Home > NIENTE GIUSTIZIA PER I FIGLI DELL’AGENTE ARANCIO

NIENTE GIUSTIZIA PER I FIGLI DELL’AGENTE ARANCIO

Publie le mercoledì 16 marzo 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti USA Storia

Respinta la causa contro Monsanto, Dow Chemical e le altre società produttrici del terribile defogliante usato in Vietnam che ha causato malattie, aborti e malformazioni. «Il fatto che le malattie siano state contratte da persone esposte agli spray - ha fatto sapere il giudice - non rappresenta una prova sufficiente».

La guerra del Vietnam non è finita.

Almeno per quel milione di persone che nel paese asiatico soffrono ancora oggi per le conseguenze di quasi dieci anni di bombardamenti chimici americani.

Malattie e orrende malformazioni sono diffuse in tutto il paese, e i «villaggi della pace» (i centri nati proprio per curare le vittime della guerra) sono tuttora affollati da bambini nati senza occhi né braccia, o privi di organi interni.

Ma per questi ultimi la speranza di ottenere giustizia diventa adesso più remota. Giovedì (10/03) il giudice federale di New York Jack Weinstein ha respinto l’azione legale avviata dalle vittime del famigerato agente chimico Orange (così chiamato dal colore dei bidoni che lo contenevano) contro le trenta industrie che lo produssero nel corso degli anni 70, tra cui la Monsanto e la Dow Chemical. Una decisione che potrebbe mettere fine alla vicenda e contro cui ieri hanno duramente protestato le vittime vietnamite, che chiedono un risarcimento economico e il risanamento delle vaste aree devastate. La sola speranza, adesso, è ricorrere in appello. Le prove portate dall'accusa sarebbero, infatti, insufficienti. Dalla fine della guerra a oggi le persone contaminate sono quattro milioni. Per curarle esistono attualmente in Vietnam dodici «villaggi della pace» e circa cinquecento cliniche. Per rafforzare la propria istanza, l'accusa ha citato il caso delle industrie tedesche che, durante la seconda guerra mondiale, produssero i gas utilizzati dai nazisti nei campi di sterminio e che, successivamente, furono condannate per «crimini di guerra». Le multinazionali imputate per il caso Orange, però - si legge nella sentenza - non avrebbero violato nessuna legge statunitense o internazionale. «Il fatto che le malattie siano state contratte da persone esposte agli spray - ha fatto sapere il giudice - non rappresenta una prova sufficiente». A gioire per il pronunciamento di ieri è anche la Casa bianca che ottiene l'ennesima affermazione del principio di impunità per le azioni compiute dal suo esercito. Dopo essere state chiamate in causa, infatti, la Monsanto e le altre aziende chimiche coinvolte avevano tirato subito in ballo il governo degli Stati uniti, ritenuto il vero responsabile dell'utilizzo «improprio» del diserbante e dei danni conseguenti. In risposta, già a gennaio il dipartimento di Giustizia americano chiese al giudice federale di rigettare l'azione legale: aprire i tribunali alle istanze avanzate da ex nemici - si leggeva in una nota diffusa allora - può rappresentare una seria minaccia al potere presidenziale di «muovere guerra». Restano così senza risposta gli appelli di chi ha scontato sulla propria pelle le conseguenze della guerra americana. Riferendosi a quanto accaduto nel suo paese oltre trenta anni fa, il vicepresidente dell'Associazione delle vittime dell'agente Orange (Vava), Nguyen Trong Nahn, aveva parlato di utilizzo di «armi di distruzione di massa». La storia di quegli anni è nota: nel62 il presidente John F. Kennedy autorizzò l’utilizzo di agenti chimici in Vietnam per togliere nascondigli e cibo al nemico comunista.
Da allora e per quasi dieci anni gli Usa riversarono sul paese asiatico circa 90 milioni di litri di diserbante alla diossina, devastando campi coltivati e un quinto delle sue foreste.
Con la fine della guerra finirono anche le piogge di Orange, ma le scorie della sostanza tossica rimasero nei pozzi e nel suolo, continuando a colpire chiunque venisse a contatto con acqua e cibo contaminato.
Nel 1980 nell’ex Saigon fu creata una commissione per studiare il fenomeno.
Allora si parlò di un chiaro legame tra l’esposizione alle sostanze chimiche utilizzate durante la guerra e le malattie diffuse nel paese (tumori, malattie della pelle e al sistema nervoso, complicazioni respiratorie, anomalie nei nuovi nati). Alle stesse conclusioni sono poi arrivate diverse commissioni d’indagine indipendenti.
Finora, però, da parte statunitense non è arrivata nessuna risposta concreta.
Durante il suo viaggio nel sudest asiatico nel 2000, l’allora presidente Clinton parlò di un necessario «riconoscimento delle responsabilità».
Ma da allora Washington non è andata oltre il finanziamento di congressi e ricerche scientifiche.


