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> Nel mirino di Cofferati c’è l’Unione più che i lavavetri

26 ottobre 2005, 18:23

da "Il Messaggero" 26.10.05

dal nostro inviato
MARIO AJELLO

Bologna

Popolo e bottegai, tutti col Cinese.

Perfino - e questo è solo uno dei tanti paradossi bolognesi - il popolo di Bertinotti.

Non certo quello no-global che ora, al bar «La Linea», di fronte al palazzo del sindaco, sta applaudendo Franco Giordano, l’emissario del sub-comandante Fausto venuto qui a gridare: «No pasaran!» (le ”ruspe democratiche” di Cofferati). Prendi l’autobus per la Bolognina, però, ed ecco un passeggero settantenne, Enzo Virgi. Dice: «Voto Rifondazione». Poi: «Io vivo in questo quartiere popolare, non su una terrazza radical chic. I romeni li conosco e non li amo. Bravo il Cinese!».

Così dicono tanti altri come lui: solidali, ma fino a un certo punto. Che non è quello di Bertinotti. Sotto i portici, a via Porta Nuova, un distinto signore del Polo: «Sto con Cofferati. E’ un comunista!». Comunista anche lei? «Ho sempre votato a destra. Ma dei comunisti veri, come il sindaco, mi piace una cosa: il pugno di ferro».

E così, la Sindrome Cinese sta invadendo Bologna e colpisce la pancia di tutti.

Ma c’è una pancia razionale, la pancia prodiana, che proprio non sopporta questo virus trasversale. Flavia Prodi, forse ancor più di suo marito, rappresenta la Bologna tollerante e cattolica, “sociale” e solidale.
Flavia, lei è con Cofferati o contro? «Per favore, preferisco non parlare». Non potrebbe parlare a favore della Ruspa Cinese che muove contro zingari e lavavetri. Parla però una figura centrale del prodismo, amicissimo del leader dell’Unione dai tempi dell’università: don Nicolini. Ha diretto la Caritas e ora dirige una parrocchia non lontana dal Lungoreno dei rom evacuati.

Spiega: «Usare brutalmente la parola sgombero, e sventolarla demagogicamente, non serve a nulla. E’ piccola politica. La politica si fa mediando con le associazioni di base, con le parrocchie, con i partiti, con le persone. Non si impone burocraticamente dall’alto». Ed ecco Gigi Pedrazzi, cattolico di sinistra del giro del Mulino, ex vice-sindaco. Spiega: «Ancora più grave delle ruspe, è vedere il sindaco che fa tutto da solo».

E Giulio Santagata, il prodiano doc: «Cofferati si sta isolando dalla giunta».Il riformismo alla Cinese - lui che nel periodo movimentista diceva che «il riformismo è una parola malata» - agli occhi del mondo prodiano appare, più che altro, come un deficit di capacità politica. Di fatto, quando a governare era l’”impolitico” Guazzaloca, non c’erano continue proteste sotto al Comune. Oggi, fra le varie, c’è quella di una signora in bici. Vede arrivare Cofferati, appena uscito dal pub, all’ora di pranzo, e gli si piazza davanti con addosso un doppio cartello: «Sognavo Che Guevara e c’è Cofferati. Ridammi il mio voto, imbroglione!» «Ruspe, manganelli, polizia, non fanno democrazia (e neppure sinistra)».

Ma siamo sicuri che non fanno sinistra? Oppure, il Cinese - pur conservando sempre il suo Dna da antico migliorista del Pci - è alla sua ennesima reincarnazione e dal movimentismo è passato al muscolarismo, da Lula a Blair? I politologi del Mulino ti spiegano che forse Cofferati sta proponendo a Prodi una nuova ricetta di centro-sinistra: si può fare a meno dei voti di Bertinotti, conquistando all’Unione un elettorato che la paura di ladri e immigrati ha spinto in questi anni nelle braccia del Polo.

La strategia bolognese di Cofferati - che è una strategia nazionale per ridare al Cinese la dimensione di star - è anche supportata da un sondaggio che dice: l’85 per cento degli intervistati è «a favore» di politiche forti sulla sicurezza.

Però la Sindrome Cinese sta mandando in pezzi il quadro politico della coalizione.

Non solo Rifondazione, ma anche la “destra” si lamenta: dallo Sdi alla Margherita, a cui fa riferimento - zona Arturo Parisi - il vice-sindaco di Cofferati, cioè Adriana Scaramuzzino, ex giudice tutelare dei minori. Appena il sindaco muove le ruspe, al vice viene il mal di pancia.

Continuano i dolori? «Continuano, ma spero si risolveranno».