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TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE (2)

Publie le giovedì 14 aprile 2005 par Open-Publishing

Dazibao Religioni

de Viviana Vivarelli

FREI BETTO-teologia della liberazione (Frei Betto, domenicano, teologo della liberazione brasiliano, e’ sociologo e scrittore. Fra i suoi libri: ’La musica nel cuore di un bambino’, ’Uomo fra gli uomini’, ’Battesimo di sangue’, ’Gli Dei non hanno salvato l’America’) E’ stato consigliere personale di Lula all’inizio del suo mandato.

”Caro Giovanni Paolo II Sono rimasto esterrefatto con l’esibizione pubblica della sua immagine devastata dalla malattia. Forse che la curia romana voleva convincerci che Lei era un superuomo, impedendole di badare tranquillamente alla sua salute? Gesù non entrò a Gerusalemme montando un asino, in contrapposizione al cavallo bianco degli imperatori? Perche’’ non l’hanno aiutata a rinunciare, come fece nel 1294 Celestino V, che oggi e’ annoverato fra i santi della chiesa cattolica? Forse che conveniva alla curia tenerla al comando della barca di Pietro perche’ i suoi cardinali potessero esercitare il potere di fatto?

Fu nel 1980 che ci conoscemmo, in occasione della sua prima visita in
Brasile. Portai un gruppo di sindacalisti, fra loro c’era Lula, per
incontrarla nel Collegio Santo Americo, a San Paolo. Diluviava e, inzuppati e infreddoliti, aspettammo in strada il permesso di entrare. Era orami sera quando dom Luiciano Mendes de Almeida, allora presidente della Conferenza episcopale brasiliana, ci condusse alla cappella. C’era poca luce e il suo segretario particolare, il padre Stanislaw Dziwisz, entro’ con un vassoio pieno di sacchetti di plastica trasparente. Affamato, Lula, ne accetto’ uno, l’apri’ e porto’ alla bocca quelle che sembravano arachidi. Erano grani del rosario. Lei benedisse i leader degli scioperi operai e ed espresse con chiarezza la sua posizione contro la dittatura militare che ci governava.

L’anno prima, io l’avevo vista a Pubela e, negli anni successivi, l’avrei rivista a Roma, in Nicaragua e anche a Cuba che, nel 1998, merito’ una sua visita e i suoi elogi per i progressi nella salute e nell’educazione. Qual e’ l’impressione che conservo del suo pontificato? L’ho sempre definita un pontefice con la testa a destra e il cuore a sinistra. Conservatore in materia di dottrina, era ammirevole la sua sensibilita’ per le questioni sociali. Sotto il suo governo, la chiesa cattolica non ha fatto avanzare il Concilio vaticano II, ha tenuto le donne fuori dalle funzioni ecclesiastiche, e’ stata condiscendente con i casi di pedofilia del clero, ha reagito con reticenza alla corruzione dell’arcivescovo Marcinkus, ha condannato l’omosessualita’ come una malattia, ha proibito l’uso dei preservativi e qualsiasi dibattito sul sacerdozio dei preti sposati.

Tuttavia nell’ambito sociale la sua azione e’ stata sorprendente: ha
appoggiato gli scioperi anti-totalitari in Polonia e in Brasile; ha chiesto con forza la riforma agraria al presidente Sarney; ha ricevuto Yasser Arafat e appoggiato la causa palestinese; ha tenuto le distanze dalla Casa bianca; ha condannato l’aggressione degli Stati uniti all’Iraq. Quando mi chiedono cosa succede con la teologia della liberazione, rispondo che, per fortuna, essa e’ arrivata in Vaticano. Venti anni fa erano quasi solo i teologi della liberazione a parlare di neo-liberismo, debito estero, effetti negativi della globalizzazione. Negli ultimi anni tutti questi temi sono stati presenti nei suoi pronunciamenti e documenti. Quante volte la sua voce si e’ levata per chiedere l’annullamento del debito dei paesi piu’ poveri!Molti vedono il principale segno del suo pontificato nella caduta del muro di Berlino. Non per il suo anti-comunismo, bensi’ per il suo anti-totalitarismo. Mai la sua posizione contro la statocrazia socialista ha significato approvazione del capitalismo.

