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L’Aquila - La ricostruzione parte con un dirigente indagato in Lombardia

Publie le giovedì 16 luglio 2009 par Open-Publishing
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L’AQUILA. Dopo i dubbi sugli appalti per le case di Bazzano affidate a società riconducibili agli amici del boss palermitano Ciancimino, l’affidamento diretto del Comune dell’Aquila per lo smaltimento delle macerie (50mln), altre nuvole all’orizzonte.

Antonio Rognoni, nominato ieri da Chiodi come soggetto attuatore della ricostruzione risulta indagato per turbativa degli incanti e concussione in una indagine in Lombardia.

La ricostruzione, è stato sempre detto dal primo giorno, sarà limpida. Lo si deve a migliaia di cittadini che vogliono credere alle promesse e che da tre mesi sono ostaggio delle tendopoli.

Nonostante questo non è mancato un nuovo dubbio, una nuova ombra che ora attende di essere illuminata in ogni suo aspetto.

Tutto parte dalla Regione Lombradia che nelle scorse settimane si è impegnata (con moltissima pubblicità) a realizzare una residenza universitaria e a fornire moduli prefabbricati da utilizzare come scuola primaria per la città dell’Aquila.

Il progetto è stato presentato in pompa magna, almeno un paio di volte, ed è finito inconsapevolmente anche nel mirino delle polemiche nel giorno della manifestazione degli sfollati a Montecitorio.

Il Tg1, infatti, non parlò della “marcia su Roma” dei terremotati ma dedicò ampio spazio proprio alla notizia di questo progetto offerto dalla regione guidata da Formigoni.

La residenza universitaria occuperà un’area coperta di 2mila e 500 metri quadri, per una superficie utile totale di 4mila metri quadri.
Saranno 120 i posti di cui disporrà la struttura, che sarà dotata di aree a verde pubblico, parcheggi e aree pavimentate per attività all’aperto.

La scuola primaria sarà invece costituita da tre moduli di strutture prefabbricate, ciascuno composto da 5 aule di 48 metri quadri ciascuna, oltre a un’aula polifunzionale di 72 metri quadri.

Il valore complessivo degli interventi ammonta a 7 milioni di euro, di cui 6 milioni e 300 mila per la residenza universitaria e 700mila per la scuola primaria.

La copertura finanziaria è assicurata dal programma attuativo regionale 2007-2013 del Fondo aree sottoutilizzate della Regione Lombardia.

LA NOMINA DI ROGNONI

Nei giorni scorsi il presidente della Regione, Gianni Chiodi, in qualità di commissario delegato per la ricostruzione e la funzionalità degli edifici e dei servizi pubblici, ha nominato "soggetto attuatore", per le opere offerte dalla Regione Lombardia, l’ingegner Antonio Rognoni, direttore Generale della "Infrastrutture Lombarde SpA" (società con capitale interamente della Regione Lombardia).

Il soggetto attuatore è per definizione il soggetto deputato in via principale alla realizzazione di un progetto. Una sorta di supervisore, manager e comunque il vertice di una piramide con amplissimi poteri.

Ma chi è Rognoni?

Le cronache milanesi si sono occupate di lui nel primo semestre dell’anno quando è finito in una inchiesta partita dal pm di Potenza, Henry John Woodcock, atti poi trasferiti per competenza territoriale ai pm Frank di Maio e Paolo Pirrotta.

Tutto ruota intorno alla costruzione della nuova sede della Regione Lombardia appaltati da Infrastrutture Lombarde spa al Consorzio Torre per un importo di oltre 185 milioni di euro.

Proprio nella Consorzio Torre la nota società Impregilo ha una quota superiore al 90 per cento.

La stessa azienda, come si ricorderà nel 1991 (allora si chiamava Cogefar) si aggiudicò la gara per la messa in funzione dell’ ospedale dell’Aquila, quel San Salvatore che nonostante la giovane età non ha retto al sisma del 6 aprile.

