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100 anni ingresso Italia in Prima Guerra Mondiale non c’era nulla da festeggiare

par Alessio Di Florio

Publie le martedì 26 maggio 2015 par Alessio Di Florio - Open-Publishing
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Il 24 maggio 1915 iniziò la partecipazione all’inutile strage, non c’è nulla di patriottico di cui essere orgogliosi cento anni dopo

650.000 soldati morti, 600.000 vittime civili, oltre un milione di mutilati e feriti (altro che le poche migliaia che abbiamo letto e ascoltato in alcune celebrazioni in terra d’Abruzzo!) in nome di ciò che secondo Giovanni Giolitti poteva essere ottenuto con “una neutralità concordata”. Questo è il bilancio davanti alla Storia della partecipazione italiana alla Prima Guerra Mondiale, incredibilmente festeggiata ed omaggiata orgogliosamente in queste ore anche in Abruzzo. Nulla c’è di cui essere orgogliosi, nulla da festeggiare davanti alla realtà storica di quella che Benedetto XV definì l’inutile strage. Non è un retorico sfoggio di patriottismo e nazionalismo (cavalcate anche dalle novelle destre italiche …) che rende giustizia ai morti, agli invalidi civili, alle sofferenze inflitte al popolo italiano e ai popoli d’Europa.

I sindaci di Trento e Bolzano si son rifiutati di aggiungersi a questi “festeggiamenti” affermando che il 24 maggio può e dev’essere soltanto una giornata di lutto, il ricordo di una pagina nera della storia tutto tranne che da vantare. Concordiamo con le loro parole e con la loro scelta, che amareggia non sia stata particolarmente seguita in Abruzzo.

Se si vuol ricordare e rendere giustizia ai morti e alle sofferenze della Prima Guerra Mondiale, al posto della retorica della Patria e della Nazione, andavano lette e diffuse le strazianti poesie di Giuseppe Ungaretti scritte in trincea, il "Giornale di guerra e di prigionia" di Carlo Emilio Gadda in cui emerge l’ottusità di ufficiali arroganti e l’insipienza criminale degli alti comandi, "Addio alle armi" di Ernest Hemingway e "Un anno sull’altopiano" di Emilio Lussu, grandi testimonianze del fanatismo di quella guerra, le lettere dei soldati che mandavano al diavolo la guerra e il re, che furono censurate, proiettare pubblicamente i capolavori cinematografici “La grande guerra” di Mario Monicelli del 1959, “Uomini contro” di Francesco Rosi del 1970, e il film “Tu ne tueras pas” di Autant Lara (“Non uccidere” nella versione italiana), che fu denunciato per vilipendio e proiettato pubblicamente nel 1961 dal sindaco di Firenze Giorgio La Pira, con un coraggioso gesto di disobbedienza civile.

Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta disapprovazione della guerra celebrata nelle piazze. Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica.

Alessio Di Florio
Associazione Antimafie Rita Atria
Associazione Culturale Peppino Impastato
PeaceLink Abruzzo

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Messaggi

  • giustamente ricordi l’impreparazione di molti ufficiali che causò un monte di vittime inutili. Se mi permetti vorrei raccontarti una storia così come me la raccontò mio padre: mio nonno era un giovane tenente nella 1^ guerra mondiale ed aveva ai suoi comandi circa 50 uomini. Un giorno un vecchio colonnello gli ordinò di andare all’attacco di una trincea nemica praticamente all’arma bianca visto che quasi tutti gli uomini avevano fucili ma pochissime pallottole. Mio nonno si rifiutò di andare al macello con i suoi uomini spiegando al suo superiore la situazione delle munizioni ed il fatto che la trincea nemica era difesa da una mitragliatrice per cui il suo colonnello lo minacciò di condannarlo a morte ma mio nonno fu irremovibile. Un altro sottoufficiale non fu così intelligente e si offrì volontario per prendere d’assalto la trincea austriaca: Risultato: trentasette uomini morino quel giorno prima ancora di fare poche decine di metri ed, ovviamente, la trincea nemica non fu presa. Visto l’insuccesso il colonnello si allontanò scornato e mio nonno si salvò la vita.
    michele