La sua dottrina sociale propone la globalizzazione della solidariete’ in questo sistema che fa della concorrenza il suo valore supremo. Ora che lei riposa in pace, la chiesa si agita per scegliere il suo successore. Prevedo che sarà una scelta difficile. Gli italiani vorranno riprendere il monopolio del papato, che lei ha rotto nel 1978, dopo cinquecento anni. Pero’ molti sanno che la chiesa ha bisogno di abbandonare il suo euro-centrismo se vuole evangelizzare i mondi africano e asiatico. Un papa nero o dagli occhi a mandorla costituirebbe un segnale forte di cambiamento di rotta. Quali sfide attendono il nuovo pontefice? Primo, conquistare quell’empatia che lei aveva con i media e il pubblico. E com’e’ malumorata e arcigna, invece, la maggior parte dei cardenali! Poi, aprire il dibattito interno sulla morale sessuale, le relazioni di genere, il celibato obbligatorio e il ruolo della donna. Se il valore supremo e’ l’amore, perche’ la chiesa considera ancor oggi la procreazione la finalita’ primordiale del matrimonio? E chi convincera’ i giovani a evitare l’Aids con l’astinenza sessuale? Nel mondo c’e’ una profonda fame di Dio. Le persone chiedono piu’ spiritualità, profondita’,
etica, solidarieta’.

Vogliono una pace che sia figlia della giustizia. In questo la chiesa gioca un ruolo preponderante. Speriamo che il nuovo papa sia come Gesu’, che ha annunciato a tutti il Dio della vita e dell’amore a
partire dal suo impegno con i piu’ poveri. Fuori dai poveri non c’e’
salvezza per la chiesa. “

...

MONSIGNOR ROMERO

San Salvador. Piccolo paese del Centro America. Grazie a brogli elettorali e violenza, e all’aiuto americano, sale al potere il generale Carlo H.Romero che impone una pesante repressione sociale e politica. Gli omicidi di poveri contadini e di oppositori al regime sono all’ordine del giorno. I massacri sono compiuti da organizzazioni paramilitari di destra, protette e sostenute dal governo. La chiesa di Roma appoggia il governo criminale del San Salvador, chiudendo gli occhi sui suoi delitti. Ma un uomo si mette contro il generale Romero, e, stranamente, ha il suo stesso cognome, e’ Monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador, una delle figure piu’ luminose della
teologia della Liberazione. Eppure inizialmente era stato contrario a ogni deviazione dalla stretta linea conservatrice della Chiesa.

Ma, quando il suo amico gesuita, padre Rutilio Grande e due contadini muoiono assassinati sulla via di Aguilares, quella via e’ per lui come la via di Damasco per San Paolo, una rottura radicale col suo passato. Prima di allora Romero era stato uno studioso tranquillo, reazionario, legato all’Opus Dei, contrario alla Teologia della Liberazione e agli stessi gesuiti e aveva appoggiato, come gli altri vescovi, la militarizzazione dell’università e la repressione. Ma l’assassinio di padre Rutilio e dei due contadini lo sconvolge. Reagisce duramente: vuole sconfiggere l’impunità. Apre un’inchiesta e chiude per tre giorni scuole e collegi. Accusa direttamente il potere politico e giuridico. Istituisce una commissione permanente in difesa dei
diritti umani. Le sue parole arrivano alle orecchie di migliaia di persone.

Una parte della Chiesa lo lascia solo, additandolo come un “istigatore della lotta di classe e del socialismo”. Ogni giorno, senza tregua, Romero attacca la corruzione del governo, il male del potere. Abbandona la gerarchia e si volge ai poveri. Sono i poveri che lo evangelizzano, che lo convertono. Dice dell’Opus Dei: "Non capiscono come io non capivo". Cambia per lui il senso di tutte le cose: i poveri sono il Cristo nella storia, il Cristo crocifisso. Affronta l’ostilita’ e l’incomprensione della Chiesa, del governo, dell’esercito... Roma lo attacca, dicendo che mette a rischio la
Chiesa intera con la sua ostilità al governo ed all’esercito La sua radio emittente viene distrutta. Ma la scelta dei poveri ha cambiato la concezione della Chiesa di Romero, che si chiama ora "chiesa popolare". L’identità cristiana e’ definita non più dall’appartenenza all’istituzione ma dall’identificazione con i poveri.

