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Katrina: "Forse diecimila morti". Bush, il giorno della vergogna

Publie le sabato 3 settembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi Catastrofe USA

di Red

«Inaccettabili». Dopo l’autodifesa in tv, il presidente Bush, messo sotto accusa dalla stampa americana, ha usato solo una parola per definire l’inefficienza e il ritardo dei primi soccorsi alle popolazioni colpite dall’uragano Katrina, ma è forse la più dura pronunciata finora dall’amministrazione in merito alla tragedia.
Prima di partire per il suo tour aereo sugli stati più devastati -Alabama, Mississipi e Lousiana - il presidente americano ha infatti dichiarato che «nonostante molte persone abbiano lavorato duro, i risultati sono inaccettabili» ma ha aggiunto «riporteremo sotto controllo questa situazione e aiuteremo la gente che ha bisogno di aiuto».

Continua ad essere critica infatti la situazione nei luoghi della catastrofe dove è in corso la più imponente operazione di sicurezza interna e di soccorso nella storia degli Usa: accanto alle 300 “teste di cuoio” armate fino ai denti e pronte ad uccidere , secondo il Pentagono, potrebbero entrare in azione nei prossimi tre giorni altri 4200 soldati della Guardia nazionale e vi si potrebbero aggiungere altri 3000 soldati dell’esercito. In totale saranno circa 50.000 le unità militari impiegate negli stati colpiti da Katrina. «Non tollereremo illegalità, violenza o interferenze con l’evacuazione», ha detto il segretario della Sicurezza nazionale Michael Chertoff.

E intanto i rifugiati attendono di essere evacuati. A New Orleans, quella che una volta era la città del jazz, la situazione peggiora di giorno in giorno. L’evacuazione del SuperDome, lo stadio del football dove arriva più gente di quanta non ne parta, procede a rilento. Così, il numero dei presenti si mantiene tra i 20 e i 30 mila. Molti vanno lì sperando di potere lasciare la città: la coda per gli autobus diretti al Texas è lunga quasi un chilometro. Houston, Dallas e San Antonio ospiteranno 25 mila evacuati ciascuna.

La gente in coro urla «Vogliamo aiuto». Molti sono lì da cinque giorni, senza cibo, acqua e servizi sanitari, e hanno assistito, o sono stati protagonisti, di episodi di violenza, stupri, almeno un suicidio. Sette i cadaveri che attendono di essere portati via, secondo quanto riferiscono testimoni oculari. La folla è esausta, frustrata, esasperata, riferiscono i cronisti presenti cui una donna ha detto che «si starebbe meglio in prigione», mentre la figlia mostrava la sola cosa che sono riuscite a portare via dalla loro casa, le ceneri del padre.

E l’Unicef avverte: l’uragano Katrina ha lasciato senza tetto tra i 300.000 e i 400.000 bambini nel sud degli Stati Uniti, e ancora una volta le più colpite sono state le classi più povere.Secondo l’agenzia dell’Onu infatti «i bambini rappresentano un numero compreso tra un terzo e un quarto sul totale della popolazione colpita dalla catastrofe».

Si mobilita intanto la comunità internazionale. Il ministro britannico, Jack Straw, ha dichiarato alla riunione informale dei ministri degli esteri a Newport, che l’Unione europea è pronta a fornire ogni tipo di aiuto, sia a livello comunitario che da parte dei singoli stati membri. Straw ha confermato inoltre che alcuni paesi hanno offerto di sbloccare le loro riserve petrolifere per aiutare gli Stati Uniti, sia in termini di petrolio non raffinato, sia in termini di prodotti petroliferi, «in risposta ad una richiesta che, apprendo, gli Usa hanno avanzato».

http://www.unita.it/index.asp??SEZI...