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Giampaolo Pansa: il grande bugiardo

Publie le martedì 3 ottobre 2006 par Open-Publishing
19 commenti

Dazibao Libri-Letteratura Storia Gennaro Carotenuto

E’ in uscita un’altra pansata. Questa volta si chiama addirittura La grande bugia. Le sinistre italiane e il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, 18 euro. La grande bugia sarebbe la Resistenza. Tra lo spellarsi le mani di tutte le destre passate e presenti, basta dare un’occhiata alle lodi del Giornale o del Tempo, Pansa ha "scoperto" le vulgate antiresistenziali di destra ed estrema destra. Le ha fatte proprie, pretende che siano verità rivelate e dogmi di fede. Le spaccia come frutto di un proprio cammino di purificazione e intima alla sinistra, alla comunità scientifica, a chiunque si sia occupato con professionalità e dedizione della guerra di Liberazione negli ultimi sessant’anni di ammetterlo: erano tutte balle inventate dai comunisti.

di Gennaro Carotenuto

Per Pansa va buttato nella spazzatura il lavoro di sessant’anni di decine di storici professionisti. Ventila tra le righe che fossero tutti pagati dal Cremlino e che per esempio a Torino nel 1943 non ci siano stati scioperi, nessuna insurrezione nel 1945, "a noi c’hanno liberato l’americani" e chi ricorda anche i partigiani, ricorda male perché vuole ricordare male.

Ci sciorina il suo microcosmo di Casale Monferrato dove i contadini "non ne potevano più dei partigiani razziatori" come se in Italia nel 1944 qualcuno potesse pretendere di fare la propria vita disinteressandosi della guerra e dell’occupazione.

Bisogna domandarsi se Pansa sappia per esempio chi sia Claudio Pavone, se conosca un lavoro come Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, ripubblicato quest’anno da Bollati Boringhieri, che lo aveva pubblicato originariamente nel 1991, che già 15 anni fa faceva con rigore scientifico il punto sull’uso pubblico della Resistenza da parte della sinistra comunista, e sul rapporto con gli sconfitti che per Pansa non dovremmo più neanche chiamare fascisti. Perché chiamarli fascisti è una maniera di levare loro voce (sic!).

Forse bisognerebbe ignorare l’oramai annuale almanacco antiresistenziale di Pansa, ogni anno più gridato e grossolano, che con la scusa di dare voce agli sconfitti finisce per riabilitare le presunte ragioni di questi, e debilitare le ragioni dell’antifascismo e della stessa costituzione repubblicana. Bisognerebbe ignorare quell’ "io, che pure sono di sinistra, devo ammettere che" sul quale Pansa costruisce il suo successo di vendite. Una formuletta ammiccante a destra che in conclusione vuol dire che noi eravamo uguali a loro, torturatori e torturati, occupanti ed occupati, pescecani e morti di fame, chi con il fascismo e la guerra ha fatto i soldi (eccola parte della zona grigia) e chi ha dato la vita per liberare l’Italia dal nazifascismo.

I comunisti volevano la Rivoluzione e sarebbero andati sui monti per questa. Combattere il fascismo era incidentale. Tutta la Resistenza sarebbe macchiata da questo peccato originale. Riuscire a far passare un ideale rivoluzionario, la speranza di un mondo migliore, una militanza generosa e spesso eroica, ricondotta sempre alla legalità repubblicana dai dirigenti del PCI, come un complotto criminale del quale i comunisti si sarebbero macchiati, è un’operazione di profonda malafede politica da parte di Giampaolo Pansa. Da Salerno alla Costituente e per tutta la storia del PCI, la realtà non è quella che si ostina a disegnare Pansa. La realtà è che nessuna insurrezione, nessun colpo di stato, nessuna rottura democratica è mai venuta dal PCI, né con la Resistenza, né nel dopoguerra, né successivamente, né negli anni ’70 con lo stragismo e la strategia della tensione, quando proprio il PCI ha rappresentato la pietra angolare della nostra democrazia.

