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L’unità di Rifondazione Comunista e le nostre prospettive

par Simone Oggionni

Publie le giovedì 19 gennaio 2012 par Simone Oggionni - Open-Publishing
9 commenti

Intervento al Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, 15 gennaio 2012

Registro anche io un clima nuovo nel partito, positivo e da valorizzare, frutto di un congresso che ci ha reso più uniti, tanto nel gruppo dirigente centrale quanto – sia pure con qualche eccezione – nei territori.

Ora il rischio che dobbiamo evitare – ed è questo a mio avviso il tema centrale che dovremmo affrontare – è ricompattare il partito ma in una condizione di debolezza ormai normalizzata e assodata. Non dobbiamo cioè abituarci alla nostra attuale inadeguatezza, perché quando si è piccoli e deboli si rischia di perdere per sempre l’ambizione egemonica, la capacità di creare consenso e si finisce con l’acquisire anche senza volerlo una struttura mentale e una vocazione minoritaria.

Per questo le scelte che compiamo in queste settimane sono determinanti, ancora di più perché il quadro è aperto a mille variabili. Non sappiamo con quale legge elettorale voteremo, non sappiamo quando voteremo, non sappiamo se il Pd sarà risucchiato definitivamente in un’ipotesi neocentrista (scegliendo di costruire una cosa che in Italia compiutamente non c’è mai stata, e cioè il partito organico della borghesia), non sappiamo se il centro-destra candiderà ancora Berlusconi o Alfano, non conosciamo il grado di conflittualità sociale che si svilupperà nei prossimi mesi in reazione ai provvedimenti del governo Monti e alle provocazioni protofasciste messe in campo da alcuni settori del padronato italiano (e di cui l’espulsione della Fiom dalle fabbriche Fiat è soltanto la punta dell’iceberg).

Non è quindi il tempo della discussione sulle alleanze, ma è il tempo di scegliere modalità di azione e iniziativa adeguate alla fase a cui conformare i nostri comportamenti.

Penso esistano due bussole.

La prima è l’intransigenza nella nostra opposizione al governo Monti, che ha rappresentato l’uscita da destra dal ciclo berlusconiano. La dobbiamo concretizzare contestando giorno per giorno le scelte socialmente criminali del governo sulle pensioni, sul lavoro, sui contratti, sui diritti e di cui l’idea di inserire in Costituzione il pareggio di bilancio è forse il segno più regressivo e violento. Da questo punto di vista la contestazione di ieri mattina dei nostri compagni alla visita di Casini a Catania (che ha avuto un grande e meritato rilievo mediatico) va estesa e replicata, a partire dal 20 gennaio quando a Roma daremo il benvenuto a Monti, Merkel e Sarkozy.

La seconda bussola è l’atteggiamento unitario, sempre e comunque. L’opposizione deve essere intransigente e allo stesso tempo intelligente. Dobbiamo avanzare proposte concrete, alternative a quelle del governo, e non urlare slogan. Dobbiamo comunicarle in maniera semplice e comprensibile a tutti. E dobbiamo ricercare fino allo spasimo le relazioni e i rapporti con le forze democratiche e della sinistra dentro le cui ambiguità e dentro i cui errori e le cui contraddizioni c’è uno spazio di azione e iniziativa politica enorme. Penso all’Idv, a Sel, ma anche a quella parte del Pd che ha espresso posizioni alternative a quelle di Letta e Ichino. Penso alla Cgil, che pure nei limiti della sua linea politica è il più grande sindacato del Paese e quindi potenzialmente uno dei soggetti più importanti dell’opposizione a Confindustria e al governo di queste destre. E non, come qui ho sentito, per fare stalking ai moderati, ma per rimanere in contatto con una sinistra politica e sociale che soltanto così possiamo provare a spingere su una posizione di alternativa.

Ma per essere credibili dobbiamo affrontare di petto alcuni temi che io ritengo essere problemi strutturali di Rifondazione Comunista.

