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Acerbo (Prc): anche i referendum per difendere la legalità democratica

Publie le mercoledì 18 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Acerbo (Prc): anche i referendum per difendere la legalità democratica

Imagedi Alessandro Cardulli

Parla di “ emergenza democratica”, di “ rottura unilaterale del dialogo” e afferma che i senatori del Pd sono pronti ad opporsi agli emendamenti “ salva premier” con tutti gli strumenti previsti dal regolamento di Palazzo Madama: sono queste le parole con cui il vicepresidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, commenta i tumultuosi avvenimenti di questi giorni.
Meglio tardi che mai anche se qualcuno dice che i buoi sono già usciti e siamo in presenza di un “ golpe bianco”. Al di là delle parole, di espressioni più o meno forti per definire l’attacco, violento nei fatti, portato da Berlusconi e dai ministri che a lui obbediscono alla legalità ed alla democrazia, emerge con forza la necessità di costruire una opposizione, nelle aule parlamentari e fuori, in grado di contrastare, fare da barriera ad un offensiva di destra che non ha precedenti nel nostro paese.

Maurizio Acerbo, portavoce dei comitato di gestione di Rifondazione comunista parla senza peli sulla lingua, non esclude la possibilità di costruire “ un pacchetto di referendum sulla legalità democratica, grandi questioni sociali, la difesa delle libertà, dando vita ad una campagna insieme a tutte le forze che ci stanno compreso Beppe Grillo che lo ha proposto”. Mette in fila problemi sui quali val la pena di spendersi: i decreti sulla sicurezza con l’utilizzo dei soldati,il “salva premier” che consentirebbe a Berlusconi, il quale intanto ha ricusato il giudice milanese Nicoletta Gandus ( processo MIlls), di sottrarsi ai procedimenti che lo vedono sul banco degli accusati, i provvedimenti sulle intercettazioni che non sono certo “ irrilevanti”, il programma per il nucleare, il rinvio della class action. Sul piano delle politiche sociali, Acerbo cita per titolo l’offensiva contro i lavoratori e i sindacati che ha per protagonisti due ministri come Brunette Sacconi. “ Berlusconi- afferma l’esponente del Prc- è puntuale come un orologio. Tutte le chiacchiere sul fatto che era cambiato sono risultate fesserie, degne degli editorialisti del Corriere della sera. Trovo quello di oggi a firma di Panebianco addirittura surreale. Preferisco ciò che scrive Grillo sul suo blog”. Continua: “ Non faccio parte della scuola di chi dice che non si deve attaccare Berlusconi perché si fa il suo gioco.

Tesi dalemiana, che trova anche qualche sostenitore nel mio partito, che non ho mai condiviso. Bisogna contrastare le iniziative di Berlusconi, quelle più eclatanti, non limitandoci certo ad un antiberlusconismo ma anche non facendo finta che si tratti di cose irrilevanti.” “ Mi rivolgo alla sinistra- conclude Acerbo- dobbiamo fare ogni sforzo per uscire dallo stato confusionale cui ci ha portato la sconfitta subita. Oggi non abbiamo bisogno di discutere di contenitori ma di quale campagna unitaria portare avanti da subito, tutti insieme. Se si parla di emergenza democratica, un atto di coerenza si deve chiedere anche al Pd”.

La giornata vissuta al Senato non può che essere accompagnata da parole e propositi forti. Forse per la prima volta nella storia della Repubblica un presidente del Consiglio, di fatto in prima persona,propone, un emendamento a difesa dei propri interessi e lo difende, gli da l’imprimatur, con una lettera scritta al presidente del Senato. Lega ed An in questo modo si sono messi la coscienza in pace,la responsabilità è solo di Berlusconi e votano come vuole il premier, mica si può far saltare la maggioranza. Anche i magistrati non ci stanno. Il ritornello di Berlusconi è sempre il solito: sono vittima dei giudici di sinistra. Il procuratore della Repubblica di Milano, Manlio Minale, afferma di “ respingere con forze le illazioni”contenute nella lettera di Berlusconi a Schifani nella quale il premier parla di uno “ stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici” . Mentre nell’aula di Palazzo Madama i “suoi uomini” procedevano nel lavoro sporco, segnando una delle più nere giornate della Repubblica, il capo del governo, al suo arrivo a Roma, proveniente da Milano, faceva shopping in alcuni negozi a poca distanza dall’aula del Senato.