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COSA SI NASCONDE DIETRO IL CASO DSSA

Publie le lunedì 5 settembre 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Estrema destra Storia Saverio Ferrari

SERVIZI SEGRETI, NEOFASCISTI E POLIZIE PARALLELE IN ITALIA: DALLA “FALANGE ARMATA” ALLA “LEGIONE BRENNO”

di Saverio Ferrari

LA GUERRA IN CORSO ALL’INTERNO DEGLI APPARATI DI SICUREZZA

Come era facilmente prevedibile, i riflettori sullo scandalo del DSSA (il cosiddetto “Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo”) si sono subito spenti. Lo scorso 1° luglio le procure di Genova e Milano, con 25 perquisizioni e l’arresto di Gaetano Saya, Riccardo Sindoca e dell’ispettore milanese Salvatore Costanzo, avevano fatto scoppiare il caso. Il reato contestato: associazione per delinquere finalizzata all’usurpazione di funzioni pubbliche in materia di prevenzione e repressione dei reati. Le indagini erano partite un anno prima inseguendo negli ambienti dei mercenari e delle guardie del corpo la pista che aveva portato Fabrizio Quattrocchi in Irak, sequestrato e ucciso a Baghdad il 14 aprile del 2004.

“DESTRA NAZIONALE” STORY

Il DSSA nato con “finalità di monitoraggio e contrasto del terrorismo” dopo l’attentato dell’11 marzo 2004 a Madrid, si era rivelato in realtà una non trascurabile congrega di spie, neofascisti, poliziotti, carabinieri, ex-gladiatori e depistatori di professione, ultima creatura in ordine di tempo di un gruppo già attivo da qualche anno sotto la denominazione di “Destra Nazionale”. L’organizzazione, a sentire i promotori, venne fondata al fine di far rivivere il Movimento Sociale-DN di Giorgio Almirante, dopo il “tradimento” di Gianfranco Fini. Il corrispondente sito-internet, oggetto di interrogazioni parlamentari già nel 2003 e articoli di denuncia per i suoi espliciti contenuti razzisti, fu anche parzialmente oscurato dalla magistratura milanese.

L’allarme nacque in seguito all’annuncio della costituzione di fantomatici “Reparti di Protezione Nazionale”, con tanto di divisa (basco, camicia e giubbotti grigi, con cinturone nero), pronti ad entrare in azione, in caso di pericolo, a supporto delle Forze Armate. Inutile dire che il pericolo veniva ravvisato nell’invasione in massa dei “nuovi barbari islamici”. Ciò che però aveva suscitato maggior inquietudine era che “Destra Nazionale” annoverasse fra i suoi massimi dirigenti ex-poliziotti o poliziotti in servizio presso importanti Questure, come Milano, dove lo stesso coordinatore nazionale, Giuseppe Scarano, risultava svolgere attività di ispettore di PS all’interno di un commissariato. Il gruppo in definitiva sembrava fare da sponda politica ad un piccolo sindacato, ancora in formazione, di poliziotti dichiaratamente fascisti: l’”Unione Nazionale Forze di Polizia”.

Ad onor del vero, nello stesso arcipelago neofascista, pur ricco di particolarità, eccessi e stramberie, il gruppo di “Destra Nazionale” non aveva mai goduto di molto credito. Il fatto stesso di assumere come simbolo lo stemma della CIA leggermente modificato, di qualificare i propri aderenti come ex-agenti segreti, con un passato da “gladiatori”, in rapporti di collaborazione con la NATO ed il Mossad israeliano, avevano fatto nascere più di un sospetto. Il vantare anche da parte del presidente di DN, Gaetano Saya, l’appartenenza alla massoneria con l’altisonante titolo di “Maestro venerabile della Loggia Divulgazione 1”, non deve aver certamente contribuito a dissipare i dubbi.

Totalmente inesistenti, infine, le iniziative sul piano politico se si esclude l’annuncio, rapidamente svanito nel nulla, della presentazione in Lombardia di una lista, in occasione delle ultime elezioni regionali di aprile, con la candidatura a presidente di Stefano Tacconi, ex-portiere della Juventus e della nazionale, finito nei guai, lo scorso agosto, per possesso illegale di paletta stradale e falso tesserino da poliziotto, ovviamente forniti dal DSSA.

LA “DOTTORESSA”

Mitomani deliranti? Eppure la carriera del DSSA non è stata contrassegnata solo da improbabili progetti o finti incarichi. L’accesso alla banca dati del Viminale, ma anche i rapporti con i vertici degli apparati di sicurezza, il SISMI in primo luogo, si sono dimostrati veritieri, come i contatti con importantissimi uomini politici, tra gli altri, il vice-premier Gianfranco Fini.