Ma Pansa non fa lo storico, e neanche più il giornalista. Quindi può prescindere dalla realtà storica per riprendere ogni vulgata revisionista (nel senso deleterio del termine) ed affidarsi ai peggiori umori neri di questo paese. Pansa fa il polemista, non deve dimostrare una sola parola di quello che dice, e infatti non la dimostra. Gli basta appoggiarsi alla rivisitazione delle sue memorie giovanili per scegliere la sua redditizia nicchia di mercato e vendere in quella fetta di pubblico recettiva, nella quale si accomunano le destre di sempre e quelle sinistre che hanno capito come va il mondo. Se le penne di destra, fasciste e postfasciste, i Veneziani, i Tarchi, non hanno né credito né credibilità per scrivere bestseller antiresistenziali, un Pansa, spacciandosi come uomo di sinistra, ha il fisico del ruolo.

E Pansa si presta volentieri; oramai di mestiere fa la velina della vulgata antiresistenziale. Come le veline mostrano tette e curve così Pansa mostra il partigiano cattivo e il fascista che "c’aveva diritto di essere fascista" come l’italiano del 2006 ha diritto di essere xenofobo. Il Pansa antiresistenziale perché oggi la resistenza non va più di moda, rappresenta il peggior trasformismo di questo paese. Pansa, come pure le veline, mostrano ai loro rispettivi pubblici quello che vogliono vedere: tette, curve, partigiani cattivi e fascisti innocui. Non importa che veline e fascisti -ognuno nel suo specifico- siano il peggio di questo paese: hanno mercato.

http://www.gennarocarotenuto.it

Messaggi

  • Pansa, Telese, Provvisionato ...

    Tutti, a vario titolo, dipendenti di Berluskoni ....

    Sara un caso ?

    Io non sono certo un antifascismo dogmatico, credo che nel modo di rappresentare la Resistenza del vecchio Pci e della vecchia Dc via sia stata agiografia, falsa idea di "unità nazionale", censura sui gruppi di partigiani "scomodi", come Bandiera Rossa o la "banda del Gobbo" a Roma .....

    Ma il neorevisionismo e la banalizzazione di fascismo e nazismo portata avanti da Pansa e soci è tutta un’altra storia.

    E’ una chiara ed articolata operazione politico/culturale, affidata - per dargli maggiore credibilità - a una sequela di "pentiti" della sinistra, "pentiti" ben remunerati.

    Eppure, riferendomi allo specifico del libro "Cuori neri" del sedicente "comunista" Telese, ex addetto stampa di Bertinotti, ci fu anche tra queste pagine chi ritenne di intervenire a sua difesa ..... cosa che avvenne anche per l’immondo documentario sul 1968 ad opera del fascista Adalberto Baldoni, peraltro coautore di altre puttanate revisionistiche insieme a Provvisionato ....

    Keoma

    • caro Keoma,

      vedi pero’; tu ammetti una lettura "critica" della Resistenza (che non significa buttarla nella spazzatura ma semmai onorarne la memoria in modo più onesto e meno edulcorato) solo se va nel senso delle tue idee; ad esempio, la censura sui gruppi "scomodi"... Giusto. Ma non credi ch si possa ammettere una lettura critica a tutto tondo? Guardando le cose dal punto di vista delle vittime di molte atrocità (che accadono sempre in ogni guerra) senza chiederne la carta d’identità?
      Japuto

  • Non riesco a credere che ci siano persone che, ancora oggi, affermino tutto quello che Pansa ha scritto in questo suo libro.
    Purtroppo ci sono anche persone che asseriscono che la stessa Shoah sia un’invenzione...
    Eppure ci sono prove, ci sono famiglie distrutte...
    Non si può infangare così la memoria di persone che per credere in un ideale, per avere un futuro migliore, per liberare la propria terra,i proprio cari dalle ingiustizie commesse dai fascisti e dai nazisti, hanno sacrificato la propria vita.
    Non si può calpestare così la storia, le gesta di persone comuni divenute eroi per coloro che, oggi come ieri, ancora credono che un mondo migliore sia possibile.
    La Resistenza non è una balla, non lo è mai stata....morire per un ideale non è una balla, non lo è mai stato.

