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GRATTACULA

Publie le mercoledì 8 febbraio 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Governi Spartacus

di Spartacus

Era la caresse de plume, il francesismo padano con cui il Senatùr liquidò la puella traditrice. Quella che a ventinove anni aveva portato in Parlamento e a trentuno fece eleggere Presidente della Camera. La ricordiamo con un piglio saccentello del tutto fuori luogo perché nell’insieme risultava ingessata, goffa e diciamolo, anche un po’ dura di comprendonio. Vestiva improbabili tailleurini scelti forse in compagnìa di Maroni non certo a Montenapoleone, colori orrifici e foulard peggiori. Sì, foulard per darsi un’aria acconcia alla perenne malmostosità.

Poi mollati Bossi, la Camera e pure la croce di Vandea - ch’era esibita su un petto monacalmente accollacciato - Pivetti l’Irene, famiglia della “Grand Milàn”: sorella attricetta, uno zio linguista, sembrava aver gettato al vento un’occasione d’oro. Ma lei non si scoraggia. Sceglie un baluba per fidanzato, fors’anche a copertura di certe chiacchierate e non proprio ortodosse sedute di jogging in villa Borghese col pulotto di scorta (per le autorità ci son sempre gorilla e fotoreporter a tiro), e lo sposa.

Ed eccola mamma, con tanto di marito e famiglia che deve pur mangiare. Non le basta la lauta pensione che la terza carica dello Stato (pur se brevemente e malamente ricoperta) le fornisce, così per racimolare fa quello che si fa in Italia: prima fonda un Partito poi va in tivù.

“Io, mammeta e tu” è il partito e l’avrebbe potuto fare anche Modugno che invece optò per una canzone. Pivetti, scarsa in vocalizzi, per il partito del sciur Brambilla (è il casato del consorte) ottiene un bel finanziamento. Italiano, europeo che importa? pecunia non olet e tira a campare.

Ma la pluridotata Irène il meglio deve ancora offrirlo. Si taglia il capello a spazzola, mima Demi Moore, approda in quel genere di tivù delizia dell’umanità ai confini di deliri esistenziali e identità smarrite. Non chiedete dove sia finita la sua presunta spiritualità catto-tradizionalista. Folgorata sulla via di Arcore trasforma gli ideali di dio-patria-famiglia in quelli di successo-denaro-ego. Più sfacciata di Boncompagni e Ambra Angiolini.

E alura? Pota, sì, pota. Dopo esserci meritati Alberto Sordi - come diceva un ossessionato Moretti - ci becchiamo l’Irène tardo-rampante, zerbina tacchinatrice del padrone di turno che catodicamente e non solo è sempre il Cavalier Silvio Banana.
Ma almeno Albertone faceva ride ...

Messaggi

  • Motivo della sanzione: il programma della Pivetti, con ospite
    il premier, viola l’atto di indirizzo sulle trasmissioni pre-elezioni

    "Liberi tutti", l’Authority multa Rete4

    Berlusconi: "E’ una decisione politica"

    Aperta un’istruttoria anche sul programma di Fabio Fazio

    ROMA - Una multa da 150mila euro a Mediaset per la puntata del 4 febbraio di "Liberitutti", il programma condotto da Irene Pivetti su Retequattro, che ha ospitato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: è quanto ha deciso a maggioranza la commissione competente dell’autorità per le Comunicazioni. Che a aperto un’istruttoria anche sul programmdi Rai 3 "Che tempo ch efa" condotto da Fabio fazio.

    A "Liberi tutti" viene contesta la violazione delle norme sull’informazione nel periodo pre-elettorale, varato dalla stessa Authority il primo febbraio. Una decisione che ha scatenato al dura reazione di Berlusconi. "L’Authority - tuona il premier - è ormai un organo politico. E’ scandaloso che si prendano iniziative come questa assolutamente ingiustificate e ingiustificabili".
    Secondo Berlusconi "è una iniziativa politica, altro che autorithy: quello non è più un organo di garanzia, ma è diventato un organo di battaglia politica". Che non dice nulla sul Tg3 chem per il premier, "è un’autentica macchina da guerra contro gli avversari politici".

    A quanto si apprende, a favore della sanzione hanno votato il presidente Calabrò e i commissari Lauria e Sebastiano Sortino. Contrario il voto di Giancarlo Innocenzi, mentre Gianluigi Magri si è astenuto.

    In pratica, secondo il Garante, "Liberitutti" ha
    violato l’atto di indirizzo sull’informazione nel periodo pre-elettorale, in particolare i principi di "completezza e correttezza dell’informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento". E anche la norma che impone a registi e conduttori "un comportamento corretto e imparziale nella gestione del programma, anche in rapporto alle modalità di partecipazione e selezione del pubblico".

    Mediaset aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, sottolineando nelle sue controdeduzioni che l’invito a partecipare al programma - formalizzato attraverso e-mail e raccomandata - era stato rivolto anche al leader dell’Unione Romano Prodi. Quanto al pubblico, su 176 ospiti - aveva spiegato Cologno Monzese - 140 erano stati selezionati "in base ai soliti criteri di tipo anagrafico ed estetico e mai in base alla collocazione politica" e "soltanto 36, pari a poco più del 20%, erano giovani simpatizzanti di Forza Italia".

    Del resto, al di là del caso specifico, Mediaset ha contestato l’intero atto di indirizzo dell’Authority, definendo la delibera "iniqua" e contraria agli articoli 21 e 41 della Costituzione, chiedendone l’immediata sospensiva con un ricorso al Tar. Che lo discute proprio oggi.

    (9 febbraio 2006)