Sul sito ancora attivo di “Destra Nazionale”, ma anche sulle pagine alcuni organi di stampa sono state pubblicate nelle scorse settimane le prove fotostatiche di una corrispondenza non occasionale. Non solo, nelle 130 pagine dell’ordinanza di conferma degli arresti domiciliari per Gaetano Saya e Riccardo Sindoca, i due massimi dirigenti del DSSA, emessa il 6 luglio dal Gip di Genova Elena Daloiso, si è testualmente scritto che ”la costituzione del Dipartimento studi strategici antiterrorismo (Dssa) è stata comunicata con nota riservata inviata al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Interni, al Ministro della Difesa, al Ministro della Giustizia e ad altre autorità”. Qualcosa di più, dunque, di una innocua “banda di pataccari” come il Ministro degli Interni Giuseppe Pisanu ha teso a ridimensionare l’intera faccenda. Ancor prima che scoppiasse lo scandalo, sul primo numero di “News Settimanale”, in edicola il 20 maggio scorso, in un lungo servizio originato dalla pubblicazione di diversi fotogrammi di un video girato a Baghdad, dove Fabrizio Quattrocchi veniva ritratto nella sua attività non di “body guard da discoteca”, ma di “agente contractor” nel corso di “una missione coperta” volta a “combattere i terroristi”, si è presentato il DSSA come “una rete invisibile contro il terrore”, definita nel gergo dei mercenari come “la Dottoressa”, presente in Irak in operazioni ad alto rischio con “mezzi in dotazione alle forze militari presenti in quel teatro” e ”permessi governativi” rilasciati dal “dipartimento della Difesa degli Stati Uniti”.

Sui numeri successivi del settimanale si è anche rivelato come il video in questione fosse stato girato da un agente del DSSA e che Riccardo Sindoca, in due occasioni diverse, si fosse premurato di annunciare in anticipo alla redazione di “News Settimanale”, evidentemente utilizzato come canale privilegiato, la liberazione sia di Giuliana Sgrena che di Clementina Cantoni.

GLI ANTESIGNANI DELLA “LEGIONE BRENNO”

Questo intreccio tra neofascisti e forze militari e dell’ordine non è nuovo. Viene da lontano: dall’immediato dopoguerra e dalle trame della “strategia della tensione”. Ma anche in anni più vicini a noi, ben dopo lo stesso scandalo della Loggia P2, le cronache si sono dovute interessare a vicende analoghe, quasi tutte ritenute a torto poco credibili, finite nel dimenticatoio o senza significative conclusioni giudiziarie: dalla Falange Armata, attiva nei primi anni ’90 come agenzia minatoria tesa ad alimentare un clima di tensione con lettere, bossoli spediti e telefonate minacciose, promossa con ogni probabilità da ufficiali della Settima divisione del SISMI, al presunto “golpe”, sullo sfondo di un traffico internazionale di armi, denunciato nel 1993 da Donatella Di Rosa, moglie di un tenente colonnello le cui rivelazioni costrinsero comunque a rivedere la catena di comando dell’esercito italiano troncando la carriera ad altissimi graduati, al “Progetto Arianna” nel 2000, un’organizzazione antidroga clandestina costituita a Latina da appartenenti alle forze dell’ordine, per finire ai recentissimi “Elmetti Bianchi”, una fondazione a carattere internazionale alimentata soprattutto da ex-poliziotti, spuntata a lato del caso Telekom-Serbia, animata in Italia da un neofascista assai conosciuto per i suoi trascorsi in organizzazioni eversive e nella massoneria.

Ma molti si saranno certamente anche dimenticati della cosiddetta “Legione Brenno”, nata in coincidenza con lo scoppio della guerra serbo-croata per difendere la “nuova frontiera dell’occidente minacciata”, venuta alla luce solo nel 1998, seguendo le orme di un sanguinoso conflitto a fuoco con agenti di polizia tre anni prima a Marghera. La “Legione Brenno”, ispirata ai cavalieri di antichi ordini religioso-militari come i Templari, si scoprì presto essere stata fondata da alcuni ex-carabinieri interessati al business della sicurezza e dell’assoldamento di milizie private nelle guerre in corso. Esattamente come il DSSA.