    Manuela

  • Dopo gli indimenticabili anni post-fascisti di Giorgio Bocca Della Verità abbiamo i patetici anni post-moderni di Giampaolo Pansa Della Bugia. Come il primo Bocca sapeva tutto della Verità, l’ultimo Pansa sa tutto della Bugia (a seguito de “I figli dell’Aquila”, “Il sangue dei vinti”, “Sconosciuto 1945”, ecco a voi “La Grande Bugia”, Sperling & Kupfer editori, 2006). Tanto il Signore di Cuneo ha scritto e sottoscritto sulla Doppia Verità dei comunisti presuntuosetti sulla luce del tutto (come se la verità fosse una e qualcuno potesse assumerla una volta per tutte), tanto il Signore di Casale Monferrato ha scritto e riscritto sulla Grande Bugia dei comunisti nascondarelli dell’ombra della Resistenza (come se la bugia fosse una e qualcuno potesse licenziarla una volta per tutte). Il fatto è che Bocca avvicinandosi alla vecchiaia è diventato sempre più leggero e spiritoso, mentre Pansa allontanandosi dalla giovinezza è diventato sempre più velenoso e pesante. Pansa invecchia male insomma, come invecchiarono male la Fallaci e il Fellini e male invecchiano altri monumenti nazionali semoventi. Eh sì, se invecchiare è importante – ha ragione James Hillman, quando dimostra che “si diventa ciò che si è” avvicinandosi serenamente alla Signora della Falce, più importante ancora è invecchiare bene – ha ragione al quadrato Orson Welles, quando mostra che ci si può allontanare serenamente dalla Signora di Shangai.

    www.fulmini.ilcannocchiale.it

  • Grande bugiardo e anche abbastanza puttana...
    Non so se avete notato il servizio del TG1 parlando del "libro". Lo intervistano in quello che potrebbe essere il suo studio, pieno di libri, e sullo scaffale, in bella vista per farli riprendere dalle telecamere, quattro-cinque esemplari del suddetto in fila, messi evidentemente in tutta fretta appunto per approfittare della "promozione". Neanche un Vespa qualunque è arrivato a tanta rozzezza.
    Che schifo che fa, questa gente!

    Mario

  • Insomma... fa schifo e va perseguita ogni cosa diversa da un certo pensiero se non ho letto male tra le vostre righe. Mi par di ricordare c’erano un paio di signori, uno con evidente calvizie, l’altro con bizzarri baffetti, che ragionavano allo stesso modo... mah!!

    • Quarantatre ......

      Poichè l’esercizio più in voga è quello di dimenticare oppure di polemizzare - penso al libro di Giampaolo Pansa “La Grande Bugia” che ho appena finito di leggere (ahimé) - mi è capitato tra le mani un altro libro, ben più interessante, a cominciare dal titolo: “Ne valeva la pena”, a cura di Aldo Aniasi (in realtà scritto da Gino Morrone), che ripercorre i venti mesi di guerra partigiana nella provincia di Novara, in particolare nella zona di Cusio, del Verbano e soprattutto dell’Ossola. Morirono 1200 tra partigiani e civili massacrati dai nazifascisti. Nel libro c’è una foto, atroce, che mi ha sconvolto da ragazzo e che continua a turbarmi ogni volta che la vedo: quella dei 43 giovani caduti nelle mani delle SS e dei fascisti, a Fondotoce, il 20 giugno del 1944. Sbeffeggiati, costretti a sfilare per cinque chilometri sul lungolago, in testa al corteo due dei prigionieri sostengono un cartello “Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?”. Uno dei due è il tenente Rizzatto della “Valdossola”. Sotto al cartello, marcia fierissima e spavalda una bella ragazza. Si chiamava Cleonice Tomassetti. L’hanno torturata, ma lei ha sempre tenuto testa ai suoi aguzzini. Cleonice è indomita, esorta incoraggia i compagni. Sarà la prima a cadere sotto i colpi dei nazifascisti. Muore gridando “Viva l’Italia!”. I prigionieri vengono ammazzati a gruppetti di tre. Il luogo dell’esecuzione è uno spiazzo, a Villa Caramora. Dopo la mattanza arriva la gente del paese. Sotto i corpi dei caduti, qualcuno si muove. Una donna sibila: “Stai lì, aspetta il buio”. L’uomo che ha ricevuto di striscio il colpo di grazia ed è stato coperto dai cadaveri dei compagni, è l’unico superstite. Si chiama Carlo Suzzi, partigiano della formazione “Valdossola”. I nuovi compagni lo ribattezzeranno “Quarantatré”. Vive in Tailandia. Così ricorda l’eccidio, preceduto da una finta esecuzione: “Schierati lungo il parapetto del lungolago, la faccia rivolta all’acqua, sentiamo gli ordini nonchè i rumori di armi preparate per sparare. L’esecuzione non avviene. Il viaggio è fatto in autocarro. Ad ogni raggruppamento di case veniamo fatti scendere e il corteo deve passare a piedi, in vista della popolazione, recando quell’infamante cartello. Si giunge a Fondotoce. Neanche il prete può avvicinarci. Siamo obbligati, per evitare eventuali fughe, a sdraiarci a terra e tre alla volta passano sotto le raffiche del plotone di esecuzione. Fra di noi, prima è una donna. Bisognava vedere il coraggio di questa ragazza, che durante il percorso ripeteva a tutti: mostriamo a questi signori come noi sappiamo morire”.