Il primo è la Federazione della Sinistra. Su questo bisogna uscire dalle ambiguità e superare i ritardi. Perché se la Fds rimane un cartello elettorale il rischio che già stiamo correndo è che nei territori, senza un’unità e una omogeneità (tra i comunisti, innanzitutto) che si decide politicamente di costruire a livello centrale, crolla pure questo, e prevalgono i piccoli egoismi elettorali, e si approfondiscono irreversibilmente le differenze, a partire da quelle di collocazione istituzionale.

Il secondo tema riguarda i giovani. Non voglio apparire un disco rotto, ma penso davvero che ci sia un problema di dialogo tra il partito e la giovanile. E continuo a ritenere che questo sia un errore potenzialmente letale sul quale il Segretario in prima persona dovrebbe a mio avviso proporre un cambio di passo.

Il terzo riguarda il rapporto con gli intellettuali, che va ripreso e ricostruito, perché solo così si può ridare al partito fiato, prospettiva e ci si può collocare al livello di cui abbiamo bisogno, interagendo con il nostro orizzonte e le nostre aspettative strategiche.

Il quarto, infine, riguarda il regime correntizio interno al partito. Io condivido il fatto che vada superato, eliminando questa fastidiosa distonia tra ciò che enunciamo e ciò che pratichiamo. Ma non condivido – e voglio dirlo chiaramente – che attraverso questo si tenti di superare e di abolire l’idea e la pratica delle componenti politico-culturali, che invece sono e devono essere una realtà viva e utile per il dibattito interno e l’analisi culturale e teorica ad oggi quasi del tutto assente nel partito.

http://www.reblab.it/2012/01/lunita-di-rifondazione-comunista-e-le-nostre-prospettive/

Messaggi

  • Non ho potuto leggere l’intero articolo , mi sono fermata quasi subito . Non per colpa mia , ma perchè dopo qualche riga sono stata investita da questo TIR :

    "non sappiamo se il Pd sarà risucchiato definitivamente in un’ipotesi neocentrista (scegliendo di costruire una cosa che in Italia compiutamente non c’è mai stata, e cioè il partito organico della borghesia)"

    Ci tengo comunque a informare Simone Oggionni che il PD è oltre "un’ipotesi centrista" , è un partito di destra da sempre , anche da quando si chiamava PDS ; e "il partito organico della borghesia" è sempre esistito in Italia e l’ha sempre governata .

    • Il Pd è un partito di destra? Ma allora davvero sono saltate anche nelle nostre teste tutte le categorie! Il Pd è un partito moderato da sempre, ma che oscilla tra il centro e la sinistra, in Italia come in Europa (tra il gruppo dei socialisti e qualcuno che lo vorrebbe con i popolari). Dire questo, cioè raccontare la verità, non significa fare sconti sulla sua linea politica e mettere in evidenza i suoi errori e i suoi fallimenti...
      Quanto al partito organico della borghesia... mi è sfuggito, da docente di storia contemporanea, qualche passaggio. Quale sarebbe? La Democrazia Cristiana, forse?

    • Tutti i partiti che hanno governato l’Italia sono stati “organici alla borghesia” : dalla Destra Storica , da Crispi e poi da Giolitti , dal fascista servo dei padroni di Predappio .. passando poi per la DC , per Craxi , per i governi tecnici , per i governi di CentroSx di fine anni 90 ( che hanno sposto in toto il credo neoliberista ) , arrivando ai governi Berlusconi e all’attuale governo Monti . Tutti .
      E quanto il PD sia un partito di destra è palese non solo dal sostegno al governo Monti , ma da almeno 12/15 anni ( o forse più )quando nel suo vecchio nome compariva ancora ( con malcelato imbarazzo ) la parola "sinistra" : ma senza dubbio alcuno da quando il governo D’Alema si rese complice del bombardamento atlantista alla Jugoslavia ; da quando regalò interi settori pubblici ai "capitani coraggiosi" ; da quando sposò in toto il sogno neocapitalista anti-sociale dell’essere "imprenditori di se stessi" introducendo leggi come la Treu e , soprattutto , sposando con entusiasmo l’Europa neoliberista e reazionaria di Maastricht ( nei primi anni ’90 )e del Trattato di Lisbona ( 3 anni fa ) ; oppure quando pensò bene di contrastare gli "effetti collaterali" del capitalismo inventando le prigioni per migranti ( senza il bisogno di chiamarsi Himmler o Borghezio ) ecc..ecc... Le prove di quanto il PD sia un partito di destra sono infinite da ( almeno ) 15 anni .