Le accuse mosse a Rognoni, oggi soggetto attuatore per la ricostruzione abruzzese, sono turbata libertà degli incanti e concussione. Accuse tutte da verificar in un processo che non è ancora iniziato e che potranno essere ribaltate nel dibattimento. Fatto sta che oggi l’alto dirigente si ritrova indagato e deve difendersi da accuse pesantissime.

Nella stessa inchiesta figurano anche Alberto Rubegni, amministratore delegato di Impregilo, e Gaetano Antonio Salonia, per la turbata libertà degli incanti.

Secondo Woodcock alla stazione appaltante Infrastrutture Lombarde «sarebbero state imposte varianti attraverso le quali i costi dell’appalto sarebbero stati ampliati a dismisura rispetto all’importo iniziale». Insomma un tecnica per nulla originale…

Altre irregolarità avrebbero riguardato, in particolare, un subappalto per lo smaltimento di materiali contaminati da idrocarburi, affidato dal Consorzio Torre a un’impresa riconducibile all’imprenditore lucano Francesco Rocco Ferrara, al centro della cosiddetta inchiesta Total.

ROGNONI: «ACCUSE INFONDATE»

Dal canto suo Rognoni ha sempre smentito tutto, come sempre si fa in questi casi, e si è detto «sereno del lavoro della magistratura».
Ma secondo i carabinieri del Noe di Roma che hanno portato avanti le indagini e consegnato ai magistrati un fascicolo di 50 pagine, sarebbero stati riscontrati «molteplici elementi indiziari circa l’esistenza di fatti di reato, contro la pubblica amministrazione, posti in essere in maniera sistematica e in assetto organizzato».

E i militari hanno evidenziato soprattutto «la patologica non linearità dei rapporti esistenti tra il direttore di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni e, Luciano Ciapponi, direttore tecnico della
Impregilo».

Qualche tempo prima, inoltre, in una relazione ampia e documentata la Corte dei Conti aveva suggerito alla Regione di monitorare la società regionale nella realizzazione delle opere, «perché - aveva stabilito - non appare del tutto adeguata l’attuale impostazione delle convenzioni tra Regione e il soggetto operativo Infrastrutture Lombarde Spa».
I fatti lombardi forse potranno interessare poco, sta di fatto che la solidarietà del presidente Formigoni, anche se con i soldi pubblici, ha portato una ventata di speranza per i terremotati ma anche un consiglio prontamente accettato da Chiodi di imbarcare nella ricostruzione il superdirigente indagato.

LA SOCIETA’ REPLICA ANCHE OGGI

La Direzione generale subito dopo il lancio della notizia da parte delle testate nazionali smentì nel gennaio scorso «ogni coinvolgimento nei presunti episodi illeciti relativi a subappalti nei lavori di costruzione della nuova sede della Regione Lombardia in via Melchiorre Gioia a Milano».

Lo rifà oggi spedendo quello stesso lancio di agenzia Ansa, datato 4 gennaio che recita: «Siamo fiduciosi nella magistratura - ha dichiarato il dg Antonio Rognoni - e siamo certi della correttezza e trasparenza
dell’operato della società. Smentisco ogni mio coinvolgimento nella vicenda oggetto dell’inchiesta. Qualora dovesse emergere dalle indagini una responsabilità da parte di personale di ILSPA non esiteremo ad assumere i provvedimenti conseguenti».

Alessandra Lotti 16/07/2009


Speculazioni e incuria dietro i crolli sospetti dell’Aquila?

LA SCHEDA: IL CURRICULUM DELL’IMPREGILO

L’AQUILA. L’ospedale, struttura strategica soprattutto nelle emergenze, è stato dichiarato da subito inagibile al 90% ed alcuni muri al primo e secondo piano sono completamente crollate.

Tutti i malati sono stati fatti evacuare ed ora i medici operano nella tende. Entrando nella struttura ci sono crepe e calcinacci dappertutto. Ma il danno maggiore è stato creato da un evidente crollo strutturale a livello del nodo trave-pilastro. Questi rappresenterebbero danni non riparabili. Com’è stato progettato l’ospedale? Sono state rispettate le norme antisismiche per costruire in una zona notoriamente a rischio?
Da chi è stato realizzato il nosocomio?