      Leonardo Coen ( dal suo blog su repubblica.it )

  • PENSO SEMPLICEMENTE CHE SE SI RIUSCISSE A METTERE DA PARTE PER UN ISTNTE OGNI IDEOLOGIA LA VERITA’ FINALMENTE SALTEREBBE FUORI!
    MA IL MIO E’ SOLO FIATO SPRECATO!
    SI RICORDI COMUNQUE CHE LA VERITA’ STA SEMPRE NEL MEZZO E CHE FORSE UN PO’DI RISPETTO PER TANTE TRAGEDIE E PER TANTE MADRI CHE CERCANO ANCORA LE OSSA DEI FIGLI SIA DOVUTO!
    CON RISPETTO MA CON DISPREZZO

    • Nella zona di Casale, di cui tanto straparla Pansa, furono in più occasioni proprio i partigiani, in particolare quelli comunisti, a passare per le armi altri partigiani, comunisti e non, che si erano macchiati di infamie, tra le quali anche alcuni episodi di tortura come quelli che lo stesso Pansa descrive in "La grande bugia".

      E il bello è che è stato proprio Pansa a raccontarlo in due altri suoi libri, "Ma l’amore no" e "Il bambino che guardava le donne", libri che evidentemente oggi tende a dimenticare .....

      Keoma

  • LIBRO APPASSIONANTE PER LA POSSIBILITÀ CHE DÀ AL LETTORE DI CAPIRE E DI VERIFICARE CON DOCUMENTI TUTTO CIÒ CHE IL NOSTRO PAESE HA DOVUTO "SOPPORTARE" IN TERMINI DI NEGAZIONE SUI MISFATTI DI ALCUNE FORMAZIONI PARTIGIANE. IL LIBRO NON SPARA A ZERO SUL MOVIMENTO DI RESISTENZA ITALIANA, RICONOSCENDO I MERITI CHE COMPETONO A TUTTI COLORO CHE SI SONO PRODIGATI ALLA CAUSA DELLA LIBERAZIONE ( UN NOME SU TUTTI, FERRUCCI PARRI),MA APRE UNA PROFONDA RIFLESSIONE SUI DEMERITI DI CHI, DOPO LA VERA GUERRA CIVILE COMBATTUTASI IN ITALIA DALL’8 SETTEMBRE ’43 AL 25 APRILE ’45, VOLEVA CONSEGNARSI IN BLOCCO ALL’EGEMONIA COMUNISTA STALINIANA. LIBRO DA FAR LEGGERE SENZA RETICENZE AI GIOVANI CHE SPESSO E VOLENTIERI VENGONO IMBONITI A SCUOLA DA DOCENTI CHE BLINDANO LA RESISTENZA CON UNA SERIE DI INUTILI BUGIE.

    • Ma per favore non diciamo cazzate.

      La Resistenza, così come la seconda guerra mondiale, a scuola il più delle volte non si studia proprio .....

      La Resistenza fu una sacrosanta guerra civile, contro i tedeschi ma anche contro i fascisti italiani che, quanto a stragi, non furono da meno dei nazi .....si sono tenuti nascosti per mezzo secolo ( il famoso "armadio della vergogna" al Tribunale militare di Roma) gli atti sulle stragi naziste per tenere nascosto il fatto che vi avevano avuto un ruolo da protagonisti le SS italiane, gente poi riciclata a vario titolo nel dopoguerra nella polizia, nell’esercito, nella politica e non solo nella politica neofascista .....

      Come tutte le guerre, e ancora di più come tutte le guerre civili, non si trattò di "un pranzo di gala" e certamente infamie ed atrocità avvennero da entrambe le parti.

      E sicuramente, da questo punto di vista, non scherzarono nemmeno i partigiani non comunisti.