    • Ma che semplificazione! Essere "partiti organici alla borghesia" significa rappresentarne gli interessi esclusivi. Dal fascismo in poi nessun partito o coalizione politica al potere è stata tecnicamente organica alla borghesia (ammesso che in Italia si possa parlare di un blocco sociale borghese omogeneo: e sarebbe questa la novità semmai che il Pd potrebbe introdurre). Quanto alle scelte politiche dell’ex Pci negli ultimi vent’anni: come già dicevo tutte sbagliate e tutte gravemente compromissorie di dinamiche sociali progressive, ma la destra è - tecnicamente - sempre un’altra cosa.

    • La destra è - tecnicamente - il PD
      E certo , in questi 150 anni parte della classe lavoratrice ( non tutta ) ha anche mangiato , avuto una casa , comprato la lavatrice , guardato la TV ... tutto funzionale agli interessi esclusi della borghesia .
      E per quanto riguarda la "semplificazione" ( certamente questo non è l’ambito più adatto per fare analisi profonde ) tu non scherzi .

      Comunque , se vuoi approfondire l’argomento , caro "docente di storia contemporanea" , ( se non ti basta osservare la realtà ) ti posso consigliare un paio di saggi ( gli autori sono Valerio Romitelli , Gianfranco Borrielli , Maurizio Zanardi , Rino Genovese , Bruno Moroncini , Mario Pezzella ) che trattano proprio questo argomento : la funzione filoborghese di destra del PD , a partire ( duole ammetterlo ) da quando si chiamava PCI sotto la gestione Berlinguer .
      PS : da quando ha iniziato a chiamarsi PDS , DS , e ora PD non ne discutiamo nemmeno ovviamente .

    • Se la destra è il Pd il Pdl, la Lega e le organizzazioni neofasciste cosa sono? Semplicemente un’altra destra?
      E dove sarebbero le mie semplificazioni?
      Il problema è che con chi pensa che pure il Pci con Berlinguer ha fatto politiche di destra c’è poco da discutere...
      Quello che voglio fare capire è che possiamo anche contestare le scelte fatte dal Pci, dal Pds, dai Ds, dal Pd... ma dovremmo mantenere una capacità di analisi politologica minimamente credibile e oggettiva. Ma tant’è!
      Cordiali saluti, e mi saluti l’amico Romitelli, che tutto dice e scrive fuorché che il Pci fosse un partito di destra!

    • Almeno si faccia regalare dal suo amico il suo ultimo saggio , edito da Cronopio , "Storie di politica e di potere" : vedrà che troverà una lucidissima critica , da sinistra , del comportamento del PCI dall’autunno caldo fino alla Bolognina .

    • Ma certo, Romitelli ha sempre criticato da sinistra (da posizioni "autonome") il Pci, ma quello che le contesto è l’aggettivazione "di destra" del Pci. Lo ripeto per l’ultima volta: un conto è criticare da sinistra le posizioni di un partito, un conto è definirlo "tecnicamente" di destra. Mi sono spiegato?

    • Sono stata fraintesa ( colpa mia ) : l’espressione "di destra" è ovviamente mia , non di Romitelli ( per quanto riguarda l’ala "migliorista" del PCI : non l’ho esplicitato ma ovviamente mi riferivo strettamente a quell’area )