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La "destra" del PRC propone la "costituente" al rallentatore

Publie le lunedì 21 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

La "destra" del PRC propone la "costituente" al rallentatore

I congressi di circolo del PRC sono ormai pressoché terminati e il quadro del voto degli iscritti è ormai delineato. La "destra" di Vendola raccoglie il 47%, il "centro" di Ferrero e Grassi il 40%, le due "sinistre" ideologiche dell’Ernesto (marxista-leninista) e Falcemartello (trotskista) rispettivamente l’8% e il 3%. Poche briciole alla mozione dei "pontieri" De Cesaris e Russo.

La "mozione Vendola" protesta per l’annullamento di alcuni congressi, peraltro smaccatamente taroccati, ma anche nel caso in cui fossero stati accettati non avrebbe raggiunto il fatidico 50%. Può rivendicare, come fa, di aver comunque conquistato la maggioranza relativa ma ha il problema di cercare di presentare una proposta con la quale gestire il partito.

Immagino che la destra del PRC, o almeno i suoi esponenti più responsabili, nonostante le dichiarazioni rilasciate pubblicamente, si renda conto della fragilità del consenso ottenuto. Nonostante quello che sostiene Gianni (in questo caso venendo meno alla sua abituale franchezza) in politica i voti si contano e si pesano.

La proposta della "Costituente di sinistra" è largamente minoritaria in molte regioni, comprese tutte quelle che stanno sopra al Lazio. Inoltre parte del consenso è stato ottenuto grazie a due fattori: la personalizzazione attorno alla candidatura di Vendola; la mobilitazione in alcune regioni del sud di un elettorato fatto non di militanti ma di iscritti del tutto passivi, quando non virtuali, mobilitati da qualche notabile. Entrambi gli elementi erano utili a tentare di vincere un Congresso impostato seconda la logica maggioritaria, ma scarsamente utilizzabili - soprattutto il secondo - nella costruzione di una politica che abbia un minimo di radicamento sociale.

Finora mi sembra che l’unica ipotesi sia stata avanzata qualche giorno fa su Liberazione proprio da Alfonso Gianni, di solito il più lucido e meno fumoso dei rappresentanti della seconda mozione. La sintetizzerei in una sorta di "costituente al rallentatore". Ovvero, secondo questa ipotesi, resterebbe il percorso indicato dalla destra al congresso, quello della "Costituente di sinistra", ma in tempi e modi più sfumati, senza accelerazioni che peraltro sarebbero difficili allo stato dei rapporti di forza determinati dai Congressi di circolo.

Il limite di questa ipotesi è che essa non scioglie i nodi politici ma li rinvia. Magari sperando che la possibile uscita di un pezzo della terza mozione verso il PdCI consenta di superare la soglia del 50% "a babbo morto" (ovvero a congressi finiti).

Occorre tenere presente che la strategia della "Costituente di sinistra" ha posto non solo il tema del superamento del PRC attraverso la costruzione di un nuovo soggetto politico principalmente con Sinistra democratica, con la componente più moderata del PdCI guidata da Katia Belillo e una parte dei Verdi e con qualche espressione della sinistra diffusa mobilitata dai toscani di Paul Ginsbourg. Ipotesi che oggi sembra meno praticabile.

Questa strategia comporta in ogni caso una ricollocazione strategica del PRC su un versante più moderato e meno autonomo dal PD. Se al Congresso di Venezia la maggioranza - allora - bertinottiana cercava di tenere insieme un asse strategico di sinistra (rinnovamento della prospettiva comunista, internità ai movimenti, conflitto sociale, anticapitalismo, ecc.) con una svolta tattica a destra (la partecipazione all’Unione e poi al governo Prodi) nella convinzione che i due piani potessero andare insieme, la sconfitta subita ha condotto una parte di quella maggioranza a sciogliere la contraddizione cercando di ricollocare Rifondazione Comunista su una prospettiva di riformismo di sinistra dialogante con la sinistra social-liberale. Ovvero di trasformare una svolta a destra "tattica" in una svolta a destra "strategica".

Occorrerebbe indagare, al di fuori della polemica politica contingente, le basi teoriche, politiche e sociali di questo percorso. Anche per poter essere in grado di elaborare e costruire nella pratica una diversa e più convincente proposta strategica, i cui primi elementi sono stati delineati nella mozione "Rifondazione Comunista in Movimento".

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