dei fatti non era a Sigonella e che oggi afferma che non negherebbe mai l’accesso a nessun lavoratore nell’impianto, al massimo gli impedirebbe di circolare liberamente ovunque.

Eppure quanto è accaduto appare alquanto singolare: a novembre del 2003, infatti, quando si preparava l’attacco all’Iraq, a tutti gli operai viene rinnovato il contratto tranne che a Benanti. Il perché lo ammette la stessa azienda davanti al tribunale di Siracusa: «Non si può accogliere la proposta (di conciliazione, ndr) in quanto il ricorrente non è gradito all’appaltante governo americano o meglio ci ha messo in imbarazzo con i suoi articoli contro le basi americane in Italia e in particolare la base di Sigonella».

In cosa consisteva il lavoro di Benanti? «Sono stato assegnato alla Ware-house, una sorta di deposito dove si caricano e scaricano le merci dirette sugli aerei, con il compito di "fare le palette", cioè preparare la merce di carico e scarico per gli aerei e gli elicotteri». Era l’epoca delle grandi manifestazioni contro l’attacco all’Iraq, degli attivisti che bloccavano «i treni della morte» e dei portuali livornesi che rifiutavano di imbarcare mezzi militari e armi dirette in Iraq, e forse un pacifista che scriveva articoli dal titolo «fuori le basi Usa dalla nostra terra» e che poteva controllare cosa veniva caricato su un velivolo poteva risultare scomodo per gli americani, freschi di approvazione del Patriot act anti-terrorismo.

Per cui, pur di non tenerlo lì e di risolvere la vicenda senza clamore, gli viene proposto un lavoro a tempo indeterminato all’aeroporto di Venezia in una società del consorzio, la Eagle Service, con tanto di alloggio pagato e turni agevolati per poter tornare a Catania a spese della società. Almeno fino a quando non gli fosse stata trovata un’altra sistemazione nel capoluogo etneo. Ma lui rifiuta e prosegue la sua battaglia. (a.mas.)

http://ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/31-Gennaio-2006/art121.html


http://www.edoneo.org/

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