APPARATI E PARTITO AMERICANO

Sarebbe sbagliato sottovalutare quanto sta avvenendo. E’ in corso da tempo una guerra senza esclusioni di colpi all’interno degli apparati di polizia e dei servizi segreti italiani per assicurarsi posizioni di comando, nella prospettiva della costituzione di una sorta di “superpolizia” e di un’unica centrale di intelligence contro il pericolo terroristico. La partita riguarda ovviamente il loro controllo anche da parte del partito “americano” in Italia. I contrasti tra il SISMI e la CIA legati all’esecuzione di Calipari, al caso del fallito attentato l’autunno scorso all’ambasciata italiana a Beirut e al rapimento a Milano, all’inizio del 2003, dell’egiziano Abu Omar, sono tutte tappe di questo conflitto. Non è da escludere che anche la vicenda del DSSA con i suoi misteri sia parte di questo scontro.

In un’intervista ad agosto, sempre a “News Settimanale”, Gaetano Saya ha raccontato della presenza di uomini del DSSA all’interno del SISMI, degli appoggi e delle collaborazioni scambiate, ha svelato l’indirizzo di sedi coperte del servizio a Roma, di essere a conoscenza di chi sparò a Giorgiana Masi e a Carlo Giuliani, di quanto realmente accaduto a Calipari, ad Abu Omar e ai sequestrati italiani in Irak. Forse vanterie, forse minacce concrete. Il fatto è che il silenzio è comunque calato.

http://www.osservatoriodemocratico....

Messaggi

  • Caro Ferrari,quando sarò finalmente libero,ci facciamo una chiacchierata(la Sua sete di sapere sarà appagata)
    così la smette di scrivere un sacco di corbellerie
    visto che le cose non sono proprio come Lei scrive....infatti associa fatti diversi, che non vanno assolutamente associati.
    Distinti saluti
    Gaetano Saya

  • Caro ferrari cosa succede col caso dssa ? perchè hanno restituito tutto ?? faci sapere qualcosa
    Dicembre 2005: Gaetano Saya versa ancora agli arresti domiciliari dopo il suo rifiuto al provvedimento di scarcerazione dell’11 Novembre (provvedimento comunicato solo alla Stazione dei CC. dove doveva recarsi Saya ad apporre la firma e del quale erano tutti all’oscuro, avvocato difensore e Digos compresi e notificato 10 giorni dopo da un ignaro Maresciallo dei Carabinieri che non vedendolo arrivare per la firma da più di una settimana dalla data indicata della presentazione, si è recato da Saya chiedendo come mai non si facesse vivo presso di loro... sigh!). Saya quindi, apprendendo che era stato scarcerato e doveva recarsi giornalmente a firmare presso la vicina stazione dei CC. rispondeva con un " no grazie; ci vadano i delinquenti a firmare ". E così, restandosene comodamente dentro il salotto del suo bell’attico, un bel mattino suonano di nuovo alla porta alcuni uomini con al seguito un enorme paccone. Che sia arrivato Babbo Natale avrà pensato Saya? No, è arrivata la Digos.
    La Digos di Genova per l’esattezza del Signor Gonan, e Gonan a parte, uomini veramente per bene ,che poverini si erano dovuti alzare all’alba per venire espressamente da Saya,su incarico di Gonan ovviamente, a questo punto non scriviamo oltre, lasciamo dedurre il contenuto del pacco e le conclusioni dalle immagini di seguito riportate (gentilmente concesse dalla moglie di Saya visto che per lui, dopo essere stato "scarcerato/riincarcerato", un caso a memoria d’uomo senza precedenti, vige nuovamente il divieto di comunicare con l’esterno) e soprattutto la deduzione di ciò che è accaduto dalla copia parziale dei documenti in fotocopia. In quanto alle armi risultarono tutte REGOLARMENTE DETENUTE.
    La Repubblica delle Banane ovvero di "FRANCESCHIELLO faccia a me c*** a San Francesco e iamuccinne" ha colpito ancora (con i soldi dei contribuenti) ogni riferimento a persone o cose è da considerarsi un fatto puramente voluto.

    Ecco alcuni stralci del verbale di DISSEQUESTRO e Riconsegna lasciamo all’intelligenza di ognuno di voi le conclusioni. Ci permettiamo di segnalare alcuni punti alla vostra attenzione N° 1-2-3-5-23-29

    Ultimo regalino da Babbo Natale per chiudere bene l’anno è questa Riservata, inviata al caro Ministro Beppe Pisanu (sempre amico di Flavio Carboni) e datata Dicembre 2004. Nella perquisizione è stata fatta sparire l’originale che non è stata neanche inserita nel verbale di sequestro (così come tantissimi altri documenti). Fortunosamente però ce ne sono diverse copie in giro, come di altri preziosi documenti che arriveranno col prossimo carico..... di banane si intende.........ciao ciao Beppe....sempre amico di Flavio Carboni ( P.S. per chi no lo sapesse da tempo hanno inventato le fotocopiatrici....) ops boccaccia mia ....