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Anche i banchieri perdono ...

par da Dagospia

Publie le giovedì 2 aprile 2015 par da Dagospia - Open-Publishing
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Dal sito Dagospia, un articolo che racconta in maniera non formale le vicende relative al rinnovo del contratto nazionale dei bancari.


1 APR 2015

BARAONDA BANCARIA - FIRMATO IL CONTRATTO DI LAVORO DEI BANCARI: I SINDACATI PIEGANO L’ABI CHE DEVE RINUNCIARE A TUTTI I SUOI OBIETTIVI PER PAURA DEGLI SCIOPERI

Per i 320mila addetti degli istituti in arrivo un aumento in busta paga di 85 euro - scontro al fulmicotone tra Arrogance Profumo e Megale della Cgil (che si porta a casa le scuse di Profumo) - "Decisivo" l’intervento di Arena (Dircredito): "Ao’ quanno se magna"…

È fatta. Dopo una lunghissima trattativa durata quasi due anni i bancari hanno il loro contratto di lavoro, ma hanno rischiato grosso. Stavolta le banche facevano sul serio e se fosse fallita anche l’ultima mediazione la categoria dei bancari sarebbe rimasta senza un contratto, con buona pace di chi ha in questi giorni parlato di solita manfrina e di solito teatrino.

Una vertenza durissima, giocata sia in campo politico sia mediatico, che assumeva contorni ancora più rilevanti, se si pensa che questo rinnovo contrattuale apre la stagione dei rinnovi di altre categorie di lavoratori. La lente d’ingrandimento era puntata sulla volontà delle banche di sostituire il contratto nazionale con i contratti aziendali di gruppo e i sindacati temevano anche che un eventuale intervento del governo sarebbe stato a favore dei banchieri.

La sconfitta politica delle banche è stata evidente: hanno lasciato sul campo tutte quelle energiche rivendicazioni che avevano l’ unico obiettivo di smantellare il contratto di lavoro e di avere poi conseguentemente la possibilità di riformare gli inquadramenti, l’orario di lavoro, il salario, cercando di interrompere la dinamica di crescita del costo del lavoro.

Gli 85 euro di aumento distribuiti nel triennio che vanno nella direzione del recupero dell’inflazione, visti i tempi di vacche magre, rappresentano certamente un risultato positivo, ma la bandiera dei sindacati sventola alta per avere mantenuto e salvaguardato tutti quelli che sono i temi legati all’occupazione, all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e soprattutto alla creazione di una piattaforma bilaterale al fine di ricollocare personale in esubero in eventuali stati di crisi aziendali.

La partita è stata dura e aspra con colpi anche bassi: il Segretario generale della Cgil bancari Megale ha più volte “imbruttito” a Mr Arrogance, Alessandro Profumo, e non sono mancate scintille dei banchieri presenti con Giulio Romani della Cisl e Massimo Masi della Uilca. Un durissimo scontro tra Megale e Profumo consumato nelle prime ore del mattino del primo aprile ha portato quasi alla rottura definitiva.

Sono poi prevalse le ragioni del buonsenso e della responsabilità individuale, al punto che lo stesso Alessandro Profumo ha chiesto apertamente scusa al Segretario della Cgil bancari. La sconfitta politica delle banche e dei banchieri rispetto a come avevano impostato inizialmente la vertenza è stata eclatante.

Della guerra santa scatenata all’inizio hanno praticamente raccolto le briciole: volevano la riforma degli inquadramenti e non l’hanno ottenuta, volevano il blocco permanente degli scatti d’anzianità e del Tfr e non l’hanno avuto, volevano eliminare “l’area contrattuale” per avere gioco facile sui licenziamenti e non l’hanno ottenuto. Hanno però portato a casa un rinnovo del contratto che servirà anche a loro per governare il settore in un clima di reciproco rispetto tra gli stessi istituti di credito italiano e di reciproca concorrenza leale.

A detta di molti sindacalisti presenti, banchieri compresi, il vero leader della vertenza è stato il Segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che, aldilà della simpatia o antipatia che suscita, da abilissimo e sindacalista e politico, è riuscito nella difficile impresa di valorizzare il ruolo della Cgil bancari nell’ottica poi della tenuta e della gestione delle assemblee dei lavoratori che dovranno poi ratificare l’’accordo.

Ha alzato la voce quando serviva, ha picchiato duro quando era indispensabile, ma il colpo di genio l’ha realizzato nella non stop degli ultimi due giorni di trattative quando in un primo momento ha lasciato visibilità e campo alle altre organizzazioni, intervenendo però al momento opportuno, da abile regista, quando la posta in palio era alta e definitiva. Insomma, li ha lasciati sfogare per poi colpire al momento opportuno quando il disordine era ormai evidente.

Oggetto misterioso l’ormai ex segretario della Dircredito (la sigla dei dirigenti e dei quadri direttivi svenduta alla Cisl): Maurizio Arena in due anni di trattative non ha mai preso parola nei confronti e scontri coi banchieri. Per la verità agli atti risulta un intervento decisivo: preso dalla fame, Arena ha chiesto apertamente, ieri a palazzo Altieri, "ma quando se magna?".

Profumo dovrebbe lasciare la carica di Presidente del Comitato sindacale di Abi, solo nel caso in cui si dimettesse da Presidente del Gruppo Mps. Sono in molti quelli che credono che non si ritirerà a vita privata e l’aver chiuso il rinnovo del contratto nazionale dei 320mila bancari fa presagire una sua conferma all’interno dell’industria bancaria italiana.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/baraonda-bancaria-firmato-contratto-lavoro-bancari-sindacati-97665.htm

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Messaggi

  • Si, i banchieri hanno perso.

