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Per una sinistra comunista. Quindi con aggettivi

Publie le martedì 1 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Per una sinistra comunista. Quindi con aggettivi

di Marco Sferini

Caldissimo incipit di un’estate che, se prosegue come è cominciata, sarà politicamente poco interessante. Le accuse di Di Pietro a Berlusconi saranno un poco forti nei toni ma, sia detto e sia scritto, su determinati temi il partito dell’ex magistrato di Mani Pulite è l’unico soggetto che fa una qual certa opposizione in Parlamento. E se mesi fa sembrava il berlusconismo ad essere in crisi, oggi scopriamo che è la leadership di Walter Veltroni ad avere fiato corto.

Le contraddizioni interne al Partito democratico cominciano ad emergere proprio partendo da quel luogo della politica italiana che si voleva derubricare da ogni agenda, far dimenticare ad ogni mente e consegnare agli archivi della storia: D’Alema si accorge che da solo, benchè numeroso, il PD non può contrastare le destre e che l’onda di riflusso del risultato elettorale (peraltro negativo) sta per finire e c’è chi rimpiange di non aver sostenuto la sinistra e i comunisti.

Ma se Parisi da un lato e D’Alema dall’altro attaccano l’ex sindaco di Roma, c’è chi lo sostiene e lo incoraggia ad andare avanti, soprattutto ora che anche Prodi ha sciolto ogni suo legame dirigenziale col partito e, quindi, non esiste più nessun nume tutelare, nessun padre nobile, nessun ideatore o pensatore del moderno riformismo catto-liberale.

E, se sarà un’estate poco interessante per quanto concerne le forze politiche presenti in Parlamento, per quelle invece rimaste fuori inizia la stagione dei redde rationem. Siamo, per l’appunto a tante piccole rese dei conti: i Comunisti italiani sceglieranno se affidare il loro futuro a Katia Bellillo che li vuole traghettare nel progetto della "Costituente della sinistra" tanto caro a Vendola, Mussi e Fava, o se rimanere sulle posizioni comuniste del segretario Diliberto.

Sinistra Democratica è l’unica forza politica che non ha bisogno di confronti tra mozioni, tesi congressuali o altro: è minuscola e fortemente ambiziosa. Forse getta il cuore troppo oltre l’ostacolo, forse pensa di poter mettere insieme un gruppo così eterogeneo di culture per formare un unico partito della sinistra, quella senza aggettivi, quella che non si capisce bene cosa andrà a rappresentare, cosa sarà e a chi parlerà.

Se lo si chiede ai compagni ed alle compagne che, per esempio, nel PRC sostengono la mozione di Nichi Vendola, ci si sente rispondere che non si vuole sciogliere Rifondazione Comunista, ma che la "Costituente" è un processo in divenire (bella scoperta...) e che quindi non è dato sapere che sarà del partito fondato dalla scissione col PDS di Occhetto.

Un Achille Occhetto che è rientrato in gioco proprio grazie alla sponda offertagli dal movimento di Claudio Fava e che non perde occasione per reclamizzare il nuovo corso della sinistra. In fondo, dice lo scioglientista del PCI, la vera Bolognina si può fare oggi, con questa sinistra residuale ma che ha vocazioni socialiste e riformiste. Il Comunismo? Tutta roba del passato. Anche Mussi annuisce e ricorda ancora una volta che lui i conti con la falce e martello li ha fatti da tempo.

Quindi, non essendo riusciti a dare vita ad un partito socialdemocratico grande nell’operazione liquidazionista del Partito Comunista Italiano, i fallimentari sostenitori del nuovismo riformistico ci riprovano e lo fanno con l’acquolina in bocca guardando al partito più strutturato, quello che - si voglia o meno - ha ancora strutture di base in tutta Italia, che ha una minima oragnizzazione che gli altri non hanno. Anche questo aspetto materiale fa certamente gola, visto che, se la Costituente della sinistra dovesse fare affidamento a Mussi, Bellillo e Fava (più Vendola) per dare vita ad un nuovo partito, non farebbe certo un gran cammino...

E allora ecco spiegato il sostegno che alla mozione di Vendola viene da tutti gli ambienti della sinistra moderata, persino da certi settori del PD.
Se, infatti, vince Ferrero (come noi ci auguriamo e per la cui mozione invitiamo a votare tutte le compagne e i compagni), non solo sarà battuta l’idea della Costituente della sinistra, ma anche quella della Costituente comunista tanto caldeggiata da Marco Rizzo e alcune aree interne al PRC.

La vittoria della mozione 1 non risolverebbe indubbiamente le gravissime lacune politiche che si sono via via formate in questi mesi, ma lascerebbe aperto un varco alla speranza che rilanciare un partito in chiave sociale si può. E Rifondazione Comunista può tornare ad essere un partito sociale, un partito ciòè che si immerge nei problemi della società quotidiana, che si sforza di rientrare in contatto con tutti coloro che ha sempre inteso rappresentare: per primi i lavoratori.

La priorità è, per l’appunto, ridare un significato alla forma partito che non è superata e che non può essere archiviata con forme di strutture organizzative definite "leggere" e che poi si scoprono con pericolosi buchi nella chiglia e con il serio rischio di affondare in mezzo ad un pericoloso gorgo di correnti.

Dal rafforzamento di Rifondazione Comunista, per nulla identitario o autoreferenziale, parte la sfida al rilancio dell’intera sinistra. Non tanto perchè si debba costruire una egemonia del PRC sull’arco progressista rimasto in questo Paese, quanto semmai per individuare un punto di riferimento certo a cui possano tornare a guardare i tanti, i troppi che per la disperazione di non comprendere cosa significasse la Sinistra l’Arcobaleno hanno votato PD o hanno preferito rimanere a casa a guardare la sconfitta in tv.

Infine, un pensiero per Achille Occhetto: la stagione dei riformismi è sempre buona, visto che il capitalismo ha bisogno di chi gli risolva le più evidenti contraddizioni con la società attraverso politiche di finto scontro con il mondo della profittualità.

La stagione dei riformismi è sempre buona, ma lo è anche quella per costruire davvero una alternativa sociale, un partito comunista che si batta contro ogni dogmatismo, contro ogni tentazione feticista e che porti la falce e martello ancora nei suoi simboli come emblemi di quel lavoro che, sempre di più, il capitalismo usa per ingrassare le sue ruote nella macchina che alimenta il divario della diseguaglianza sociale. Repetita iuvant: eravamo, siamo e resteremo comunisti proprio per questo. Perchè la lotta sociale, la lotta di classe esiste e una sinistra senza aggettivi è ovvio che finisca per non vederla più.

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