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TRATTATO COSTITUZIONALE EUROPEO

Publie le sabato 28 maggio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Europa Referendum Partito della Rifondazione Comunista Parigi Francia

di La redazione del Collettivo Bellaciao

Per noi, che ci battiamo, con una parte significativa del mondo politico, sindacale e associativo, perché i popoli europei respingano questo trattato costituzionale, una Costituzione europea ha il compito di definire il quadro democratico di funzionamento delle istituzioni dell’Unione europea, é il punto d’arrivo di un processo propositivo che su questo terreno si sviluppa dalla periferia al centro, dai popoli ai loro rappresentanti eletti.

I nostri avversari, dominati dal grande capitale finanziario e dalla sua dottrina neoliberale, tentano di murare i precedenti trattati europei in un unico testo onnicomprensivo, che richiede l’unanimità dei 25 stati membri per essere emendato e diventerebbe dunque, se venisse approvato, la camicia di forza di tutti i futuri governi europei, di destra o di "sinistra" che siano. Questi ultimi, infatti, non potranno che applicare questo che, piuttosto che una costituzione, é un progetto dettagliato di politica economica, sociale, energetica, ambientale, militare che riduce tutto, anche l’uomo, ad una merce, mettendo i lavoratori contro i lavoratori, un popolo contro l’altro.

Il diritto alla libertà individuale non ha senso se non é accompagnato dal diritto al vitto, alla casa, alla salute, al lavoro, allo studio e la forma materiale e sociale della società non deve essere il prodotto della libertà del capitale finanziario di investire ovunque e comunque.

Non é più rinviabile un nuovo modo di concepire il rapporto fra la crescita economica e la preservazione dell’ambiente ed a questo imperativo devono sottomettersi la politica dei trasporti, la politica agricola, la politica energetica se vogliamo evitare, a medio termine, una catastrofe ecologica dalle proporzione incalcolabili.

Il problema della disoccupazione, esploso dopo il trattato di Maastricht che si impegnava ad eliminarla, che supera ormai i 20 milioni e quello dei migranti, privati di ogni diritto tranne quello di farsi trattare come moderni schiavi, che sono ormai oltre 15 milioni, devono rappresentare il cuore di un nuovo progetto per l’Europa.

Il coordinamento delle politiche comuni di cui parla il trattato di Amsterdam deve significare aumento e non riduzione delle pensioni, miglioramento e non peggioramento del servizio sanitario, aumento e non diminuzione delle garanzie per i disoccupati, riduzione e non aumento del tempo di lavoro e rivalutazione dei salari. Siamo per il diritto al lavoro e per il diritto del lavoro e non ci accontentiamo della libertà di cercare un lavoro (sempre che ci sia).

L’occupazione dev’essere una variabile indipendente e non certo dipendente dai grandi orientamenti delle politiche economiche, cioé dalla concorrenza, e non é l’uomo che deve adattarsi all’economia, ma l’economia che deve fornire le risorse indispensabili a soddisfare le esigenze dell’umanità.

I salari e i diritti dei lavoratori in ogni paese dell’Unione europea devono essere allineati sulla situazione di maggior favore, contrariamente alla pratica, opposta, dei nostri avversari, sbarrando la strada ad ogni tentativo di dumping sociale e fiscale.

Noi pensiamo che la Banca Centrale europea - il cui solo obiettivo in questa Costituzione é la stabiltà dei prezzi - deve favorire le imprese di pubblica utilità e non costringerle a reperire i mezzi necessari al loro funzionamento sui mercati finanziari, sostenere un’economia che aumenti e non riduca l’occupazione, stimolare l’investimento della ricchezza prodotta per coprire prioritariamente i bisogni del mercato interno e scoraggiare la speculazione.

E’ assurdo che i pubblici servizi producano profitti privati: essi possono e devono produrre profitti pubblici, cioé vantaggi per la collettività piuttosto che per gruppi più o meno consistenti di azionisti: l’interesse pubblico é per noi preminente, sempre e comunque, sull’interesse privato.

Questa costituzione, che non garantisce neppure la laicità degli stati europei, il diritto all’aborto ed alla contraccezione, il principio che le controversie internazionali non devono e non possono essere risolte con la guerra, riconosce il diritto alla serrata e, anche se riconosce l’abolizione della pena di morte, permette di uccidere per effettuare un arresto o reprimere un’insurrezione.

La guerra deve essere bandita in ogni sua variante e, per costruire e consolidare la pace, occorre procedere nella direzione opposta a quella prevista da questa costituzione, che auspica l’aumento di due sole voci della spesa pubblica: la sicurezza e la difesa, cioé le armi.

Una politica europea di sviluppo sociale ed economico é incompatibile con gli interessi degli USA, la potenza egemone del pianeta: l’Europa deve uscire dalla NATO e non certo subordinare la sua politica agli impegni che quest’alleanza militare impone ai governi che vi aderiscono, come questa Costituzione prevede.

I mille comitati per il no a questa costituzione debbano trasformarsi da coscienza critica della Francia e dell’Europa in nucleo costituente di un’altra costituzione, integrando gli elementi della critica in un progetto politico che dia respiro ad un’alleanza i cui obiettivi devono andare, ben oltre la scadenza referendaria, verso la costruzione di una nuova sinistra europea all’altezza della sfida neoconservatrice ed ultraliberale.

Parigi, 25 maggio 2005