La missione sacerdotale diventa "andare raccogliendo i cadaveri e tutto cio’ che produce la persecuzione della Chiesa". Le scelte politiche vedrono nel popolo il criterio di valutazione dei partiti politici. In un paese dominato da un governo criminale di destra, Romero diventa simbolo dell’emancipazione dei poveri e della lotta
per la giustizia.Il 23 marzo 1980 due sicari del governo di destra irrompono armati nella chiesa dove Monsignor Romero celebra la messa e lo uccidono con due colpi di pistola.

"Le ultime parole di monsignor Romero furono: “In questo Calice il vino diventa sangue che e’ stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo e il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e nella speranza”.

E i due colpi sordi rimbombarono nel silenzio. “
Adesso la Chiesa ha in corso il suo processo di beatificazione!

(Sunto da:http://www.cdbchieri.it/rassegna_st...
e da:http://www.peacereporter.net/dettag...)

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Il Sudamerica e il Centroamerica, grazie anche alla CIA e all’interferenza dei governi americani hanno pagato un alto tributo di morti, torturati, scomparsi e poveri ai governi criminali della destra sostenuti dagli Stati uniti e protetti dalla Chiesa di Roma. Il generale Romero, Pinochet, Gonzales, Montts, Banzer, Rosas, Peron, Rodriguez, Stroessner,... La Chiesa, ogni volta, e’ stata dalla parte dei governi di destra, ha benedetto e protetto i peggiori governi del mondo. La Teologia delle Liberazione e’ stata condannata, i suoi preti lasciati soli. Wojtila ha benedetto Pinochet, gli ha dato l’eucarestia anche se le sue vittime hanno guardato a questo come a un atto blasfemo; quando e’ caduto in disgrazia ed e’ cominciato il processo per i suoi crimini, il Vaticano ha voluto intercedere a suo favore, cosi’ come, a suo tempo, aveva aiutato a mettere in salvo nell’America latina i peggiori capi nazisti e Wojtyla stesso manda alla Camera dei Lords inglesi una lettera perche’ rifiutino l’estradizione del criminale.

A Santiago del Cile nell’aprile del 1987, Wojtyla e’ in visita pastorale da Pinochet, gli stringe la mano, si affaccia con lui al balcone della Moneda. I giornali di destra cileni sscrivono: “Due grandi leader anticomunisti si incontrano". Eppure Pinochet e’ un dittatore sanguinario che ha preso il potere, grazie ai bombardieri americani, con un colpo di stato contro Allende, il presidente democraticamente eletto, ucciso nel 73 a colpi di bomba nello stesso palazzo della Moneda.

Wojtyla fa di tutto perche’ Pinochet non sia processato, causa malattia, e nel 99 rivolge una plateale richiesta di perdono per i crimini da lui commessi. Le Madres de Plaza de Mayo (l’associazione delle madri delle vittime del regime argentino) rispondono con una lettera dove si augurano che, da morto, Wojtyla non riceva il perdono di Dio e vada all’inferno.

Nell’80 Wojtyla appoggia la giunta militare del San Salvador, minacciata dalle omelie dell’arcivescovo Oscar Romero. Nello stesso anno il sanguinario governo salvadoregno uccide 10.000 civili, mentre Carter continua a mandargli armi e dollari. Wojtyla non appoggiò le posizioni di Romero, ma anzi richiamò a Roma il superiore dei gesuiti del Centro America.

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“C’e’ un’enorme contraddizione tra gli atti del Papa e i suoi insegnamenti. Fuori si presentava come paladino del dialogo, delle libertà, della Tolleranza, della pace e dell’ecumenismo, e domando’ perdono in varie occasioni per gli errori e le condanne ecclesiastiche del passato, e incontro’ i leader spirituali delle altre confessioni per pregare, tutti uniti, per la pace mondiale. Invece, dentro la Chiesa, mutilo’ il diritto di espressione, proibi’ il dialogo e diede vita a una teologia dai forti toni fondamentalisti. Il progetto politico-ecclesiastico a cui il Papa lavoro’ non ha condotto ad alcuna risoluzione in merito alle questioni dei rapporti
con la Riforma, la modernita’ e la poverta’.”

(Leonardo Boff)