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Gaza insanguinata. Olmert promette: la guerra continua

Publie le giovedì 1 gennaio 2009 par Open-Publishing

Gaza insanguinata. Olmert promette: la guerra continua

di Francesca Marretta

Gaza spera nello spiraglio di quarantotto ore tregua. Il governo Israeliano discuterà oggi se prendere in considerazione la proposta del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner per un «cessate il fuoco umanitario».

Tuttavia Olmert ha fatto sapere che i raid aerei rappresentano solo una prima fase della guerra, che proseguirà con le operazioni di terra. Intanto i morti a Gaza sono oltre trecentottanta. I feriti almeno millesettecentocinquanta. Tra le vittime civili vi sono quaranta bambini e una ventina di donne. E i raid aerei israeliani proseguono. Sono stati senza tregua durante la notte di martedì. Ieri mattina due sorelle di 4 e 11 anni, che viaggiavano a bordo di un carretto trainato da un asino sono state falciate dall’ennesima bomba israeliana, in una strada di Khan Yunes, a sud della Striscia.

Non sorprende che la gente di Gaza abbia paura di uscire anche per cercare cibo. Uffici e scuole sono chiusi. I pochi che, spinti dalla necessità hanno il coraggio di andare in strada, sono costretti a mettersi in fila, una volta trovato un panettiere aperto. La maggior parte dei forni di Gaza, non è in funzione, non solo per la paura, ma per mancanza di corrente elettrica, che occorrerebbe costante per tutta la notte. Intanto la scarsitá di rifornimenti alimentari spinge i prezzi alle stelle. Le uova sono rincarate del 50 per cento, la carne di manzo, già introvabile, invece che a peso va a caratura e il pollo, che normalmente si vende ovunque a Gaza, costa il doppio del normale.

Nella serata di ieri l’esercito israeliano ha lanciato un pesantissimo attacco tra la zona di Rafah, all’estremo sud di Gaza, bombardando all’interno del territorio palestinese fino all’aerea della Philadelphi Road. Obiettivo dell’attacco, a ripetizione, l’annientamento della capacitá di movimento e rifornimento di Hamas attraverso i tunnel sotterranei che sbucano in Egitto. Canali da cui passano armi e munizioni per Hamas, ma anche forniture di vario tipo, di sigarette, pezzi di ricambio, addirittura capre da sgozzare per l’Aid, la festa più importante dell’anno per i musulmani. Per distruggere i tunnel, gli F-16 dell’aviazione isrealiana hanno utilizzato bombe "all’avanguardia" che hanno la capacità di distruggere fino a 15 metri di profondità dal suolo. Diverse ore prima dell’attacco nella zona di Rafah, il personale di frontiera egiziano ha ordinato la sospensione delle attivitá per timore dell’attacco israeliano, che sarebbe arrivato dopo poco.

Stessa cosa ha fatto la Croce rossa. Durante la giornata vi era stato un flusso, sebbene lento, di malati gravi verso l’ospedale egiziano di Al Arish, il più vicino a Rafah. Centoventi tonnellate di generi di soccorso, viveri e aiuti sanitari, sono arrivati a Gaza dal confine sud, scaricati da aerei atterrati in Egitto da Libia e Qatar. Israele ha autorizzato il passaggio dal valico di Kerem Shalom di un convoglio di aiuti aiuti umanitari organizzati da Croce rossa internazionale, Unrwa (agenzia Onu per i rifugiati palestinesi) e Unicef.

La marina militare israeliana ha invece impedito l’arrivo a Gaza di un’imbarcazione dell’organizzazione "Free Gaza" che aveva a bordo aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese. La nave è stata speronata in alto mare, a novanta miglia da Gaza. Dall’imbarcazione danneggiata, gli attivisti internazionali hanno lanciato un S.o.s. A bordo della Dignity, questo il nome della nave, viaggiavano tre medici specialistici, un britannico, un tedesco e una cipriota. Costretta a cambiare rotta, la Dignity è attraccata ieri sera al porto libanese di Tiro.

Nonostante l’aviazione israeliana abbia colpito gli obiettivi simbolo del potere di Hamas, uffici governativi, della sicurezza, l’Università islamica, le moschee frequentate dai leader del movimento islamico, le case dei capi delle milizie, ieri sera, il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum ha dichiarato che questa guerra non servirá a rovesciare Hamas: «Quelli che credono che questi attacchi porteranno alla fine di Hamas devono paragonare quello che è successo a Gaza con quanto accaduto in Libano.

Una guerra di 33 giorni che ha distrutto tutto in Libano, non è riuscita a distruggere la resistenza libanese. Sarà Israele a cadere, noi ci affidiamo ad Allah». La leadership di Hamas è ora sottoterra. Nel senso che si nasconde tra i cunicoli che si diramano in ogni direzione nel sottosuolo di Gaza.

Ieri almeno quarata razzi lanciati dalla Striscia hanno raggiunto Israele, spingendosi sempre più all’interno del territorio, sia nella traiettoria a est della Striscia che a nord. Sono state colpite Rahat e l’area di Beersheva nel Negev, Sderot, la zona di Kiryat Malaki a diciassette chilometri a nord est di Ashdod, secondo porto del paese. L’esercito israeliano ha distrutto decine e decine di basi di lancio per i qassam. Ma i Grad si possono sparare dai camion. Questo è esattamente quello che faceva Hezbollah due anni e mezzo fa con i Katiusha dal Libano.

Ieri sera, dagli schermi di Canale 10, un telegiornale israeliano ha informato la popolazione che i bombardieri israeliani hanno distrutto finora un terzo dei razzi di cui dispone Hamas. Ma per paralizzare il sud di Israele, dove le scuole sono chiuse, le persone restano a pochi metri dai rifugi o vanno in macchina, anche col freddo di questi giorni, a finestrino aperto per sentire le sirene, basta anche un razzo al giorno. Perchè non si sa mai dove cadrá, ne se è proprio quello che ti ammazza. Da sabato scorso, giorno di inizo dell’operazione militare israeliana a Gaza, sono morti colpiti da razzi palestinesi cinque israeliani, quattro civili e un soldato.

Mentre in tutta Europa si organizzano manifestazioni contro i bombardamenti a Gaza, i paesi della Regione spegono le luci dei festeggiamenti di fine anno.

Concerti ed eventi mondani sono stati cancellati in Tunisia, Kuwait, Egitto e Giordania. A Betlemme, le luci delle festività natalizie sono spente da sabato scorso. Anche le consuete celebraziono del primo dell’anno che nel mondo arabo ricordano le prime operazioni armate condotte dai fedaiyyn palestinesi contro Israele, potrebbero essere annullate in segno di lutto.

Secondo alcuni analisti di Ramallah i palestinesi non avrebbero apprezzato l’atteggiamento tenuto durante dal presidente Abbas nei confronti di Hamas nel corso di questa crisi. «Durante le guerre i palestinesi vogliono ascoltare appelli all’unitá nazionale, non scambi di accuse tra partiti rivali». Ieri sera il governo israeliano ha approvato il richiamo di altri duemilacinquecento riservisti. Nei giorni scorsi ne erano stati richiamati seimilacinquecento.