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DRAMMI EPOCALI: SMARRITO IL CONCETTO DI INTERNAZIONALISMO

par Franco Astengo

Publie le giovedì 23 aprile 2015 par Franco Astengo - Open-Publishing

DRAMMI EPOCALI: SMARRITO IL CONCETTO DI INTERNAZIONALISMO di Franco Astengo

I tragici eventi mediterranei di questi giorni rappresentano soltanto la scia di drammi epocali che s’inseguono, nel corso di questi ultimi anni, su di uno scenario davvero globale.

Ogni qual volta, però, l’attualità ci stringe nella sua urgente e indifferibile necessità, torniamo a constatare come, dal punto di vista della storia e dell’identità di una sinistra possibile alcuni concetti di fondo appaiono ormai del tutto smarriti, prima di tutto sul piano culturale e di conseguenza su quello (del tutto decisivo) politico.

Proprio in queste ore l’Europa sta di nuovo assumendo decisioni di guerra che, sul tragico scacchiere africano, suoneranno come condanna per centinaia di migliaia di poveri in fuga dalla fame e dalla guerra.

E’ il rifiuto dell’accoglienza che si associa a tanti altri episodi del passato, a partire dai bombardamenti sui Balcani del 1999 (tanto per fare un po’ di storia recente) che – ancora una volta – dimostra tutta l’insufficienza morale di questa disgraziata governance europea, frutto dal livello gretto ed egoista dei vari livelli di governo nazionali. Accomunando in questo giudizio socialdemocratici, popolari, conservatori o ibridi autoritari come nel “caso italiano”.

Manca completamente la voce della sinistra storica, mentre i movimenti al massimo si muovono sul terreno dell’emergenza umanitaria in forma sparsa e disorganica.

I gruppi presenti nel Parlamento Europeo, sia facenti capo al PSE sia al GUE, come già rispetto alle vicende della Grecia non riescono a fare della massima assise continentale il centro del dibattito politico, arrendendosi al prevalere formale della Commissione e del Consiglio permeati entrambi dell’idea del mediocre conservatorismo che anima i singoli governi, pronti a concedere ampio spazio alle paure razzistiche nell’idea di perdere voti rispetto a un Front National o a una Lega Nord.

Lo svuotamento dei partiti, in tutte le dimensioni, rende quasi impossibile un collegamento, una presa di posizione, una iniziativa di protesta e di proposta.

Altro che le conferenze di Zimmerwald e Kienthal durante la prima guerra mondiale, o la formazione della Brigate Internazionali in Spagna.

Nessuna capacità di mettere in campo la proposta dei corridoi umanitari, nessuna capacità di organizzare contro iniziative rispetto a quelle di stampo bellicista che si stanno preparando in queste ore: perfino privati si stanno organizzando in senso contrario alla spinta verso gli affondamenti più o meno mascherati e i partiti della sinistra europea non solo non muovono una paglia ma appaiono ossequienti alle direttive del Consiglio, della Commissione, dei singoli governi.

I drammi che abbiamo definito epocali e che si stanno acuendo in queste ore proprio sullo scenario mediterraneo e le grandi lotte di popolo in atto in diversi paesi del mondo che tutti noi seguiamo con grande partecipazione ed anche impegno documentativo richiedono di veder rilanciato un antico concetto, del tutto fondamentale nella storia del movimento operaio: quello d’internazionalismo.

Abbiamo ritenuto importante riassumerne i contenuti di base, in tempi di globalizzazione laddove questo concetto è stato tutto sommato trascurato anche nell’insieme di relazioni stabilite tra i soggetti che pure hanno contrastato l’egemonia capitalistica (si è parlato di “movimento dei movimenti” e quant’altro) e – appunto – nella stringente e drammatica attualità che stiamo vivendo.

Il concetto d’internazionalismo sottende l’esistenza di un principio comune : quello dell’impossibilità di concepire l’aspirazione alla libertà e all’eguaglianza (tra ‘800 e ‘900 era necessario aggiungere anche: all’indipendenza nazionale, se pensiamo alle pagine che Marx ed Engels dedicano alla Polonia e, poi, nel ‘900 alla grande lotta anticoloniale) entro i confini di una singola realtà statuale o, anche, sovranazionale come nel caso dell’Unione Europea

Si ritiene, infatti, che ai valori di solidarietà ed eguaglianza sia connaturato un orientamento all’universalità che trascende i nazionalismi (ancora ben presenti, pensiamo al mondo arabo ma non solo) e si estende a tutto il mondo in nome della solidarietà tra i popoli e le classi.

Nell’internazionalismo socialista, il concetto si basa sul carattere universale dei principi di emancipazione sociale e porta a individuare nell’abolizione delle società divise in classi il presupposto per il superamento dei conflitti tra le nazioni.

L’internazionalismo deve trovare alimento nella necessità di coordinare le diverse organizzazioni nazionali all’interno di soggetti sovranazionali nella lotta comune contro l’organizzazione capitalistica che, come ha ben dimostrato anche la gestione della crisi in atto, applica ovunque la stessa logica di sfruttamento.

Si tratta di principi elementari che dobbiamo tornare a portare avanti con grande determinazione e che debbono ispirare una ripresa di presenza delle forze di sinistra, anche in una realtà come quella italiana nella quale appaiono, in questo momento, quasi del tutto assenti.

Forze di sinistra che dovrebbero muoversi concretamente non solo contrastando a livello politico le iniziative belliche assunte dall’unione Europea e dai diversi governi ma lavorando per collegare tutte le iniziative umanitarie di accoglienza all’interno di un unico progetto che abbia al centro l’esaltazione dei principi di eguaglianza tra i popoli e di solidarietà.