Home > PARROCI

PARROCI

Publie le sabato 20 gennaio 2007 par Open-Publishing
5 commenti

Dazibao Governi Spartacus

di Spartacus

“Chi il coraggio non ce l’ha non può darselo”. L’epigrafe manzoniana comprensiva dell’inettitudine e un po’, diciamolo, della viltà applicata a Don Abbondio calza a pennello al parroco della politica italica Romano Prodi. Nessuno dei suoi elettori, anche di quella proclamata sinistra radicale, pensava a un suo pettoruto risveglio dal torpore del quieto vivere.

Coi piedi in due, quattro, sei, dodici scarpe e immancabilmente negli anfibi dei militari statunitensi. Domandina: chi ha protetto il Belpaese dal dopoguerra a oggi si chiedono gli aedi d’una real-politik opportuno-americanista che ha la punta di diamante quasi più nei Diesse che nella stessa Margherita?

Certo le “stars and strips”, il 7° Cavalleggeri, i Marines, e quei ragazzoni che a Vicenza come ad Aviano o alla Maddalena e Camp Derby col cranione raso, i bicipiti anabolizzati, le armi alla cintola pensano di poter disporre a piacimento di luoghi e popolazione.

Non facendo proprio le stesse cose che ad Abu Ghraib o Guantanamo – tranne scoprire che se gli venissero ordinate lo farebbero – ma compiere comunque birichinate assassine come tirar giù un aereo o una funivia. Do you remember Ustica e il Cermis? A chi tutto ciò non piace e dice che non possiamo essere anche nel Terzo Millennio asserviti agli Usa certa stampa democratica nostrana affibbia il marchio di “bolscevico del ’17” o d’islamista alqaedico. Nervetti scoperti sugli States, dottor Garimberti, non le pare?

Siamo un Paese a sovranità assoluta e illimitata perciò assistiamo inermi e complici al sequestro di presunti terroristi prelevati di giorno al centro d’una grande città e dirottati verso i luoghi extraterritoriali della “detenzione democratica”. A Vicenza poteva il parroco di campagna dare un segnale diverso dal servilismo berlusconiano invece eccolo coi suoi consigliori diessini vittima della sindrome delle Twin Towers e della guerra all’Islam dal profumo Bush-blairiano.

Gli elettori dell’Unione sapevano di non portare a Palazzo Chigi uno Zapatero che seriamente prometteva e manteneva anche a costo d’esser dipinto come un vero Zapata. Quello che vedono dall’attuale premier e dalla sua coalizione sono solo iniziative pasticciate su Pacs, lotta all’evasione, liberalizzazioni, politica estera. Iniziative prive di coraggio e autonomia, seminascoste nella palude delle opportunità di comodo e di scambio. Forse a milioni iniziano a comprendere che potranno vivere e morire democristiani. O demomafiosi col Berlusca e compari, o demoasserviti con Prodi, Veltroni e chi verrà. Proprio come accadeva decenni or sono con Andreotti e Moro. Facce della stessa medaglia. Medaglia e facce assolutamente di bronzo.

Messaggi

  • Ho seguito da vicino, con comprensibile ansia, l’insorgere e l’affermarsi della guerra fredda alla fine degli anni quaranta, nel momento in cui l’Unione Sovietica, vittoriosa contro il nazismo, con le sue 400 divisioni in piena efficienza poteva, continuando nel suo slancio, spazzare via tutto davanti a se e raggiungere facilmente l’Atlantico e il Mediterraneo. Conoscendo le nefandezze di quel regime mi rallegrai in cuor mio che gli Stati Uniti avessero dimostrato di poter usare senza troppi stati d’animo l’arma atomica per fermare anche il più bellicoso dei suoi nemici. Alla caduta del muro di Berlino trassi finalmente un sospiro di sollievo: per quarantaquattro anni gli Stati Uniti erano stati la nostra unica protezione e garanzia contro la minaccia dell’espansionismo sovietico. Cinqucentomila uomini stazionati in permanenza nel cuore dell’Europa, numerose basi aeree, navali e missilistiche, sistemi di sorveglianza terrestre e satellitare, basi d’appoggio per i loro sottomarini, e via dicendo. Questo sforzo gigantesco aveva raggiunto il suo scopo, era stato sufficientemente dissuasivo. Quanto é costato al contribuente americano? Quanti fondi abbiamo noi potuto detrarre dalle nostre spese militari e destinare allo sviluppo della nostra economia, delle nostre infrastrutture, delle nostre scuole e centri di ricerca? Grazie al piano Marshall prima e alla copertura militare poi, noi abbiamo potuto prosperare consolidando la nostra democrazia.
    La pace non ha prezzo. La sicurezza neppure. Gli USA ci hanno dato l’una e l’altra. Per quasi mezzo secolo.
    Ecco perché nutriró sempre un sentimento di profonda riconoscenza nei confronti degli Stati Uniti.
    E trovo per lo meno strano che qualcuno possa cercare il pelo nell’uovo per negare loro l’ospitalità che si sono ampiamente meritata sul nostro suolo, e questo nel momento stesso in cui costui vive in un paese prospero, dagli americani stessi liberato dal nazifascismo col sangue dei loro soldati e protetto per decenni dalla minaccia sovietica con i dollari di tutto il loro popolo. Certi atteggiamenti sono per me incomprensibili.

    So che non pubblicherete questo mio intervento. Vorrei comunque chiedere a Spartacus di reagire, magari anche privatamente (fmillich@wanadoo.fr). Malgrado tutto cerco di avere ancora fiducia nell’onestà intellettuale del mio prossimo.

