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Bnl/Bnp Paribas - Una svolta obbligata dai fatti

par Comitè Invisible Bnl

Publie le mercoledì 2 dicembre 2015 par Comitè Invisible Bnl - Open-Publishing

1 / 12 / 2015

Una svolta obbligata dai fatti

“Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.

Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?

Non cambierà, non cambierà
no, cambierà, forse cambierà.

Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.

Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.”

Franco Battiato, “Povera patria”, 1991

E’ ormai da Luglio, e con ampi accenni anche precedenti, che ci stiamo occupando della vicenda che ha pesantemente coinvolto negli anni 2010-2013 la Bnl e di conseguenza tutto il gruppo Bnp Paribas Italia.

Vicenda che ha comportato pesantissime ripercussioni sui bilanci aziendali che hanno a loro volta comportato una serie di continui tagli all’ammontare del Vap e che i vertici aziendali hanno ritenuto di risolvere licenziando chi quella vicenda, seguendo le regole aziendali, aveva denunciato inascoltato.

Per quanto ci riguarda, non abbiamo particolari vocazioni scandalistiche ed ancora meno logiche di tipo “giustizialista”.

E, pur essendo in possesso di buona parte della relativa documentazione da oltre un anno a questa parte, avevamo appunto aspettato alcuni mesi prima di occuparci nel dettaglio di questa ignobile storia, degna della sceneggiatura di un film di MAFIA.

L’abbiamo fatto, illudendoci che quel minimo di conflitto sindacale e mediatico che aveva accompagnato la conclusione del rinnovo del CCNL potesse determinare una qualche “svolta” nei rapporti tra banche e sindacati del settore, nel momento in cui BNL e Gruppo Bnp Paribas Italia avevano tentato la strada di negare completamente l’erogazione del Vap relativo all’anno 2014, sulla base del “rosso di bilancio” determinato in larga parte proprio dai postumi “spalmati” negli anni di quella vicenda.

Pensavamo, forse ingenuamente, di incidere in quella trattativa sindacale ma anche di poter determinare una qualche “soluzione politica” migliorativa nei confronti del lavoratore licenziato ed anche nei confronti di quelli licenziati precedentemente in situazioni diverse ma sostanzialmente analoghe nelle reali motivazioni aziendali.

Può anche darsi che per il primo aspetto – la trattativa sul Vap 2014 – in qualche modo si sia pure inciso positivamente, inducendo Bnl e Gruppo, che all’inizio sembravano inamovibili, a minori pretese e comunque all’erogazione, nonostante gli accordi/capestro aziendali sottoscritti dai sindacati nel 2013 dicessero il contrario, di un minimo di Vap anche in presenza di bilanci negativi.

Ma se questo aspetto/effetto c’è stato, è stato però subito annullato dalla demenziale scelta dei sindacati Bnl di firmare un accordo al ribasso sul Vap pure per l’anno successivo, salvo poi, a distanza di pochissimi giorni, venire a sapere da articoli di giornale e da festosi comunicati aziendali che per il 2015 in Bnl si prevedeva un notevolissimo aumento di utile. E così pareggiando e di fatto annullando immediatamente quel minimo vantaggio ottenuto per i lavoratori sul Vap 2014.

Un classico episodio , come cantava Lolli in tempi assai diversi da quelli correnti, della serie “il nemico marcia alla tua testa, nelle tue stesse scarpe”. E poco conta che questo sia avvenuto per manifesta complicità sindacale con l’Azienda o per pura coglionaggine degli stessi sindacati. Crediamo che, nel variegato ma ormai del tutto completamente “allineato e coperto” universo sindacale BNL, esista l’una e l’altra cosa, una subalternità politica ed anche culturale con elementi anche corruttivi personali di alcuni singoli soggetti ed anche una mera semplice coglionaggine ed inadeguatezza, anche questa pure culturale - in certi casi siamo al limite dell’analfabetismo - di grossa parte della “casta sindacale”, ma in ogni caso il risultato pratico non cambia di una virgola.