L’ospedale San Salvatore de L’Aquila è stato inaugurato solo 9 anni fa, nel 2000. I primi progetti però risalgono al 1972, quindi prima della normativa antisismica del 1974.

Un cantiere aperto per 30 anni per una struttura che non risultava nemmeno ultimata.

La spesa iniziale, totalmente coperta da finanziamenti pubblici, si attestava sui 10-12 miliardi di lire.

Ma si sa che con le variazioni in corso d’opera, con le imprese che subentrano, con i subappalti, con i tempi biblici, i costi lievitano.
E non di poco. Così, per una struttura inutilizzabile in questo stato di emergenza, si è arrivati a spendere 200 miliardi di lire.
A tutt’oggi la Asl non ha ottenuto dalle imprese realizzatrici i certificati di collaudo.

Ad aggiudicarsi la gara per la messa in funzione dell’ ospedale è stata, nel 1991, Impregilo - all’epoca Cogefar - il principale gruppo italiano nel settore delle costruzioni e dell’ ingegneria. Che però ha subito precisato: «Abbiamo soltanto fatto gli impianti elettrici e meccanici, sistemati gli arredi, gli equipaggiamenti medicali, le opere di finitura», si legge in una nota dell’Impregilo. In realtà sono decine le aziende che si sono avvicendate nei lavori.

COS’E’ L’IMPREGILO

Cliccando sul sito dell’azienda, si viene accolti da una frase di presentazione: «il progresso, la più grande delle nostre opere». Queste suonano come parole stonate all’indomani di un crollo strutturale di un’opera realizzata dalla stessa Impregilo. Ma cos’è questa ditta? L’ Impregilo è la società numero uno per gli appalti pubblici in Italia: ponte di Messina, Tav, termovalorizzatore di Acerra, autostrada Salerno- Reggio Calabria. La multinazionale è il primo gruppo italiano di ingegneria e general contracting, attivo nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali, nel settore impiantistico e dei servizi ambientali.

E’ quotata in borsa. Per dimensioni e fatturato, la Impregilo sarebbe attualmente il principale gruppo italiano nei settori delle costruzioni e dell’ingegneria e leader nella realizzazione di infrastrutture per il trasporto (ferrovie), per il ciclo di trattamento delle acque reflue e nelle opere per l’ambiente (termovalorizzatori).

La società opera in tutto il mondo e a tutte le latitudini. L’attuale vertice manageriale è guidato dal presidente Massimo Ponzellini e dall’amministratore delegato Alberto Rubegni, subentrato ad Alberto Lina nel luglio 2007.

Il comitato esecutivo è composto da: Antonio Talarico, Giovanni Castellucci, Beniamino Gavio, Andrea Novarese e Giuseppe Piaggio.
Il capitale sociale si attesta a 718 milioni e 364 mila euro. Il pacchetto di controllo di Impregilo è detenuto da Igli spa per il 29,866%.
La società fa capo, con quote paritetiche del 33%, a Autostrade per l’Italia spa (gruppo Benetton), Argo Finanziaria (gruppo Gavio), e Immobiliare Lombarda (gruppo Fondaria Sai).

Ci sono poi gli azionisti di minoranza tra cui: Assicurazioni Generali, Toro Assicurazioni, Augusta Assicurazioni, la Royal bank of Scotland ed il gruppo banca popolare di Milano.

All’estero la ditta va anche con appalti e progetti con i finanziamenti italiani. Un esempio per tutti è quello della Libia. Infatti, non molto tempo fa, l’Impregilo e la Lybian Development Investment Co, hanno costituito una società mista italo-libica, di cui Impregilo detiene il 60% delle quote, con la finalità di promuovere la progettazione e la realizzazione nel Paese di importanti piani di sviluppo nel settore delle infrastrutture e della costruzione di insediamenti urbani. Così anche per altri posti nel mondo.

