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Alitalia, Cai: «Il piano non cambia» Chavez: «A noi interessa»

Publie le mercoledì 24 settembre 2008 par Open-Publishing

Alitalia, Cai: «Il piano non cambia» Chavez: «A noi interessa»

di Roberto Farneti

Ci voleva la mossa di un leader politico coraggioso, qual è il presidente del Venezuela Hugo Chavez, per smontare il teatrino costruito dal governo sulla vicenda Alitalia. Non è vero, come si ostina a sostenere il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che non c’è alternativa all’offerta di Compagnia Aerea Italiana, proposta peraltro formalmente ritirata perchè respinta dalla Cgil e dalle sigle sindacali maggiormente rappresentative tra piloti e assistenti di volo (Anpac, Up, SdL, Avia). Invece alternative ce ne sono, sia in Europa che nel resto del mondo.

Mentre Lufthansa continua a restare alla finestra, in attesa che dal governo italiano giungano segnali meno ostili nei confronti di ipotesi straniere, dall’altra parte dell’oceano arriva la notizia che le linee aeree venezuelane della Aserca Airlines avrebbero l’intenzione di concorrere alla trattativa privata per la cessione di tutti o parte dei complessi aziendali o delle attività produttive del gruppo di società Alitalia.
Invece di salutare con soddisfazione questa novità - che apre nuovi scenari, compresa la creazione di una cordata "mista" a cui potrebbero partecipare gli stessi lavoratori, pronti a mettere sul piatto circa 340 milioni di euro - il governo fa finta di non sentire.

Anzi, convoca i vertici di Cai a Palazzo Chigi nel tentativo di convincerli a tener conto dei «problemi specifici delle alte professionalità», come ha detto ieri il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Ottenendo però in cambio un secco no: «Il piano Fenice non cambia», la risposta di Roberto Colaninno e Rocco Sabelli. Speculare la replica dei piloti: «Se Cai ci ripresenterà una proposta con le stesse cose, non firmeremo alcunchè», avverte Massimo Notaro, presidente di Unione Piloti.

Resta in campo la minaccia dell’Enac di ritirare la licenza ad Alitalia se entro giovedì il commissario straordinario Augusto Fantozzi non presenterà un piano credibile. «Non lo puoi fare», gridano le sigle sindacali di piloti e assistenti di volo, citando il decreto Marzano corretto dal governo. «Lo posso e lo devo fare perchè me lo impongono le normative europee», ribatte Vito Riggio.

Prova a sbloccare la situazione Walter Veltroni con una proposta in tre punti inviata per lettera a Berlusconi. Peccato che l’ipotesi di una apertura da parte di Cai - il primo di questi tre punti - sia stata subito cestinata dal "compagno" Colaninno. Veltroni invita anche il governo a cercare all’estero e a dare mandato a Fantozzi per concludere «immediatamente e positivamente una intesa con tutti i sindacati».

Scuote la testa il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, ieri in visita al Parlamento europeo per incontrarsi con gli eurodeputati del gruppo della sinistra unitaria: «Ho sentito le dichiarazioni di Veltroni secondo cui la Cai deve fare un passo in avanti. Ciò dimostra - dice Ferrero - che c’è un’insistenza anche da parte del Pd o di alcuni settori di esso, per i suoi notori rapporti con alcuni imprenditori della Cai, affinchè siano proprio questi imprenditori a prendere la compagnia di bandiera. Solo che questo - osserva ancora - non coincide nè con gli interessi di Alitalia, nè con gli interessi dei lavoratori, nè con gli interessi dell’Italia».

Il segretario del Prc indica quindi altre strade: «Il governo la dovrebbe smettere di giocare a poker sulla pelle dei lavoratori» e «mettere Alitalia in condizione di valutare tutte le proposte, compresa quella di Chavez». Ma perchè «se Chavez ci mettesse un miliardo in più, non va bene?», domanda Ferrero.