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Tre e più scenari per Chianciano (e per il dopo...)

Publie le sabato 26 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Tre e più scenari per Chianciano (e per il dopo...)

di Marco Sferini

Cronaca congressuale

Le linee guida di un percorso di ridefinizione dell’organizzazione strutturale e politica di Rifondazione Comunista iniziano a prendere lentamente forma. In mezzo alle illazioni giornalistiche, alle malignità dei commentatori politici e agli auspici di taluno e di talaltro, è comprensibile a tutti che le parole di Vendola, espresse il primo giorno a Chianciano, sono indubbiamente un passo indietro rispetto a quanto scritto nella sua stessa mozione ma restano vincolate – e del resto non poteva non essere così – alla sua candidatura a segretario nazionale del Partito e ad un progetto di unità della sinistra, di quella “sinistra di popolo” che, nei fatti, sostituisce il termine peraltro mai citato della “costituente”.

E su questo intervento si apre la discussione nella mozione 1: sostenere o non sostenere Vendola nell’ambito di una gestione unitaria di Rifondazione Comunista? Non è un semplice amletico dubbio, ma è un interrogarsi sugli scenari futuri del Partito. E, a questo proposito se ne delineano almeno tre:

il primo riguarda la gestione unitaria con Vendola segretario e, nero su bianco, quindi in un documento politico finale l’abbandono della “costituente della sinistra” come linea strategica del PRC per il futuro;

il secondo concerne sempre la proposta di gestione unitaria ma non con Vendola segretario: ciò probabilmente porterebbe ad una rottura con la mozione 2 e ad una gestione a maggioranza basata su una piattaforma politica sviluppata dalle altre mozioni;

il terzo, che si delinea come quello più probabile, è, pur facendo appello alla massima unità del Partito, la “conta”: al Comitato politico nazionale di domani si potrebbe dare avvio al muro contro muro, alla conta all’ultimo voto per decidere chi sarà il segretario, senza, quindi, nessun accordo preventivo in sede congressuale.

Nessuno di questi tre scenari che abbiamo descritto ci consegna una rassicurante stabilità politica ed organizzativa per il PRC, ma è certo che il primo sarebbe quello che almeno nelle intenzioni scongiurerebbe una rottura verticale, una contrapposizione netta e, quindi, lascerebbe aperta la porta ad una ricomposizione dei gruppi dirigenti in ogni istanza del Partito.

Ascoltando gli interventi di ieri, alcuni cenni, toni e riflessioni fatte da Franco Giordano prima e da Patrizia Sentinelli poi non aiutano certamente a prospettare un viatico di dialogo, ma esacerbano gli animi e irrigidiscono le posizioni. Mentre scriviamo, il congresso va avanti, in una terza giornata dove prenderanno la parola Fausto Bertinotti che, come lui stesso si definisce, è un “semplice delegato della federazione di Cosenza”, Paolo Ferrero e Claudio Grassi. Una cosa possiamo dire con certezza assoluta: sia l’ex ministro per la solidarietà sociale che l’ex senatore emiliano hanno escluso che la mozione 1 possa incappare in una rottura, in una separazione per portare aiuto a questo o a quell’altro concorrente alla segreteria del Partito.

Sono smentite, dunque, tutte le voci e gli articoli che davano Essere comunisti come stampella di sostegno, come ciambella di salvataggio per la mozione 2. Chi ha fatto questa analisi ha frettolosamente tratto delle conclusioni senza conoscere appieno il nostro ruolo e, crediamo, anche l’intero complesso del nostro Partito che scegli sempre e solo sulla base della preservazione e sviluppo del miglior terreno di ricerca, analisi e sviluppo delle lotte, quindi – in questa fase – sul necessario rafforzamento dell’autonomia del PRC nell’ambito di una imprescindibile tessitura di una rete di rapporti per ricalare il PRC nella socialità.