GLI OSPEDALI DELLA IMPREGILO

Sempre sul sito della società si legge che «l’ Impregilo è un punto di riferimento nell’ambito dell’edilizia sanitaria. In questo settore ha realizzato sia in Italia che all’estero importanti e moderni complessi ospedalieri». Gli ospedali attraversano tutto lo stivale. Si va da Lecco (950 posti letto, 21 camere operatorie), a Milano con l’ Istituto Oncologico Europeo (210 posti letto, 7 camere operatorie). Da Modena a Poggibonsi passando per Viareggio. All’estero la ditta ha costruito 9 nosocomi in Arabia Saudita, uno in Argentina e poi ancora in Grecia, in Africa ed in molti paesi dell’America Latina.

LE INCHIESTE SULLE OPERE DELLA IMPREGILO

A giugno scorso il gip di Napoli, Rosanna Saraceno, ha disposto di interdire l’azienda, in via cautelare, alla contrattazione con la pubblica amministrazione rispetto allo smaltimento dei rifiuti per un anno, insieme al sequestro di circa 750 milioni di euro in beni e crediti.
L’ipotesi di reato è di truffa aggravata nel
lo svolgimento della gara d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti.

Per questo nel filone di inchiesta tra gli indagati appaiono oltre i fratelli Piergiorgio e Paolo Romiti, proprietari di Impregilo, e gli allora amministratori delegati di Fibe e Fisia Armando Cattaneo e Roberto Ferrarsi, anche il presidente della regione Antonio Bassolino, in qualità fino al 2004 di commissario per l’emergenza rifiuti.

L’ indagine su Impregilo è solo una parte dell’indagine, in mano a un pool di magistrati e contenuta in 200 faldoni.

«E’ uno dei pochi provvedimenti cautelari, fatti in Italia nei confronti dei legali rappresentanti di una società che aveva in appalto lo smaltimento dei rifiuti», aveva spiega il procuratore generale Gian Domenico Lepore.

Le ripercussioni di questa indagine sul titolo quotato in borsa furono immediate e profonde. La svalutazione del titolo toccò il 13,5%. Ma il termovalorizzatore fu realizzato perché la magistratura di fatto non fermò quei lavori.

Nel giorno dell’apertura del termovalorizzatore il presidente Silvio Berlusconi ha dichiarato, dal palco: «gli uomini di Impregilo sono veri eroi che qualcuno ha cercato di ostacolare, ma hanno tenuto duro».
In quel frangente il capo del governo espresse tutto il suo entusiasmo e il suo riconoscimento ad un’azienda elogiandone la celerità, pur essendo sotto indagine.

Un’altra inchiesta è stata aperta anche a Monza.
Un’inchiesta giornalistica, condotta da Le Iene, ha fatto il punto sulla Tav e sui relativi costi. In Italia un km di alta velocità costerebbe 3 volte di più che negli altri paesi europei. La grande opera ha visto aumentare i suoi costi del 416%.

All’estero, in particolare nei paesi dell’America Latina e dell’Africa, Impregilo in qualità di capogruppo è stata coinvolta e citata in giudizio rispetto a reati riguardanti l’ambiente e la salute delle popolazioni locali in cui le grandi opere venivano realizzate.

Manuela Rosa 09/04/2009

http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=21699

Messaggi

  • ASSOCIAZIONI A DELINQUERE!!!!!!!!!!!!ò ,MA CHE CI ABBIAMO NEL CERVELLO ’SEGATURA’.Ma non è il momento di risvegliarci e prendere coscienza che quì c’è lo stanno mettendo in quel posto!!!!!!!!!!!!!!!

  • Il costo dell´appalto del nuovo palazzo della Regione, a Milano, è stato «ampliato a dismisura rispetto ai costi iniziali». Grazie a una strategia concertata da Infrastrutture lombarde spa, emanazione della giunta regionale, con il coinvolgimento dei dirigenti del consorzio Torre, partecipata al 90 per cento dalla Impregilo. È questa l´accusa alla base della nuova inchiesta della procura di Milano che ipotizza tangenti e apre un fascicolo su sette tra imprenditori e dirigenti delle società coinvolte. Le accuse vanno dalla concussione, alla corruzione, dalla turbativa d´asta alla truffa e alle false fatturazioni.

