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Perdonanza, tensione all’Aquila - Contestato Letta: "Vattene"

Publie le sabato 28 agosto 2010 par Open-Publishing
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Al corteo che celebra la Bolla di Celestino V striscioni e slogan (foto) contro il sottosegretario. Il "popolo delle carriole" grida "3e32 io non ridevo". Interviene la polizia

LE IMMAGINI AL LINK :

http://www.repubblica.it/cronaca/20...

L’Aquila, tafferugli alla "Perdonanza"
"Letta vattene, Cialente vergogna"

"Alle 3e32 io non ridevo" hanno gridato i manifestanti al passaggio del sottosegretario su Corso Federico II. Molta tensione nonostante l’invito del sindaco alla ’’non belligeranza’’

L’AQUILA - Due grandi striscioni con scritto "Il gran rifiuto della cricca", "Cialente vergogna, Molinari vergogna, Letta vidi de jttene" e una grande scritta, "3e32 io non ridevo": così i giovani dei Comitati spontanei stanno protestando a L’Aquila, lungo Corso Federico II, contro la scelta di invitare alla Perdonanza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.

Il corteo nel capoluogo abruzzese, che precede l’apertura della Porta Santa in occasione della della 716/a Perdonanza Celestiniana, è stato così aperto dalle contestazioni. I mille manifestanti non hanno gradito la presenza del sottosegretario in rappresentanza del governo e lo hanno accolto con accuse e cori di protesta. "Il governo è stato sempre rappresentato al corteo della Perdonanza - ha spiegato il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente - da 30 anni c’è sempre stato un suo esponente al fianco di Regione e Province abruzzesi".

Qualche tafferuglio tra forze dell’ordine e gruppi di cittadini pronti a sfilare con le carriole dietro al corteo, ha sottolineato come siano sempre più tesi i rapporti tra i cittadini e le istituzioni. E a nulla è valso l’invito del sindaco alla ’’non belligeranza’’. Uno degli striscioni di protesta è stato coperto dalle forze dell’ordine con bandiere nero-verdi, colori della locale squadra di rugby, e questo non ha fatto che esacerbare gli animi.

"Oggi è il giorno della Perdonanza", ha detto il sottosegretario cercando di placare gli animi. Di origine abruzzese, Letta ha inviato "un messaggio di pace, di armonia e di fiducia agli aquilani e ai cittadini del cratere del terremoto". Il rappresentante del governo ha chiuso così la questione sollevata dai giornalisti, che hanno sottolineato che parte della città sta protestando contro l’esecutivo per avere più garanzie nella ricostruzione post-sisma. La protesta delle carriole ha indotto il sottosegretario a fare un percorso alternativo per arrivare in piazza Duomo.

(28 agosto 2010)

VIDEO al link :

http://tv.repubblica.it/copertina/l-aquila-contestato-letta-vattene/52300?video=&ref=HREC1-1

Messaggi

  • Gli aquilani non perdonano

    Pochi minuti prima della partenza del corteo della Perdonanza, all’inizio di Corso Federico II, alcuni cittadini hanno esposto striscioni per esprimere dissenso verso la partecipazione di Gianni Letta.

    L’Aquila non può dimenticare le responsabilità del Sottosegretario nel favorire la nascita del consorzio Federico II, ad oggi oggetto di inchiesta giudiziaria. Come non possiamo dimenticare le promesse disattese nella risoluzione del problema delle tasse. Oggi i terremotati e le aziende del cratere sono tornati a pagare le imposte e nessuna misura di tutela dei cittadini nei confronti di banche, enti previdenziali ed Equitalia è stata prevista dal Governo.

    Il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, negli scorsi giorni aveva rilasciato una dichiarazione in cui esprimeva soddisfazione per la visita di Gianni Letta, sicuro che anche gli aquilani avrebbero gradito. Il nostro sindaco evidentemente si illudeva. Ancora una volta i cittadini hanno voluto sottrarsi al suo doppio gioco.

    Al momento di esporre gli striscioni “Cialente vergogna, Molinari vergogna, Letta vidi de jttene” e “Il gran rifiuto della cricca”, i cittadini sono stati aggrediti dalle forze di polizia e da agenti in borghese che hanno tentato di strapparli dalle mani, provocando tensione in una civile espressione di dissenso.

    Sara - Comitato 3e32

    FILMATO al link :