      Cossiga, certo non sospettabile di simpatie comuniste, racconta alcune imprese di Edgardo Sogno, partigiano monarchico legato ai servizi segreti inglesi, che non hanno nulla da invidiare ad alcuni dei misfatti descritti da Pansa.

      Vogliamo poi parlare dei bombardamenti indiscriminati compiuti in Italia dagli americani, alcuni, vedi San Lorenzo 1943, del tutto inutili ai fini strategici ? E di Dresda e di Hiroshima vogliamo dire niente ?

      Quindi il problema non è "morale". Il problema è chi, in quella guerra civile, e in generale in quella guerra mondiale, avesse storicamente ragione e chi avesse torto ; e non credo che nessuno possa oggi seriamente avere qualche dubbio al riguardo .....

      Nè la distinzione tra partigiani "buoni" e partigiani "cattivi" può essere fatta soltanto sulle opinioni politiche. Innanzitutto perchè la stragrande maggioranza dei partigiani non aveva alcuna precisa appartenenza politica e perchè molti si arruolarono nel primo gruppo che avevano incontrato sulle montagne ....molti partigiani avevano esclusivamente una impostazione militare e non politica ( soprattutto le migliaia di soldati sbandati dopo l’8 settembre) ... e spesso gruppi diversissimi politicamente cooperavano tranquillamente sul territorio.

      Il più grande attentato antitedesco, compiuto nel gennaio 1944 in provincia di Roma ( due treni nazisti saltati, circa 400 soldati tedeschi morti ), fu ad esempio compiuto congiuntamente da comunisti del Pci, comunisti di Bandiera Rossa ( che nemmeno aderivano al CLN), partigiani azionisti e militari monarchici.

      L’ esplosivo per l’azione romana di Via Rasella, compiuta dai Gap del Pci, era stato fornito addirittura dai carabinieri rimasti fedeli al Re che vivevano in clandestinità a Roma, protetti e foraggiati dai comunisti ai quali in cambio fornivano armi ed esplosivi trafugati dalle caserme.

      Quindi, facciamola finita con queste polemiche strumentali, il cui evidente obiettivo riguarda la politica politicante dell’oggi e non certo la ricostruzione storica.

      Torno a ripeterlo, non ho mai condiviso l’agiografia della Resistenza fatta da Pci, Dc e Psi per alcuni decenni, la stessa strumentale negazione che si trattasse di una guerra civile, il tentativo di trasformare tutto in "unità nazionale contro lo straniero" come del resto era già stato fatto per il Risorgimento.

      Ma, una volta detto questo, non posso fare a meno di notare come tutti i neorevisionisti ( Pansa, Telese, Provvisionato, per citare solo i più noti) siano tutti, a vario titolo, dipendenti ultrapagati del Cavalier Berluskoni.

      Sarà un caso ?

      Keoma

  • A me pare che il livore verso Pansa e i suoi libri più recenti sia spesso motivato con affermazioni che non hanno nulla a che vedere con quello che Pansa sostiene. Non mi pare che Pansa dica che la Resistenza sia una leggenda, meno che mai che i fascisti avessero ragione. Pansa dice - almeno, cosi’ a me pare - una cosa diversa. Per anni c’è stata un’idealizzazione della guerra partigiana, che era funzionale alla costituzione di un mito fondativo per la nostra Repubblica. Questo mito, come tutti i miti, non tollerava possibili complicazioni; i partigiani dovevano essere tutti buoni e ispirati da nobili principi, i fascisti tutti cattivi. Ma la vita non funziona cosi’, e le mitizzazioni eccessivamente schematiche mostrano sempre la corda. Che vi siano stati episodi infami da parte di chi aveva ragione e magari dimostrazioni di coraggio e valore da parte di chi aveva torto, è ovvio; il che non sposta i torti e le ragioni storiche di chi ha lottato per libertà e democrazia e di chi invece lottava per il nazifascismo. A sessant’anni e passa di distanza, è fors giunto il momento di guardare in faccia la realtà senza timore che la complessità delle vicende storiche confonda i giudizi complessivi. Pansa, che è sempre stato di sinistra, nonostante ci sia chi oggi ne dubita, ha fatto qusta operazione; togliere le verità scomode dalle mani dei revisionisti neofascisti, proporre una lettura della storia più complicata rispetto alla vulgata consolatoria più o meno ufficiale. I partigiani erano uomini; tra di loro, vi era chi credeva sinceramente nel regime di Stalin o chi ha approfittato della situazione per regolare conti personali. Queste vicende non spostano i meriti di chi ha lottato contro i fascisti, ma non si puo’ negare il diritto di raccontarle. Tanti anni fa, chi osava parlare dei crimini dei regimi del socialismo reale era accusato di essere al soldo dell’imperialismo, della CIA, era tacciato di essere fascista. Oggi, nessuno, nemmeno a sinistra, si sognerebbe di negare che quei crimini quegli errori vi siano stati. Temo che in futuro accadrà lo stesso; ci si rassegnerà ad ammettere che nella Resistenza vi siano state, insieme a tante luci, anche alcune ombre. E che se vogliamo essere onesti, e "di sinistra", quale io sono, è bene guardare in faccia anche i lati oscuri della nostra storia, non per negarla, ma per rivendicarla in modo onesto, senza aver bisogno di tappare la bocca a chi osa discostarsi da una visione edulcorata della storia. Ciao
    Japuto

