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SCIOPERO DELLA SCUOLA

par Franco Astengo

Publie le mercoledì 6 maggio 2015 par Franco Astengo - Open-Publishing

SCIOPERO DELLA SCUOLA: IL VERO VOTO DI SFIDUCIA VERSO LA FILOSOFIA POLITICA DI QUESTO GOVERNO di Franco Astengo
Lo sciopero della scuola svoltosi ieri è sicuramente riuscito e ha rappresentato, sul piano politico, un momento di grande importanza soprattutto per una categoria come quella degli insegnanti che, nella sua grande maggioranza, aveva sempre dimostrato (dopo la “democratizzazione di massa” dell’inizio anni’70) di seguire sostanzialmente le diverse giravolte del PDS-DS-PD.
In quest’occasione, però, è avvenuto qualcosa di diverso.
I motivi di opposizione al progetto di “Buona Scuola” elaborato dal Governo Renzi sono moltissimi e tutti ben sottolineati dalla piattaforma sulla base della quale si è andati allo sciopero.
Un punto, però, è risaltato: quello della ferma opposizione della categoria all’idea del Preside-Moderno-Principe che fa e disfa a suo piacere: addirittura il sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Faraone (“nomen omini”?) ha parlato di Dirigente che sceglie la sua ”squadra”. Preside Manager alla Ferguson, per intenderci. A quando il “mercato-insegnanti” al Gallia?
La ferma opposizione a questo delirante concetto vale molto di più del voto di fiducia incassato sull’Italicum.
Anzi si tratta di un vero e proprio voto di sfiducia che viene da una categoria di fondamentale importanza per la vita culturale del Paese: un voto di sfiducia rivolto direttamente al cuore della filosofia politica che questo Governo persegue e porta avanti.
Il “Preside – Moderno- Principe” è infatti direttamente in linea con l’idea dell’“uomo solo al comando” che in tutte le situazioni sovrasta le scelte renziane, a partire- ovviamente – dal vertice della Piramide.
Tutte le strutture politiche, dello Stato e ancora private dovrebbe essere formate sul principio di un “Capo” capace di eliminare i concorrenti senza tanti scrupoli (“Enrico stai sereno”) che si circonda di “cerchi magici” i cui componenti sono scelti sulla base della capacità di sviluppare un feroce “individualismo competitivo”.
Ovviamente nell’ossequio assoluto ai voleri del Capo Supremo.
Aver compreso questo punto, che rimane alla base della realtà del regime autoritario ormai insediatosi in Italia, è stato un grande pregio del movimento espressosi ieri.
Auguriamoci che non si arretri da questo punto sulla base di mediocri compromessi fondati su interessi particolari, com’è accaduto in altre occasioni e in altri campi, in ispecie in quello della politica.
Vale la pena comunque di sottolineare quest’aspetto: il no al “Preside-Moderno-Principe” riveste un grande valore politico.
Senza alcun ottimismo, sia chiaro, nella consapevolezza delle grandi difficoltà di un momento che è sicuramente di sconfitta.