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Il Congresso di RC deve fare chiarezza

Publie le martedì 1 luglio 2008 par Open-Publishing
4 commenti

Rifondazione: VII congresso

Il Congresso di RC deve fare chiarezza

di Valdemaro Baldi

La convocazione del Congresso di Rifondazione comunista ha avuto due meriti: il primo di ordine interno al partito perchè ha aperto una riflessione sulla disfatta elettorale che non potrà evitare un giudizio severo sul gruppo dirigente autore della disfatta e a quel punto un necessario rinnovamento di uomini ed idee. L’altro merito è quello di aver dato la stura alla ripresa di un dibattito fra le forze sparse della sinistra intorno all’ipotesi di una loro eventuale unificazione.

Il tema dell’unificazione delle diverse componenti della sinistra italiana è vecchio come Noè ed è sempre rimasto un tema di discussione teorica che non ha mai trovato concreto sbocco nella politica, sia nei tempi peggiori della dittatura che in quelli migliori della democrazia del dopoguerra. La storia politica d’Italia è lì a dimostrarlo ampiamente. Parlo di unificazione, cioè della creazione di un unico partito dove forze diverse per cultura, sensibilità, riferimenti di classe, ma che si possono definire “di sinistra” (con invero qualche difficoltà di semantica politica) convivono in funzione di una linea politica accettata e condivisa.

Altra cosa sono stati i momenti di azione unitaria nella contingenza storica che qualche volta sono stati codificati da accordi pattizi, altre volte no, ma che, ad esempio, in un certo periodo consentirono ai democristiani di definire socialcomunisti sia i socialisti che i comunisti che invece facevano capo a due grandi e diversi partiti.

E’ stato recentemente tirato in ballo il Fronte popolare del 1948, ma a sproposito perchè quella fu una lista elettorale che non ebbe mai in nessun momento la pretesa di trasformarsi in un partito politico.
Il tema dell’unificazione delle sinistre in un soggetto unico non ha mai trovato finora spazio concreto, ma neppure ha trovato spazio il tentativo di costruire un partito unico della sinistra che era il dichiarato obbiettivo storico-politico dell’operazione che portò allo scioglimento del PCI.

Da allora, e son passati diciannove anni, intorno a questa ipotesi c’è stato un vorticoso giro di sigle da quella del partito della sinistra a quella del partito democratico, ma non di sole sigle si è trattato perchè in realtà il percorso di quella ipotesi è sfociato non un partito di sinistra, ma un partito liberal democratico. Dal che si può ragionevolmente dedurre che gli scioglimenti dei partiti comunisti sono operazioni “di destra”.

Di fronte alla pesante sconfitta dei partiti della sinistra cosiddetta radicale e dei partiti comunisti nelle recenti elezioni ha ripreso piede l’idea che dalla sconfitta si possa uscire con la costituzione di un partito che ricomponga unitariamente la diaspora delle forze della sinistra. Tifano per questo sbocco una parte del gruppo dirigente di Rifondazione, una parte del gruppetto della Sinistra democratica ed il vario universo che fa capo al Manifesto.

L’intento è forse lodevole, più discutibile la sua fattibilità concreta, ma la cosa curiosa è che tutti costoro pensano che questo disegno debba passare per un altro scioglimento, quello di Rifondazione Comunista, in modo che nella sinistra ricomposta e unita ai comunisti in carne ed ossa sia riservato il diritto di tribuna. Nessuno di costoro dice brutalmente così, anzi smentiranno sempre, ma leggetevi i loro discorsi e, grattata la superficie, il senso viene a galla.

Mario Tronti, nella recente assemblea del Centro per la riforma della stato, ha usato lettere di estrema chiarezza: “c’è un compito politico che ci impone nel tempo medio, di chiudere il dopo ’89. Che vuol dire superare la diaspora che ha diviso la sinistra a partire da quella data e ricomporla unitariamente, in grande, in avanti” attraverso due opzioni da assumere fra “un grande partito della sinistra o un partito della grande sinistra”,

Tutti d’accordo D’Alema, Bettini, Mussi, Alfonso Gianni, Cuperlo, Reichlin, Vacca, come dicono le cronache. Troppa grazia, Sant’Antonio!
Tutto bene, intendiamoci, bella discussione, importante dibattito, ma per i comunisti è questo OGGI il compito politico principale o non è piuttosto quello di ricostruire il partito su una linea politica diversa da quella sconfitta, di darsi un assetto organizzativo nuovo, di cambiare il gruppo dirigente, di rientrare con l’azione politica e la propaganda, sì, anche la propaganda, fra la gente che lavora, suscitando e sostenendo le lotte sociali, difendendo le persone e il territorio ovunque?