    • Intervista a Giorgio Bocca sull’antifascismo e su Pansa

      Partigiani della montagna viene ripubblicato dopo sessant’anni dalla sua uscita in un momento in cui in Italia è in corso una polemica di tipo revisionistico…

      Sì, una campagna contro l’antifascismo politico e contro l’antifascismo combattente. I partigiani vengono presi di mira in quanto rappresentano la parte più attiva dell’antifascismo.

      Perché?

      Perché il regime che sta crescendo non vuole ostacoli, non vuole controlli, non vuole critiche, vuole un unanimismo simile a quello del fascismo. Ciò non è nulla di molto diverso da quello che è avvenuto negli anni venti, quando a un certo punto si è creato un fronte che andava dai cattolici ai liberali, e tutti quanti hanno appoggiato il fascismo: gli industriali, i liberali, i fascisti costituirono un grande gruppo che è simile alla Casa delle libertà.

      Quali sono gli attori e i registi di questa campagna?

      L’attore e il regista di questa campagna è Berlusconi. È stato lui che ne ha dato l’inizio sdoganando i fascisti, dicendo che preferiva Fini a Veltroni come sindaco di Roma. L’operazione è stata quella di creare questa grande alleanza di centro-destra per far fallire il governo di centro-sinistra. Tutte le leggi vengono violate, le leggi vengono fatte ad personam e quindi non c’è più il controllo democratico. E adesso tentano di distruggere i partigiani e gli antifascisti, come hanno fatto con Bobbio e con Foa: ogni giorno c’è una paginata sui giornali italiani per dimostrare che gli antifascisti erano dei deboli, che chiedevano grazie a Mussolini. Questo viene fatto perché tutti devono vedere.

      Non pensa che uno degli obiettivi sia anche quello di rimettere storicamente in discussione il ruolo di Giustizia e libertà?

      Giustizia e libertà è naturalmente uno degli obiettivi principali, perché gli azionisti sono coloro che hanno introdotto il Partito comunista nella democrazia, cioè l’hanno aiutato a entrare in democrazia, e questo è veramente un punto dolente per quelli di destra.

      C’è qualche storico che si è prestato a questa operazione?

      Direi che il libro di Pansa è diventato un libro "cult" per i fascisti italiani: in tutte le sedi di partiti di destra e di estrema destra vengono fatte delle presentazioni del libro, un libro che appartiene quasi alla cultura fascista.

      Cosa potrebbe dire per smontare il costrutto di Pansa?

      E’ difficile smontare un costrutto che è senza costrutto, perché nessuno ha mai fatto un’indagine sulla "resa dei conti" dopo la Resistenza. Non è stata mai fatta perché era impossibile farla, perché le punizioni dei fascisti sono state fatte in minima parte dai partigiani e in massima parte dalla popolazione civile che aveva subito le angherie fasciste e che quando è avvenuta la Liberazione se ne è vendicata. E poi in Emilia e in Romagna c’è stata una resa dei conti ritardata rispetto a quello squadrismo fascista che nelle campagne emiliane aveva seminato morti e incendi. È uno studio difficilissimo che nessuno storico ha fatto, non c’è documentazione e la poca che esiste è stata raccolta in modo raffazzonato e fazioso come aveva già fatto il fascista Pisanò negli anni cinquanta e quindi non si vede che grande novità sia questa.