E questo vale per tutto, non solo per i momenti di trattativa e di accordi con l’Azienda. E questo atteggiamento sindacale ai limiti della peggiore “omertà mafiosa” ha permesso ai vertici aziendali , sulla intera vicenda, di poter esercitare il “muro di gomma”, evitando non solo di dover rispondere ad impertinenti domande in sede sindacale che non sono mai state formulate ma anche teoricamente prevedibili smentite ufficiali a quanto puntualmente segnalavamo ed anche la denuncia giudiziaria per eventuale diffamazione, che pure abbiamo richiesto e sollecitato noi stessi, che avrebbe potuto portare ad un possibile chiarimento, nelle sedi deputate, di tutta la vergognosa vicenda.

Ed allora a questo punto nelle sedi deputate, non solo giudiziarie ma anche mediatiche e politiche, ci andiamo direttamente noi, coi tempi ed i modi che si renderanno possibili e praticabili e che comunque riterremo giusti.

Siamo ben coscienti del fatto che certa “arroganza aziendale” è suffragata non solo dall’insipienza e dalla complicità omertosa della “casta sindacale” ma anche da una situazione generale nella quale le banche di fatto governano, gestendo i ruoli principali, questa nostra “povera Patria” ma anche le istituzioni UE e gran parte del mondo cosiddetto “occidentale”. Prova ne siano i recenti scandalosi “salvataggi” effettuati (e come “salvataggi” non intendiamo ovviamente quelli sacrosanti sul piano occupazionale che sono regolarmente avvenuti anche ai tempi di Calvi e di Sindona ma quelli proprio dei banchieri e delle singole strutture di potere aziendali) e più in generale una serie di norme, a partire da quelle del Jobs Act di Renzi e dell’ineffabile Poletti, che sembrano studiate e calibrate proprio sul modello amministrativo/gestionale delle aziende bancario/finanziarie che non, come avveniva in passato, su quello invece della grande industria.

E siamo dunque coscienti anche del dato che questa situazione di potere banco-centrico possa esercitare una qualche influenza anche nelle sedi giudiziarie, prova ne siano anche stranissime circostanze, degne di una qualche “spy story” alla Le Carrè o alla Morris West, che si sono determinate recentemente in alcune cause di lavoro intentate contro la Bnl o comunque contro aziende del gruppo Bnp Paribas.

Ma, a partire dal processo penale per usura che sta per iniziare a Trani contro i vertici Bnl o di certe vicende “amerikane” vecchie e nuove, vediamo anche, e a questo punto per fortuna, segnali di senso completamente contrario.

E pur non avendo nemmeno particolari velleità di tipo politico/istituzionale che proprio culturalmente - da irriducibili “movimentisti” attenti soprattutto al sociale e poco propensi alla politica politicante - non ci appartengono, siamo convinti che ormai le cose possano significativamente cambiare soltanto con la salutare rottura che può essere determinata da un successo elettorale dell’unica forza reale di opposizione istituzionale esistente, pur coi suoi forti limiti a partire da una oggettiva scarsa dimestichezza nelle problematiche del lavoro tipica storicamente di tutti i movimenti basati sulla “cittadinanza attiva”.

Cioè il M5S. Che ovviamente sarà tra i nostri principali interlocutori rispetto anche a questa specifica questione.

Una cosa è comunque certa. Nessuno venga poi a lamentarsi per eventuali conseguenze pesanti. Se le sono semplicemente cercate e, nei limiti del possibile, faremo di tutto perché gli cadano addosso. Ai responsabili diretti, compresi quelli che nel frattempo “soli ci hanno lasciato”, ma anche ai tantissimi complici di ogni ordine, grado e genere.

Vediamo se anche stavolta improbabili managers, ragionieri e legulei vari faranno furbescamente finta di non capire …

Comitè Invisible Bnl - Il collettivo redazionale


vedi pure :

BNL / BNP PARIBAS – MAFIA in conto CAPITALE :

http://www.globalproject.info/it/community/bnl-bnp-paribas-mafia-in-conto-capitale/19528

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