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Come uscire dalla sconfitta con Rifondazione Comunista in basso a sinistra

Publie le giovedì 17 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Come uscire dalla sconfitta con Rifondazione Comunista in basso a sinistra

di Paolo Ferrero

Il punto politico a cui deve rispondere il congresso mi pare chiaro: come uscire dalla drammatica sconfitta elettorale? Una sconfitta che ha mille cause ma che vede il suo punto focale nel fallimento della strategia di governo del paese con il Partito Democratico. Su tutti i nodi fondamentali il Pd ha mediato con i poteri forti. Noi ne siamo usciti stritolati. In questo contesto la destra affrontando per le corna la crisi economica e sociale, ha proposto la guerra tra poveri - cementata dalle politiche securitarie - come risposta egemone all’insicurezza personale e sociale.

Mi pare quindi evidente che per uscire dalla sconfitta si debba avere la capacità di avanzare una proposta non minoritaria che faccia i conti con la crisi della globalizzazione, in termini opposti a quelli della destra. Il nodo è cioè come ricostruire un conflitto efficace, che ponendo il tema della trasformazione sociale, politica e culturale, permetta la costruzione di soggettività non subalterne al populismo razzista.

Un conflitto che deve attraversare i nodi dello sfruttamento del lavoro, come della natura, della libertà sessuale, della democrazia, della questione morale, della laicità dello stato. La ricostruzione del movimento è dunque fortemente intrecciata alla costruzione di un universo simbolico contrapposto ai valori reazionari che agisce la destra populista impastando arroganza di classe, patriarcato, clericalismo e razzismo. Va rotto lo schema ideologico secondo cui chi è ricco ha ragione, chi è povero ha torto e la società si divide in "normali" e "devianti" da perseguire.

Oggi più che mai, la validità della nostra proposta politica si misura nella sua capacità di incidere direttamente sui rapporti sociali esistenti.
In base a queste considerazioni a me pare che si possa uscire dalla sconfitta, con Rifondazione Comunista, in basso a sinistra.
Dalla sconfitta occorre uscire con una svolta a sinistra; occorre riprendere in pieno la nostra autonomia strategica e progettuale dal Pd.

Il nostro obiettivo non è la ricostruzione in altre forme del centrosinistra ma far vivere una sinistra di opposizione. Dalla costruzione dell’opposizione a Governo e Confindustria e dalla critica al bipolarismo può nascere una interlocuzione con il Pd o con parti di esso, non certo dalla condivisione di un comune progetto politico che non c’è. La costruzione dell’opposizione è parimenti decisiva per far dialogare e interagire positivamente le diverse anime politiche, sociali e culturali della sinistra. Per costruire l’unità nel vivo del conflitto.

In una fase in cui la crisi economica è destinata ad aggravarsi e in cui la prospettiva è il peggioramento delle condizioni di vita di milioni di persone occorre riprendere appieno la carica dell’alternativa che Genova ha declinato con lo slogan «un altro mondo è possibile». Occorre fare di Rifondazione Comunista il motore dell’alternativa.

Questo profilo antagonista non ha nulla a che vedere con la propaganda o il massimalismo. Non si tratta di declamare obiettivi irraggiungibili ma di costruire percorsi di lotta sui diversi punti dello scontro politico, a cui va intrecciata una vertenzialità concreta a difesa delle condizioni di vita e di lavoro degli strati popolari. Occorre far vivere nei concreti processi sociali, l’alternativa alla guerra tra poveri. Come ci insegna la storia del movimento operaio, la politica non è solo rappresentanza istituzionale, ma pratica del conflitto e mutualità solidale.

Per produrre questo lavoro politico è necessaria Rifondazione Comunista. La proposta di costituente della sinistra esce sconfitta dai congressi dei circoli. Si tratta di prenderne atto e di rilanciare Rifondazione Comunista, fuori da ogni chiusura e da ogni settarismo, a partire dalla nostra collocazione politica di sinistra, cuore dell’opposizione, e dalla nostra presentazione alle prossime elezioni europee con il nostro simbolo.

Il rafforzamento della Sinistra Europea, come polo di aggregazione alternativo al Partito Socialista Europeo, è infatti costitutivo del nostro progetto politico. Non si tratta però solo di proseguire l’esperienza di Rifondazione. Si tratta di rimettere mano al partito nella direzione che abbiamo indicato a Carrara. Dare centralità al lavoro di radicamento sociale significa modificare il nostro modo di operare, gli stili di lavoro. Significa democratizzare, deburocratizzare, valorizzare il saper fare e i saperi sociali. Insieme a questo è necessario rimettere al centro il tema della rifondazione del comunismo, cioè della costruzione di un universo simbolico in grado di rappresentare la volontà del trascendimento dello stato di cose presenti.

Evitare che il comunismo diventi folclore e venga derubricato dalla politica è uno dei compiti non secondari del nostro impegno. Perché senza un punto di riferimento ideale non esiste la possibilità di condurre una efficace battaglia per la trasformazione sociale. Rifondazione Comunista non è solo il nome del nostro partito, è un progetto politico per cui val la pena di spendere la propria vita.