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SOCIAL FORUM / Il movimento in linea con la strategia di Bertinotti...

Publie le martedì 10 febbraio 2004 par Open-Publishing

Forum Sociale

Ma c’è il sì alla resistenza irachena

No global, «processo» a Casarini: siamo non violenti

BOLOGNA - È seduto in prima fila, in tuta, ma è come se fosse sul banco
degli imputati. Le accuse: intemperanza verbale, ingenuità politica e
tentata divisione del movimento. È stato quasi un processo pubblico
quello che si è celebrato ieri nel capannone del centro sociale Tpo di
Bologna. Imputato: Luca Casarini, uno dei volti più noti dei no global,
reo di avere detto che le posizioni di Bertinotti sulla non violenza
«aprono la strada alla repressione del ministero dell’Interno».

«Casarini fa una cosa terrificante, un’operazione di killeraggio
politico di un’ingenuità infantile - attacca Roberto Mapelli, del Punto
Rosso di Milano -. La pratica della non violenza non è in discussione.
Alla repressione si risponde rilanciando il consenso sociale». Parere
condiviso da molti dei presenti, come Luciano Muhlbauer, del Sin Cobas:
«In realtà Casarini aveva scopi politici: voleva attaccare Rifondazione
per l’alleanza con l’Ulivo». E Rifondazione contrattacca con veemenza:
«Le affermazioni di Casarini sono insensate, assurde e calunniose - dice
Patrizia Sentinelli, segretaria nazionale - frutto di un’operazione
politica disperata».

«Folle e autolesionista - aggiunge Nicola Fratoianni -. Così Casarini
svilisce il movimento». Che da qualche mese è in grave difficoltà: «È
vero - ammette - non riusciamo più a entrare in sintonia con la gente:
basti guardare cosa è successo con i ferrotranvieri. Si preferisce
concentrarsi sui futuri passaggi elettorali, quasi immaginando che noi
si possa diventare un minipartito».

Eppure il dibattito sulla non violenza rimane un punto centrale. Piero
Bernocchi, dei Cobas, sabato spiegava candidamente che «usare i bastoni
per non essere massacrati, come è successo a Genova, fa parte del
diritto di resistenza». Muhlbauer però rivendica che «dopo la
repressione di Genova nessuno ha fatto il salto nella violenza: e questi
sono fatti non parole». Ma la manifestazione contro la guerra del 20
marzo rischia già di arenarsi su un altro tema caldo: il «diritto del
popolo iracheno alla resistenza». Frase pericolosamente attigua alla
giustificazione del terrorismo, che potrebbe indurre la Cgil a
manifestare separatamente.

«Ma il diritto alla resistenza per i popoli
occupati è previsto dall’Onu, mica l’abbiamo inventato noi» spiega Marco
Bersani, di Attac. Che su Nassiriya spiega: «È stata una cosa tragica.
Ma anche un atto di guerra». Fratoianni, una delle menti politiche del
movimento, sa che è rischioso scendere su questo terreno: «Il punto vero
è il ritiro immediato delle truppe italiane. E su questo possiamo
raggiungere un consenso ampio».

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