Il congresso do Rifondazione deve fare una scelta chiara.

Questa necessità di chiarezza la chiedono in tantissimi elettori che non hanno votato ed in tanti iscritti che se ne sono andati in segno di protesta verso il gruppo dirigente.

La sinistra unita può essere un obbiettivo perseguibile a lungo termine se è questione di cultura politica e non di agenda politica, ma per i comunisti e per i lavoratori italiani l’esigenza del momento è quella di costruire un forte e saldo partito comunista.

Alterum non datur.

Messaggi

  • Le riporto il commento che fatto su un forum ad un suo articolo in risposta a quello di Revelli.

    Mi spiace, ma i compagni di Rifondazione continuano a non centrare la questione. Credo che oggettivamente manca all’interno della classe dirigente chi abbia una preparazione economica e scientifica adeguata a cogliere le dinamiche in corso. E’ possibile che sia piu’ marxista Tremonti? E’ possibile che su tutti i forum, specie nei paesi anglosassoni si discuta di crisi di questo modello economico e i comunisti non se ne rendono conto?
    Berlusconi dice ancora che occorre far crescere il Pil: ma come crede di farlo, se diminuisce a causa di uno sviluppo inostenibile la disponibilita’ di petrolio, gas, uranio, terre fertili, acqua potabile? Non si puo’ all’infinito aumentare la circolazione e la produzione di merci, la gran parte create esclusivamente per fare soldi (vedasi differenza tra valore d’uso e valore di scambio).
    Il materalismo storico dove e’ finito? Il citato Gramsci conferma la sua influenza veramente deleteria sulla formazione dei comunisti italiani. Parla di imprenditori straccioni, con un tono moralistico da prete e non da scienziato sociale: se un concorrente delocalizza in Cina la propria fabbrica, dove i lavoratori sono trattati come schiavi, l’imprenditore o chiude o si adegua. E comunque il suo scopo e’ quello di fare profitti in una societa’ capitalista. Non c’e’ niente di anomalo in tutto cio’.
    Vi segnalo un articolo della rivista n+1 della Sinistra Comunista, che a me continua a sembrare l’unica che non abbia perso il filo degli eventi, in continuita’ con il partito Comunista storico, quello di Marx.

    http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/23/crisi_congiunturale.htm

    • Caro Giuseppe

      grazie per la segnalazione del bellissimo articolo

      viviana

    • E’ dall’immediato dopoguerra e forse anche prima che la cosiddetta Sinistra Comunista ( un misto tutto italiano di bordighismo e di trotzkismo) continua a dire, sia pure con qualche eccesso di economicismo, cose sacrosante.

      Ma, se si esclude l’influenza su qualche gruppo partigiano "eretico" ( in particolare quello romano di Bandiera Rossa ), questa tendenza non ha mai avuto un ruolo che è uno in qualche lotta di massa.

      Quindi credo sia fin troppo facile da una rivista o da un sito internet fare la critica, spesso anche azzeccata, alle lotte degli altri ... senza avere però il problema di misurarsi direttamente in qualcosa "in carne ed ossa" da organizzare direttamente .....

      Salvo rare eccezioni ( in Spagna durante la guerra civile dove furono ignobilmente massacrati insieme agli anarchici dagli stalinisti ed in America Latina e in Francia in anni più recenti ) questo sembra essere il destino fatale dei trotzkisti e delle tendenze in qualche modo ad essi collegate.

      Con tutto il rispetto, predicare bene e razzolare niente ....

      K.

    • Per Giuseppe , ho riportato l’articolo qui sopra nel mio blog. Posso metterci un nome, almeno quello del responsabile del sito?grazie

      viviana