New York. La Monsanto e la Dow Chemical e altre otto società americane sono imputate nel processo che si è aperto a New York per la richiesta di risarcimento danni da parte delle vittime vietnamite del terribile Agent Orange.

Agent Orange è il defogliante che venne gettato dagli aerei americani dal 1962 fino al 1971 durante la guerra del Vietnam e il suo nome proviene dal colore dei recipienti mentre il suo principio attivo era la terribile diossina.
Lo scopo di questa pratica era di radere al suolo la giungla dove si nascondevano i Vietcong, cioè i guerriglieri comunisti.
Nel 1971 quando si scoprì che questo composto chimico provocava il cancro nei topi di laboratorio si smise di cospargerlo sul suolo vietnamita ma era ormai troppo tardi.

Tre milioni di vietnamiti ne erano stati colpiti e ancora oggi circa un milione ne sopportano le nefaste conseguenze. I milioni di litri di Agent Orange gettati dagli aerei sono penetrati nel terreno inquinando l’acqua e di conseguenza larga parte dei prodotti dell’agricoltura.
Non solo le persone che ne sono state contaminate si sono ammalate di cancro ma ci sono state ripercussioni sui feti delle donne incinte.
Molte hanno abortito e altre hanno partorito neonati affetti da gravi malformazioni, alcuni senza braccia o senza occhi.

Anche i soldati americani erano stati contaminati subendo gravi conseguenze per la loro salute e per questo nel 1984 alcune società produttrici li hanno risarciti con una cifra totale di 180 milioni di dollari. Ma nessun vietnamita è mai stato risarcito per questa tragedia.

Ora tre vietnamiti, due donne e un uomo, insieme alla Vava (Vietnam Association for Victims of Agent Orange) sono riusciti a trascinare in tribunale dei colossi come la Monsanto e la Dow Chemical.

Il danno inflitto dall’Agent Orange è molto peggio di quanto si pensasse alla fine della guerra" dice il prof. Nguyen Trong Nhan vicepresidente della Vava.
Il prof. Nhan che è anche stato presidente della Croce Rossa Vietnamita, definisce l’utilizzo del defogliante alla diossina "una gravissima violazione dei diritti umani della popolazione civile e un’arma di distruzione di massa."

E’ stato chiaramente violato il Protocollo di Ginevra del 1925 che vieta l’utilizzo di armi chimiche o biologiche. Ma Washington ha sempre negato la responsabilità morale e legale di questa eredità tossica.
La Vava è stata fondata appunto per promuovere una campagna internazionale per risarcire chi ha sofferto senza alcuna colpa.

Quando il Presidente Clinton visitò Hanoi il suo omologo vietnamita Tran Duc Long chiese formalmente agli USA "di riconoscere la loro responsabilità e di sminare e disintossicare il territorio, assistendo nel contempo le vittime".
Ma Washington non ha offerto altro che finanziamenti per la ricerca scientifica sulle malattie belliche.

Chuck Searcy, vicepresidente del Vietnam Veterans Memorial Fund con sede ad Hanoi afferma "sono sconcertato dal comportamento del governo statunitense che non ha compiuto nemmeno un piccolo gesto di cooperazione o di aiuto nei confronti dei vietnamiti che non siano le chiacchiere senza fine sulla ricerca scientifica."

Su questo sito si può firmare una petizione rivolta al Presidente Bush perché finalmente giustizia sia fatta.

http://www.greenplanet.net/Articolo8165.html