    http://www.youtube.com/watch?v=_XWnTrHfArk&feature=player_embedded

    • Le carriole alla Perdonanza

      sabato 28 agosto 2010

      Qualche giorno fa, in assemblea, la Signora Gabriella Liberatore ha chiesto timidamente la parola e, altrettanto timidamente, ha detto: "vorrei proporre di portare le carriole alla Perdonanza aquilana. Tutto qui, ho finito". Son rimasta spiazzata. Non avevo mai partecipato al corteo della Perdonanza, ricorrenza laica della città dell’Aquila. Giubileo del Perdono, proclamato con una bolla papale da papa Celestino V, l’eremita del monte Morone.Il papa del gran rifiuto. Bolla consegnata alla municipalità e sottratta alle indulgenze a pagamento offerte dalla Chiesa. Indulgenza per il popolo.Sentivo gli echi del corteo da casa mia, quando avevo una casa. E, da lontano, scuotevo la testa. Troppo anarchica, troppo cavallo pazzo per riconoscermi nella sfilata di autorità, gonfaloni, confraternite ed associazioni. Quest’anno sentivo che i cittadini responsabili avrebbero dovuto partecipare alla sfilata, ma non riuscivo a trovare la forma. Le carriole quindi, proposte al corteo. Le carriole fanno parte della storia della mia città, mi son detta. Le carriole hanno segnato il risveglio delle coscienze e della volontà di tanti cittadini. Hanno segnato la rinascita di un popolo tramortito dall’evento naturale e dall’oppressione di coloro che erano venuti a "salvarci". Ed allora ho realizzato che l’invito di Gabriella era sano. E giusto. L’assemblea ha votato la proposta favorevolmente, ma in molti si sono dissociati. Molti ritenevano che le carriole sarebbero state fuori luogo e, addirittura, ridicole. Sarebbero state bersaglio di vibrato dissenso. Insomma, le carriole si sarebbero bruciate da sole. Fine ingloriosa, ha detto qualcuno. Il dibattito, poi, è continuato su facebook. C’è stato chi ha ritenuto opportuno, pur avendo lavorato con le carriole, di affermare che la partecipazione era inappropriata. C’è stato chi ha sostenuto che chi sarebbe andato in corteo con le carriole lo avrebbe fatto esclusivamente per avere visibilità personale. Chi, con un briciolo di cattiveria, devo dirlo, ha addirittura sostenuto che le carriole cercavano visibilità per scopi elettorali. Alcuni si sono scatenati asserendo che le carriole sono detestate dalla maggior parte della popolazione. Che la partecipazione sarebbe stata un boomerang che si sarebbe ritorto contro tutti. Anche contro coloro che dissentivano dal riportare le carriole in pubblico. E tutto questo ha diviso l’assemblea. Allora mi son detta " ma non è che queste carriole fanno paura?" Ed ho capito che, comunque, sono un testimone forte, fortissimo. L’assemblea aveva deciso, democraticamente, che ognuno avrebbe potuto fare ciò che desiderava. E così è stato. C’è stato chi ha scelto la strada della contestazione, che io, pur accettando, non approvo,poiché non ritengo opportuno il luogo, e l’occasione. C’è stato chi, invece, come me, ha portato le carriole. Ed eravamo una cinquantina. Ordinatamente ci siamo disposti lateralmente sul corso ed abbiamo atteso la sfilata.Ero intimorita, devo dirlo, ma determinata. La paura di essere fraintesa ed addirittura contestata dai miei concittadini è svanita subito. Immediatamente ho percepito l’affetto e l’approvazione negli sguardi dei tanti che percorrevano il corso. E tanti si sono avvicinati a noi, chiedendo i cartelli che avevamo approntato con i nomi delle vie, delle piazze, dei palazzi, delle frazioni. E ci sono stati vicini. Ho taciuto, abbiamo taciuto, al passaggio delle autorità. Abbiamo applaudito i gonfaloni dei paesi, e quelli dei nostri quartieri. Abbiamo applaudito e ringraziato i vigili del fuoco che portavano le spoglie di Celestino. Poi, alla fine del corteo, tra il popolo, abbiamo iniziato a sfilare. E lì è accaduto ciò che non mi aspettavo: abbiamo percorso il lungo tratto, fino alla basilica di Collemaggio, fra gli applausi della popolazione. E gli applausi sono stati solo per noi. E gli sguardi di affetto. E di solidarietà. E noi cantavamo "L’Aquila bella me’ te voglio revete’ ". E si è pianto di commozione. Tutti. Mi son fermata, li ho guardati gli Aquilani che ci applaudivano ed io ho applaudito loro. "Uniti ce la faremo" ho urlato. Ho incrociato lo sguardo di una signora. Piangeva. L’ho abbracciata. Lei mi ha detto " pensetece vojatri a refalla sta città". L’ho stretta con affetto. Ed ho continuato a cantare. Piangendo anch’io. Delle giovani si sono avvicinate " siamo della Caritas, dateci una carriola". E si continuava a cantare e le persone che ci facevano ala cantavano con noi. Seguivo le mie parole sulle loro labbra. La città ci ha abbracciati. Da qui ripartono le carriole. Testimoni di forza, di speranza, di volontà e di lavoro. Non ci siamo bruciati. Chi non è venuto ha perso tempo ad elucubrare dietro una tastiera. Avrebbe potuto abbracciare con noi la nostra città.

