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"Possiamo farcela" L’ultimo appello del fronte del Sì

Publie le domenica 12 giugno 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Donne Referendum

All’ombra di Giordano Bruno politici, artisti, medici e giornalisti chiudono la campagna elettorale a Roma. E guardano al quorum con speranza. D’Alema: «E’ una scelta di libertà». Cinzia Dato: «Cambiare la legge si può»

Accuse a Bianca Berlinguer Bonatesta di An ha chiesto a Ordine e Rai di punire la giornalista che era sul palco del «Si». Giulietti, Ds: «Nessuna violazione»

de ANDREA FABOZZI ROMA

L’alternativa ci sarebbe. Aspettare, sostanzialmente invano, che la chiesa cattolica si ravveda e chieda scusa. Giordano Bruno lo fa da quattrocento anni, 405 per la precisione. Nella piazza dove fu mandato al rogo dall’Inquisizione con l’ombra lunga del monumento a radunare i primi arrivati, il fronte del Sì ha lanciato ieri sera l’ultimo appello per una soluzione meno scomoda. Raggiungere il quorum tra domani e lunedì. Vincere i quattro referendum sulla procreazione assistita. Difficile eppure ripetono tutti, medici e politici, madri di famiglia e artisti impegnati, «possiamo farcela». Venticello fresco che si spera sconsigli fine settimana marini.

L’appuntamento era per le 18.00 ma a quell’ora stanno ancora montando palco e microfoni. «Sssa, Sssa, Prova». I puntuali si rifugiano ai tavolini. Tramonto romano. Gianni De Michelis gira molto perché si sappia che c’è anche lui che pure sta con Berlusconi. Bobo Craxi non manca e prende l’aperitivo in splendida compagnia. Bandiere rosse, spille referendarie e pacifiste, biciclette. Giovanni Floris coerentemente con figlio. Bianca Berlinguer, cui evidentemente la Rai ha dato l’autorizzazione che quattro giorni fa ha negato a una giornalista del Tgr siciliano che voleva intervenire a un convegno pro fecondazione assistita, prepara la piazza raccontando storie atroci dell’atroce legge 40.

Non c’è il pienone e il programma musicale a seguire non è da urlo: Ratti della sabina e Folkabestia in concerto. Ma c’è voglia e c’è speranza, ottimismo sarebbe troppo. L’apertura è per Giovanna Melandri che strapazza «questa legge che tratta le donne come alambicchi» e chiarisce la portata del rischio: «Non c’è dubbio che se non passa il referendum tenteranno di cambiare anche le legge sull’aborto, il meno furbo di loro, Gasparri, l’ha apertamente confessato». In piazza si parla delle motivazioni di una certa sentenza del Tar del Lazio che proprio in giornata hanno messo in luce il contrasto tra la legge 40 e la legge 194. Brividi di freddo o di paura.

Il radicale Daniele Capezzone sfotte il pio ministro Giovanardi: «Quando in qualche parte del mondo scopriranno la prima cura contro l’Alzheimer grazie alla ricerca sulle staminali embrionali, mi aspetto da lui un comunicato di protesta». Fausto Bertinotti dice che l’avversario più pericoloso non è Berlusconi (che lo sanno tutti, si asterrà; a meno che non si raggiunga il quorum e all’ultimo minuto decida di fare il furbo) e non è nemmeno il Vaticano, «ma la paura che hanno gli elettori di non capire». Per questo «bisogna spiegare che in fondo la questione è semplice: se la maternità deve toccare o meno la scelta della madre». Poi Massimo D’Alema, che si è perso qualcosa dell’inizio quindi ripete e chiede scusa.

D’Alema chiede scusa e spiega di essere convinto che se in parlamento «ci fosse stato ancora un partito di ispirazione cristiana come la Dc, avremmo fatto certamente una legge migliore». Perché il dibattito è stato impedito dal fatto che «alcune forze politiche hanno fatto a gara a conquistarsi il favore della gerarchia cattolica». Il suo invito al voto è tra i più efficaci: «Se vince il Sì una donna cattolica potrà scegliere liberamente e la sua condotta avrà il valore di una scelta libera e non di un’imposizione dello stato».

Poi però mette le mani avanti: «Se non ce la facciamo cercheremo comunque di migliorare la legge». Vale come impegno, ma non è certo il modo migliore per galvanizzare la folla, che infatti non si galvanizza per niente. Parole nobili ma errore simile anche per il socialista dello Sdi Roberto Villetti che confessa ai giornalisti una certa stanchezza da campagna elettorale. E’ appena arrivato da Bari.

Meglio le donne. Loredana De Petris (Verdi) che strappa applausi spiegando con le parole giuste come l’embrione «è vita ma solo dentro il corpo di una madre», Maura Cossutta (Comunisti italiani) che fa affidamento sulla consapevolezza delle donne e trasmette un po’ di buone speranze, ma soprattutto Cinzia Dato (Margherita, ebbene sì) che smonta i molti divieti della legge 40 uno ad uno, tiene in pugno la platea per venti minuti mentre a Bianca Berlinguer fanno segno di chiudere e lasciar salire i Ratti, si fa applaudire da radicali e bandiere rosse e chiude raccontando come un testo di legge «blindato» che è stato approvato da parlamentari «codardi» sarà sicuramente cambiato dal coraggio dei cittadini. E viene da crederle. A lei che Ciriaco De Mita («il feudatario De Mita») aveva tentato brutalmente di zittire. E non c’era riuscito, meno male.

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