    • Bocca parla di Bobbio e Foa vittime del disegno oscurantista; ma non erano, nella vulgata della sinistra pura che più pura non si puo’, due "nemici giurati" della sinistra radicale? Due venduti al capitalismo, due servi sciocchi? E quanto a Bocca, negli anni ’70 nelle università lo accoglievano al grido di "continuiamo la lotta, ammazziamo Giorgio Bocca", solo perché osava dichiararsi socialista (pre-craxiano naturalmente) e non comunista, visto che in quegli anni il comunismo ancora difendeva regimi totalitari. Adesso invece è diventato un eroe? Quanto al partito d’azione di cui parla; ricorda molto da vicino quel partito democratico che non mi pare susciti particolari simpatie "no-global". E allora come la mettiamo? Bocca è un servo sciocco del capitalismo, dell’imperialismo, uno che non ha ancora capito la purezza dell’azione rivoluzionaria, oppure un eroe, un baluardo dell’antifascismo?

      Japuto

    • Bocca non è nè l’uno nè l’altro.

      Nel 1943 era un militare di carriera che, dopo essere stato fervente fascista ( scrisse anche cose ignobili contro gli ebrei), dopo l’ 8 settembre si buttò, come molti altri militari, anima e corpo nella Resistenza.

      Cosa alla quale, pur essendo stato sempre politicamente un moderato, è comunque rimasto graniticamente fedele.

      Negli anni 70 fu anche contestato ma fu anche uno dei pochi, nella sinistra tradizionale, ad avere il coraggio di disobbedire alle posizioni forcaiole del Pci di Berlinguer e quindi difendere ad esempio gli autonomi del 7 aprile dalla montatura giudiziaria del giudice Calogero che li voleva responsabili del sequestro Moro o a denunciare i casi di tortura contro brigatisti veri o presunti.

      Vittorio Foa è stato deputato di Democrazia Proletaria, la moglie Lisa uno dei massimi dirigenti di Lotta Continua, come del resto anche Luigi Bobbio, figlio di Norberto.

      E furono moltissimi gli azionisti che finiranno, un quarto di secolo dopo, nel giro della sinistra extraparlamentare o comunque ad essa vicini, penso anche ad Ada Gobetti, a Franco Antonicelli, a Galante Garrone .....

      Il riferimento che Bocca fa a Foa e Bobbio è legato alla campagna di stampa di "Libero" e del "Giornale" ( ma guarda un po’ !) che cercarono anni fa di dipingerli come piagnucolosi personaggi che indirizzavano lacrimose domande di grazia a Mussolini.

      Trovo allucinante poi il parallelo tra Partito d’Azione degli anni quaranta e il partito democratico di oggi,

      Gli azionisti erano tutt’altro che moderati. Scavalcarono spesso a sinistra Il Pci su molti temi.
      Furono gli unici a praticare la lotta armata contro il regime fascista già prima della guerra, quando Togliatti inviava invece incredibili messaggi "ai fratelli in camicia nera". Furono rigidi sostenitori dell’ opzione antimonarchica gia’ durante la guerra di Liberazione, radicali assertori della lacità dello stato mentre Togliatti votava a favore del Concordato ecc. ecc.ecc.

      Che c’entrano coi Rutelli, coi Parisi, coi Fassino di oggi, portatori di una mera politica politicante, succube della Chiesa e dei "poteri forti", del tutto esangue rispetto ad ogni contenuto ?

      Ancora più assurdo mi appare il paragone tra il Pci dell’ immediato dopoguerra ed i cosiddetti "no global" - termine peraltro assai in disuso - di oggi.

      Quasi nessuno, tra i cosiddetti "no global" si richiama al marxismo e quei pochi che lo fanno si rifanno a tradizioni "eretiche" dello stesso marxismo, come il trotzkismo, l’operaismo, anche l’anarchismo che col marxismo non c’entra nulla.

      E poi stiamo parlando di un arcipelago, di una "nebulosa" frastagliata e non poco litigiosa al proprio interno.

      Nulla di più lontano dalla granitica compattezza del Pci togliattiano e staliniano dell’ immediato dopoguerra ......