  • Per Spartacus. Riproduco, adattandolo, quanto ho scritto in un’altra rubrica. Di fronte ad una minaccia grave, come il terrorismo, non si deve essere deboli, come furono le democrazie europee negli anni trenta di fronte alla minaccia nazista. Le prime quaranta pagine delle memorie di Churchill sono molto istruttive a proposito dell’incoscienza della Francia e dell’Inghilterra di fronte al riarmo della Germania. Col risultato che tutti conosciamo. Allora, i pacifisti, come Leon Blum, si morsero le dita, ma erano già nei campi di concentramento. Lo stesso si puo’ dire per quanto concerne gli anni ottanta, quando i pacifisti gridavano "meglio rosso che morto" contro gli americani che volevano contrapporre i Pershing agli SS20 già di stanza all’Est. Ed é stato un Presidente americano di destra, militarista, come Reagan a dare la spallata definitiva all’impero sovietico dando inizio ai preparativi per la Star War. La minaccia si deve combattere con la minaccia di una ritorsione devastante, e questa deve essere credibile. E cosi’ che abbiamo ottenuto sessanta anni di pace in Europa All’Iran si deve far capire che deve cambiare rotta e che se pensa di aggredire con la sua prossima arma nucleare qualsiasi stato occidentale, la risposta sarà mortale per lui e il suo paese. Solo cosi’ e non disarmando, si potrà convincerlo a diventare ragionevole, come ragionevole é diventato Gheddafi, dopo le sue numerose azioni terroristiche contro l’occidente e il successivo bombardamento da parte degli americani. Cosi’ gli USA hanno messo termine alle aggressioni serbe contro la Bosnia e il Kosovo. E quando nessuno interviene, come nel Rwanda, allora si accusano gli occidentali di aver assistito vigliaccamente allo sterminio di un milione di uomini, donne e bambini. Viviamo in un mondo violento, in cui c’é chi é pronto a esercitare tale violenza se sa di farla franca. Prima di ricostruire il suo potentissimo esercito, in violazione del trattato di Versailles, Hitler seppe che né la Francia né l’Inghilterra sarebbero intervenute per impedirglielo. Non lo fecero per amor di pace, si disse allora...... La base americana fa parte del dispositivo di ritorsione, di prevenzione e di intervento contro eventuali teste calde. La si puo’ benissimo abbinare ad una politica estera aperta e persuasiva nei confronti di tutti, compresi gli stati e i movimenti potenzialmente aggressivi nei nostri confronti. Una mano di ferro in un guanto di velluto, dunque, fedeli al motto secolare e carico di saggezza secondo il quale "si vis pacem, para bellum".

    • Ho letto Spartacus e il commentatore di Spartacus. Non so dove quest’ultimo sia vissuto negli ultimi sessant’anni. Magari è giovane, tanto giovane da non conoscere la storia d’Europa. O conoscerla solo guardando oltre cortina secondo il revisionismo corrente. Magari ha vissuto l’oppressione del socialismo reale, che proprio gli antesignani di Spartacus degli anni Venti avevano provato sulla pelle. "La socialdemocrazia è un mostro senza testa" cantava Lolli.
      Non voglio pensare che il lettore sia un ex gladiatore, non di quelli alla Spartacus, gli altri quelli che piacevano a Cossiga e ai degasperiani del piano Marshall che ci ha garantito una "democrazia" a orologeria.
      Meno nobile sarebbe un’appartenenza territoriale e commerciale del commentatore al lucroso business che la presenza americana produce in certe province. E lì sì che molti imprenditori, comercianti, aderenti all’indotto affaristico di varia natura acquisirebbero anche il passaporto statunitense se potessero. Alla provincia italiana ’de sghei’ piace molto lo yankee militare.
      Alla faccia dei tentati golpe, della strategia delle stragi, delle stragi della stupidità come Cermis e dell’omertà come Ustica. Cosa vale il sangue italiano e anche quello dei boys statunitensi mandati a crepare per imperialismo dove la real politk ordina? Nulla di fronte allo spettro del comunismo...
      Complimenti alla sua lettura della storia, signore. Davvero complimenti. E come dice Spartacus: avanti col 7° cavalleggeri! Che certamente ci protegge dagli indiani del mondo.

    • Ho ricordato un certo numero di fatti storici consacrati dalla Storia, quella scritta da chi la ha vissuta in prima persona, da protagoista. Ho detto che la storia serve nella misura in cui da essa si traggono degli insegnamenti, come quello di non essere deboli di fronte alla minaccia, da qualunque parte essa provenga. In risposta, il mio esimio interlocutore ricorre alla metodologia classica di chi non ha argomenti da contrapporre: anziché ribattere punto per punto, con fatti e citazioni, egli cerca di squalificare aprioristicamente l’oppositore, di mettergli un’etichetta, di togliergli ogni credibilità, sfiorando l’insulto. Non ha ancora capito che, come un boomerang, questo atteggiamento squalifica chi se ne serve e chiude ogni possibilità di dialogo. Per paura di scoprirsi nudo? Penso proprio di si. Passo e chiudo, dunque.

    • Ricordiamo al signor interprete della storia che la Storia ha fatti che citiamo. Forse lui è distratto o attento solo al suo soliloquio propagandistico e non li vuol sentire. Non vuole commentare il tanto sangue che certi statunitensi - non quelli che si sono immolati alla libertà ma quelli che l’altrui libertà hanno schiacciato, un po’ anche in Italia e sicuramente nel mondo - hanno profuso.
      E nello schivare il boomerang che lui utilizza e che lo perseguita perde anche la sua foglia di fico. Contento di questo...