    Diciamo subito che non ci convincono le critiche, peraltro significativamente appena sussurrate e non certo gridate, alla conclusione della trattativa sul CCNL bancari che vengono da ambienti del tradizionale “dissenso sindacale” cui pure siamo stati sempre e ci sentiamo anche oggi vicini.

    Tipo quella, degli amici della Sallca/Cub, secondo cui l’ipotesi di accordo raggiunta sarebbe solo la semplice riproposizione del contratto, pessimo, stipulato nel 2012. A parte che non ci sembra proprio così, anche se fosse questo dato, tenendo conto di tutta una serie di fattori di ordine generale ed anche di quello che i banchieri, con ben due disdette unilaterali formali, avevano messo sul piatto, rappresenterebbe comunque una vittoria.

    Ancora più fuori luogo ci sembra la critica che viene dalla componente Cgil “Il sindacato è un’altra cosa” secondo la quale nell’ipotesi di accordo non ci sarebbe alcun “rovesciamento del Jobs Act”. E qui, a parte la pretesa assurda per cui un semplice contratto di categoria potesse “rovesciare” una legge dello stato, ci sembra invece che una serie di “deroghe” – anche se per ovvi motivi diplomatici nessuno le chiama così – al Jobs Act ci sono e come. E forse proprio queste “deroghe” messe sul piatto ( anche se guai a chiamarle così) hanno prodotto il sostanziale disimpegno del Ministro del Lavoro Poletti, giustamente timoroso di creare, con un pieno coinvolgimento del governo nella trattativa, un precedente che poi sarebbe valso anche per le altre categorie, disimpegno governativo che ha finito poi per essere determinante nella ripresa delle normali trattative in sede ABI il 30 Marzo e poi nella conclusione.

    Se si è ritenuto infatti di specificare nell’ipotesi di accordo che il Jobs Act non si applica ai preesistenti bancari nei casi di fusione, scorporo, esternalizzazione, cessione di ramo d’azienda, cambio formale di datore di lavoro e quant’altro di questo tipo, è evidente che invece una interpretazione secca e restrittiva della legge sul lavoro del governo Renzi ( e soprattutto dei suoi decreti applicativi) avrebbe al contrario potuto portare a conseguenze opposte. Ed anche la novità della “fungibilità” per i quadri direttivi ( per gli impiegati c’era già da un pezzo) è comunque largamente migliorativa rispetto al “demansionamento” previsto dallo stesso Jobs Act che prevedeva non solo la “fungibilità” ma anche la riduzione possibile dello stipendio che invece l’ipotesi di CCNL esclude.

    Noi crediamo invece che stavolta un certo “spirito di sopravvivenza” delle gerarchie sindacali – un’altra fregatura totale come nel 2012 avrebbe comportato una delegittimazione totale del sindacato in categoria – abbia prodotto un risultato certo non esaltante ( non è tempo di esaltazioni) ma comunque largamente positivo e più che dignitoso.

    E che finalmente in categoria ci sia stato un esercizio della “conflittualità” – che non sono solo i due riuscitissimi scioperi ma anche un sapiente uso dei media e un saper spendere, vedi presidi e manifestazioni, anche le strutture del sindacato medesimo, compreso il livello confederale – che non si vedeva ormai tra i bancari da almeno 20 anni e che ha finito per pagare positivamente in termini di risultati.

    Sconfiggendo la “destrutturazione” complessiva dell’istituto del Contratto Nazionale ed anche la tendenza, che pure si era manifestata tra le banche e che sembrava vedere addirittura – secondo indiscrezioni di stampa - la Bnl ed in particolare il Presidente Abete come capofila in questo senso dei “falchi” all’interno dell’ABI, di imitare i casi Fiat ed UnipolSai e di andare ad una mera contrattazione aziendale, tendenza del resto chiaramente presente anche nello spirito delle regole del Jobs Act renziano.

    E soprattutto dimostrando nei fatti che I BANCHIERI NON SONO INVINCIBILI.

    E crediamo vada detto che anche sul salario si è raggiunto un risultato certamente minimo ( non dimentichiamo che veniamo da anni di sostanziale “deflazione”) ma anche REALE e non, come nel 2012, un “elemento distinto” che non incideva su pensione, TFR e quant’altro.

    Una volta detto tutto questo, ora il sindacato/istituzione va bene e va assolto da tutti i suoi peccati storici ? Certamente no.

    Anzi, proprio il dato che stavolta un esercizio sapiente della conflittualità ha prodotto comunque risultati positivi dimostra invece che il rifiuto di metterla in piedi, in nome di una perdente “concertazione”, nei decenni precedenti è stato, da un punto di vista politico/sindacale,una colpa gravissima, una vera e propria “diserzione” dai compiti tipici di un sindacato.

    Ed ora il problema vero è capire se veramente il sindacato/istituzione ha imparato questa lezione e se intende praticarla anche ai livelli di contrattazione aziendale, a partire dalle continue ristrutturazioni, o se invece si tenderà a tornare alle logiche concertative, consociative e subalterne che tanti danni hanno prodotto da lungo tempo a questa parte.

    Questa è la vera e propria scommessa …

    7 Aprile 2015

    InfoAut Bnl - Redazione