      Miss Kappa

      http://miskappa.blogspot.com/2010/08/le-carriole-alla-perdonanza.html

    • Nessuna perdonanza

      Dopo le botte di Roma, ieri la contestazione a Gianni Letta durante la cerimonia della Perdonanza. A L’Aquila 32mila terremotati sono ancora senza casa. I negozi non riaprono. Non c’è più voglia di ascoltare promesse

      Ascoltano gli slogan che risuonano nell’aria tesa mentre sfilano come pietrificati, gli occhi coperti dalle lenti scure, il sottosegretario Gianni Letta accompagnato dal sottosegretario Jole Santelli dentro un tailleur nero e dalla senatrice del Pdl Paola Pelino ingessata da un abito damascato: “Io alle 3 e 32 non ridevo”. Le mani a tenere gli striscioni: “Cialente vergogna. Zona rossa sì, di vergogna. Letta vedi de jittene”. Letta muove il viso leggermente per leggere. Davanti due Cardinali. La Chiesa che protegge il potere. Eppure oggi Gesù Cristo di certo sarebbe stato in fondo al corteo assieme al popolo delle carriole, simbolo culturale di ribellione e rinascita che al passaggio riscuote gli applausi della cittadinanza. Poco distante da Piazza Duomo la polizia cerca di strappare gli striscioni appesi al muro. I ragazzi del movimento 3 e 32 li difendono stringendosi a cordone. La polizia non demorde. Una ragazza cade a terra e piange. La gente urla: vergogna vergogna. La tensione sale. Arriva il sindaco Massimo Cialente c’è chi gli chiede come possa resistere impassibile di fronte a tanta violenza. Risponde che lui non è responsabile dell’ordine pubblico parlerà con il Questore. Ma oggi è la festa della Perdonanza.

      Ancora 32mila i senza casa

      Quel Papa dentro l’urna, Celestino V, sta a ricordare che dal 1294 il perdono verrà concesso anche al popolo e non più a pagamento. Dunque è la festa del popolo. Il movimento delle carriole che ha svegliato la città come intorpidita dal dolore e dalle promesse rimaste parole, lotta per riprendersi la vita rimasta seppellita dalla furia del terremoto e da chi avrebbe dovuto proteggerli. Le carriole nate per trasportare le macerie ora sono piene di libri come segno di rinascita culturale. A L’Aquila non c’è più un luogo dove leggere, dove studiare. E le macerie ancora ammassate sono milioni di tonnellate. Solo diciottomila persone sono nelle nuove case, le chiamano così mentre duemila sono ancora negli alberghi e 30 mila si arrangiano come possono ospiti di amici e parenti. “Forti e gentili sì. Fessi no” si legge su uno striscione. Frasi che raccontano la fine di un inganno che dura da troppo tempo ma che non ha soffocato il bisogno di tornare a vivere la loro città nella loro città. Le transenne lungo il corso che si snoda da Piazza Duomo sono diventate il muro del pianto aquilano. I commercianti ci hanno appeso le foto delle insegne dei loro negozi devastati dal sisma. I bambini i disegni di come erano le loro case che non ci sono più e di come immaginano che torneranno ad essere, forse, un giorno. Degli 800 esercizi commerciali solo quattro hanno riaperto. Nei pochissimi bar si respira la stessa gentilezza di un tempo seppure velata dalla tristezza.

      Le botte di Roma fanno ancora male

      Dolore e speranza si intrecciano senza fine. “Il sindaco non doveva invitare per la festa della Perdonanza Letta che ha armato la polizia contro di noi a Roma”, spiega Mattia giovane laureato in Scienze politiche, disoccupato. “Letta rappresenta le istituzioni ed io le rispetto”, controbatte il sindaco Cialente che aggiunge: “Le botte dalla polizia le ho prese anch’io a Roma ma cosa vuol dire?”. “Ecco appunto cosa vuol dire allora considerare autorevole un governo che è arrivato a fare questo?”, spiega Mattia. Gabriella invece, tecnico di laboratorio al CNR mentre spinge una delle tante carriole si sfoga così: “Il perdono la mia gente lo pretende perché lo merita ed essere perdonata vuol dire non dover più subire in silenzio l’umiliazione di essere considerata incapace di decidere il proprio destino”. Le sue parole rimbalzano contro il viso senza espressione del presidente della Regione Chiodi che raggiunge a passo veloce la testa del corteo tenuto sotto braccio da un omone grande e grosso che gli sussurra: non ti fermare andiamo.

      Ragazzi in costume fanno volare le bandiere. Ma nessuno li osserva con attenzione. Ai bordi del viale che conduce alla Chiesa di Colle Maggio dove ad attendere il corteo c’è il Vescovo Molinari, poche persone e poco appassionate. Il Vescovo che ha accusato la cittadinanza di ingratitudine nei confronti di Berlusconi a cui lui di certo concederebbe l’indulgenza. Peccato che non possa farlo perché Berlusconi qui non c’è. E non è venuto neppure Bertolaso. Sono finiti i tempi delle passerelle. Ora è il tempo della resa dei conti e i conti non tornano. I soldi non ci sono. “L’Aquila era morta anche prima” ha detto il parlamentare del Pdl Giorgio Straquadanio. “Parole che ci offendono e ci indignano”, gli risponde Anna Colasacco mentre spinge la sua carriola.

      Sandra Amurri

      da Il Fatto Quotidiano del 29 agosto 2010