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Dario Fo: "Sinistra, lo scontro è duro allora perché censuri la satira?"

Publie le giovedì 17 luglio 2008 par Open-Publishing

di Simone Carletti

«La satira non sta né alle regole della politica né a quelle del perbenismo».
Lo sa bene Dario Fo, premio Nobel per la Letteratura, che di quest’arte ha sempre fatto un suo cavallo di battaglia in ogni scritto o spettacolo. E lo ribadisce in questi giorni in cui sui giornali si è acceso un forte dibattito proprio sui rapporti tra satira e politica, a seguito degli avvenimenti dell’8 luglio a piazza Navona. Per Dario Fo in Italia si vive in una fase di grande disinformazione, per cui ogni linguaggio innovativo, compreso quello tagliente della satira, permette al cittadino di ottenere strumenti di conoscenza imprescindibili, quali non fornisce ad esempio la televisione, più piatta ed omologata. È per questo che la satira va difesa e perpetuata senza bavagli o costrizioni di alcun genere. Solo attraverso di essa, per il premio Nobel Fo, si è in grado di «mettere in mutande» un potere corrotto o contrastare il Vaticano che con la sua ingerenza nella politica italiana «cerca di buttare all’aria dei momenti importanti della vita civile».

Come giudica gli avvenimenti dell’8 luglio e quale ruolo crede debba rivestire la satira in una democrazia?

Mi sono stupito sentendo il direttore di Liberazione , Piero Sansonetti, parlare dopo piazza Navona. Si è lasciato sfuggire un sacco di luoghi comuni sulla satira: il suo valore, il peso, il rapporto fra la politica e l’ironia, il grottesco. Bisogna mettere in chiaro una cosa: da che mondo è mondo la satira è sempre stata qualcosa di irruente dentro la società. Proprio perché essa è la struttura fondamentale che capovolge la realtà, non sta alle regole né della politica né tanto meno del perbenismo e del moderatismo comune. Il fatto di stupirsi che si arrivasse dentro a piedi giunti in certi argomenti anche a proposito del Papa, non parliamo poi dell’atteggiamento di certi uomini politici… Siamo in un momento in cui la democrazia sta andando a picco, lo dice pure Scalfari. C’è un governo che interviene su tutto: giustizia, onestà, correttezza, difesa dei diritti dell’uomo, libertà, cultura e via dicendo, massacrando ogni principio del vivere civile, soprattutto il rispetto per le minoranze, per i poveri, per i deboli. L’affare è l’affare ad ogni costo.

Che cosa l’ha infastidita di più ultimamente?

C’è un’imbecillità orrenda e incosciente per cui si usa, ad esempio, nella questione Alitalia come promessa per far voti, una soluzione immediata, tirando fuori l’orgoglio dell’Italia ad avere una compagnia di bandiera. A questo punto si distrugge completamente ogni possibilità di avere una soluzione dell’ultimo istante, quella che offriva la compagnia francese. Adesso ci si trova a perdere miliardi, che poi vengono pagati naturalmente dai cittadini. Davanti a queste persone che distruggono le regole, l’andamento, che liberano completamente dei poliziotti che si sono comportati come dei criminali, che distruggono così la credibilità e il lavoro condotto da poliziotti onesti per tutta l’Italia da anni e anni, ebbene, per questa cosa così bisogna essere pure eleganti, pure delicati, pure di grande stile?

Lei che cosa pensa?

Mi viene in mente una favola, quella araba della zebra che viene aggredita dal leone e che sgambettando gli spacca la faccia e poi non contenta, mostrandogli il sedere, gli scaraventa in faccia uno "scrignazzo" di merda. Tutte le scimmie e gli altri animali le dicono: «Non si fa così, c’è modo e modo. Si può anche salvarsi, sì, ma per Dio, rispettando le regole del vivere civile». Così la zebra la seconda volta che incontra il leone cerca di essere elegante e tutti applaudono le sue trovate. Però alla fine il leone le salta sulla schiena e la squarcia ammazzandola. Allora le scimmie commentano: «È morta, ma per Dio, con che stile!». Questo è il tormentone che tirano fuori da anni ormai tutte le volte che un comico indignato mette il potere in mutande. Il potere, per capire la gente di che si tratta, deve essere messo in mutande e non c’è regola di stile davanti a degli scellerati».

Al giorno d’oggi le manifestazioni di piazza che importanza hanno?

Grande importanza, perché coinvolgono la gente, la fanno partecipare. Soprattutto le persone possono così sentire finalmente dei discorsi che non ascoltano attraverso la televisione o durante i comizi degli uomini politici normali.

Ma possono ancora influenzare le decisioni politiche?

Certo. Ogni discorso che venga fatto con un linguaggio nuovo, un andamento nuovo, dà la possibilità di ottenere il momento più alto per un cittadino: la conoscenza, essere informati. Siamo in un tempo di disinformazione totale. Se tutti gli intellettuali civili onesti e corretti non decidono di informare la gente attraverso ogni mezzo, compresa anche la satira, non si riuscirà mai a ricostruire qualche cosa in questo Paese. Perché la gente ancora oggi attraverso la televisione è stordita. Tutti tirano fuori la difesa, la sicurezza, e per dimostrare che vogliono la sicurezza premiano con l’intoccabilità non soltanto Berlusconi, ma anche quella polizia che si comporta come Berlusconi.

Tra i temi affrontati da Sabina Guzzanti a piazza Navona c’è stato quello dell’ingerenza del Vaticano nella vita politica e sociale italiana…

Fosse niente. Il Vaticano non soltanto ha ingerenza, ma cerca di buttare all’aria dei momenti importanti della vita civile e soprattutto esterna alla struttura di opposizione che per secoli la Chiesa ha portato avanti attraverso la sua politica e i suoi interessi l’aborto, il diritto a scegliersi il proprio uomo, a sposarsi o non sposarsi: una misoginia folle che viene avanti. E non c’è il diritto di trattarla? Ma scherziamo. Io facevo un pezzo su Bonifacio VIII, dove ricordavo che Dante, il più grande nostro poeta, aveva preso un Papa del suo tempo e lo aveva scaraventato addirittura all’Inferno a testa in giù prima che morisse. Nel suo pensiero c’era l’invito a prepararsi perché c’era già il posto pronto nel fuoco e a testa in giù. E poi parliamo sempre della cultura. Questa gente che si offende non ha alcuna cultura perché non ha i canoni della conoscenza.

Qual è la vera emergenza che l’attuale governo dovrebbe affrontare per migliorare la situazione in Italia?

La prima grande emergenza è il problema della sopravvivenza della gente, il diritto che sta nella Costituzione ad avere un lavoro. Guadagnare il sufficiente, lo dice pure il Vangelo, per sopravvivere, non dico vivere. E poi la dignità, la libertà, una giustizia uguale per tutti. Siamo in una nazione dove chi comanda ha dei privilegi ed è intoccabile e gli altri non solo possono essere toccati, ma massacrati, ridotti a delle polpette, insanguinati, uscire con le teste rotte. E poi la beffa alla fine che tutti quelli che hanno compiuto questo massacro, che si conoscono uno ad uno, siano intoccabili. La sicurezza è lì, il permettere ad un cittadino che è stato pestato a sangue di vedere quanto meno che quelli che l’hanno pestato siano colpiti dalla legge. Nossignore, invece c’è la beffa. Il modo migliore di indurre la gente a non credere in questa società è essere beffati e sfottuti, cornuti e mazzolati, come dicono i napoletani.