    L´indagine arriva a Milano - se ne occupano i pm Frank Di Maio e Paola Pirotta - come stralcio dell´indagine del pm John Woodcock sulle tangenti per le estrazioni di petrolio in Basilicata. L´anello di congiunzione è l´imprenditore Francesco Rocco Ferrara, già arrestato dai magistrati di Potenza ma coinvolto, si scopre ora, anche nell´affare da 185 milioni di euro per la realizzazione del grattacielo che con i suoi 167 metri, una volta realizzato sarà il più alto d´Italia. A Milano l´imprenditore ha avuto un subappalto per lo smaltimento degli idrocarburi che contaminavano il terreno su cui sorgerà il nuovo Pirellone. Solo la metà degli otto milioni di euro da lui pretesi, però, erano congrui. Quando il direttore dei lavori lo ha fatto notare, il consorzio lo ha allontanato. «Non mi hanno rinnovato il contratto», dice lui stesso in un´intercettazione con uno degli indagati. Sospette, secondo i carabinieri del Noe che hanno redatto il rapporto poi inviato a Milano, sarebbero state una serie di varianti ai lavori.

    E poi c´è la «patologica non linearità dei rapporti» tra Antonio Rognoni, direttore generale della Infrastrutture lombarde spa, e i dirigenti della Impregilo, che decidono di far fuori un project manager, Lorenzo Porcari, che aveva da ridire sui costi delle opere. Secondo l´accusa si sarebbe cercato di ritardare i tempi di consegna dell´opera, prevista per il novembre del 2009. Dalle intercettazioni, però, emerge che proprio Rognoni teneva ad accelerare i tempi. «Abbiamo un pregiudizio sul fatto che quest´opera dev´essere finita nel novembre 2009», dice parlando con un uomo della Impregilo. E aggiunge, riferendosi al governatore Roberto Formigoni: «Quello lì va via, arriva un leghista, eh... Si va a inaugurare il grattacielo del leghista... Quindi figurati te quanto gli interessa a lui». In un altro passaggio, però, Rognoni si rivolge con durezza a Luciano Ciapponi, uno degli indagati, dirigente dell´Impregilo e del consorzio CavToMi: «Vedrai che saltando io l´avrete anche voi il problema... e grave l´avete il problema».

    Appreso dell´inchiesta che lo riguarda, Rognoni ha detto di essere «fiducioso nella magistratura» e «certo della correttezza della società». Rognoni è a capo anche della Concessionaria autostradale lombarda, che ha affidato a Impregilo vari appalti: «Se è per questo, la società ha perso molte gare e ha presentato ricorso contro di noi. I tempi, li rispettiamo. E malgrado gli interventi migliorativi, resteremo nel budget. Con Ferrara i rapporti li ha gestiti la Impregilo».

    http://milano.repubblica.it/dettaglio/regione-per-la-nuova-sede-spunta-ipotesi-delle-tangenti/1570060

    • L’Aquila, l’ira del sindaco Cialente: “Restituisco la fascia a Napolitano"

      Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente attacca il governo per la normativa fiscale prevista dal decreto Abruzzo. Le imposte sono infatti sospese fino a dicembre nei comuni dell’Aquilano, ma dovranno essere la restituite al 100% a partire da gennaio. “Se devono lasciarci in questa situazione, non indosserò più la fascia tricolore da sindaco – ha detto oggi Cialente –. Con questa situazione fiscale l’economia non può ripartire. Nel momento in cui il Paese, rappresentato dal Governo, decide che L’Aquila è tornata in una situazione di normalità e quindi può pagare tranquillamente le tasse, c’è bisogno di un segnale importante". Per questo motivo, il sindaco si dice disposto a restituire la fascia al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “La riprenderò solo quando vedrò che questo Paese ci è veramente vicino”.

      18 luglio 2009

      Video al link : http://ilcentro.gelocal.it/multimedia/home/6937561