      Keoma

    • Keoma, su questo tuo ultimo messaggio sono sostanzialmente d’accordo; vorrei pero’ precisare che un legame, al di là delle piccolezze degli attuali protagonisti, tra Partito d’Azione e futuro Partito Democratico a me pare ci sia; il progetto di "traghettare" i voti delle masse comuniste (ormai ex tali) verso un partito di ispirazione non marxista. E’ il progetto da cui è nata "Repubblica" trent’anni fa. Quanto alla galassia "no-global"; certo è assai distante dalla "granitica compattezza" del vecchio PCI, pero’ mi pare siano rimasti immutati certi meccanismi, riflessi automatici di denigrazione dell’avversario; chiunque abbia posizioni sgradite viene marchiato a fuoco con l’appellativo di "fascista". Pansa sarà quello che volete, ma fascista non è e non lo è mai stato; né ha mai sostenuto che i fascisti fossero dalla parte della ragione. E’ una brutta cosa prendersela con un libro e con chi lo scrive, è una cosa orribile, che speravamo fosse alle nostre spalle. Pansa sostiene che i partigiani commisero molte atrocità, alcune gratuite, anche verso non-fascisti? Sostiene che molti partigiani comunisti avessero in testa un ideale rivoluzionario, che in quel tempo coincideva tout court con lo stalinismo? A me paiono due affermazioni perfino troppo ovvie. Visto che sono passati sessant’anni, di cosa si ha paura? Che qualcuno possa pensare che non tutti i partigiani fossero buoni e ispirati da ideali sani? Ma se c’è chi pensa che sia proibito dire queste cose, o scriverle, e se c’è chi pensa che cosi’ facendo si dà ragione ai fascisti, be’, non ha che da non leggere il libro, tutto qui. Se pero’ pretende di tappare la bocca a chi la pensa diversamente, be’ allora se proprio c’è da dare a qualcuno del fascista, sappia che si è candidato.

      Japuto

  • Credo che nessuno di voi abbia letto "La grande bugia. Le sinistre italiane e il sangue dei vinti". O se lo avete letto avevate gli occhiali da sole!

    Ale

  • Sarebbe opportuno anche ricordarsi che i fascisti avevano una certa
    Wermacht che combatteva al loro fianco ,visto ,che sempre, si tiene a far notare che i partigiani, se non ci fossero stati gli Alleati ,sarebbero ancora "imboscati" in montagna e non avrebbero cavato un ragno dal buco da soli.
    Anzi per onor di storia Hitler ritirò un buon numero di truppe dall’ Unione Sovietica
    per dirottarle sul fronte italiano diventato "all’improvviso" più importante rispetto al fronte orientale.
    Per quanto riguarda G.P.Pansa mi piace vedere nei titoli di coda ,di documentari sulla Resistenza che ogni tanto vengono trasmessi su RAISTORIA, il suo nome tra i curatori del programma.Che si sia svegliato tardi per accorgersi che i Resistenti "sparavano e sparivano"?....
    Inoltre penso sia stato meschino in una puntata di Porta a porta che trattava della strage di S.Anna di Stazzema insinuare che i presenti in studio allora giovanissimi
    "magari col tempo e per l’emozione gli si fossero annebbiati un pò i ricordi" quando si parlava che con le SS c’erano anche fascisti toscani...detto da lui che sta buttando alle ortiche i sacrifici di molte persone fattesi ammazzare per la nostra libertà...lui che alla fine della guerra aveva 10 anni...non è annebbiato pure lui?..o solo gli altri?..

  • Sono perfettamente d’accordo con Pansa. E’ ora di scoprire la menzogna sulla quale è fondata la repubblica italiana, che ha basato sulla bugia resistenziale la sua giustificazione morale. E’ finalmente giunto il momento di dire che c’erano i partigiani buoni, quelli bianchi e gli azionisti, che combattevano per la libertà e la democrazia, e dall’altro lato i comunisti che combattevano per sostituire alla dittatura fascista una dittatura di stampo sovietico e che hanno monopolizzato l’Anci fino ai giorni nostri. Non capisco come si possa dire che i partigiani comunisti abbiamo combattuto per la libertà quando invece lottavano per una dittatura mostruosa al soldo di Stalin ed accoliti (Togliatti, Longo, Secchia). Basta leggere una qualsiasi biografia di Stalin per capire chi egli fosse e quale scia di sangue abbia lasciato, coperta e sostenuta dai compagni del PCI.