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> “Cuori Neri” il libro di Luca Telese - Memoria degli anni ’70 e guerra speculare dei miti

22 aprile 2006, 11:20

Quello che dovevano andare a fare i BR (che peraltro non erano tutti tali nel senso stretto del termine) nella Federazione missina di Padova è cosa nota.

L’azione, come altre dello stesso periodo fatte contro sedi confindustriali o di sindacati "gialli", prevedeva l’immobilizzare i presenti, legarli, fare scritte sui muri ( si era a pochi giorni dalla strage fascista di Brescia), portare via documenti ed elenchi degli iscritti.

Tra l’altro le BR non avevano, fino a quel momento, mai ucciso nessuno e soprattutto non avevano assolutamente l’abitudine di prendersela con i fascisti, considerati solo "servi sciocchi" mentre l’ obiettivo vero ed abituale era, oltre alla gerarchia di fabbrica, il cosiddetto "cuore dello stato".

Si, i due missini, sicuramente personaggi di secondo piano e sicuramente estranei a quelle "trame nere" ( a cominciare da piazza Fontana) che vedevano nel Msi di Padova il loro epicentro e che facevano di quella federazione un obiettivo altamente simbolico, erano però entrambi armati.

Mazzola era si un pensionato semiclaudicante ma anche un ex carabiniere ed era armato in quanto proprio custode della sede, Giralucci non era di mestiere idraulico - anche se effettivamente stava svolgendo li’ lavori di questo tipo - bensì faceva il portavalori ed in quanto tale era anche lui munito di pistola.

La reazione di uno dei due, probabilmente Giralucci, provoco’ l’esito del tutto imprevisto della vicenda.

Il che non rende certo l’omicidio di due persone senza particolari responsabilita’ personali meno grave.

Ma quantomeno ne da una spiegazione altrimenti del tutto incomprensibile, pur nel clima arroventato di quegli anni e di quei giorni in particolare.

Al di la’ di una serie di oggettive inesattezze ed in qualche caso di vere e proprie falsita’ contenute nel libro di Telese - dovute al fatto di aver utilizzato quasi sempre solo atti giudiziari di una magistrature all’epoca assai reazionaria e soprattutto di aver utilizzato quasi sempre i soli fascisti come "memoria orale" - quello che oggettivamente manca e falsa completamente il quadro rievocativo è la descrizione del "contesto".

Narrare la vicenda in questione senza chiarire che Padova e i suoi ambienti fascisti erano ( e saranno ancora fino al 1980) il crocevia del peggior terrorismo stragista nero e soprattutto "atlantico", falsa oggettivamente tutto il quadro di riferimento.

Cosi’ come raccontare questa storia senza chiarire che, in oltre un decennio di attivita’ lottarmatista delle BR, quello di Padova è l’unico episodio di omicidio nei confronti di attivisti di estrema destra, pure.

Poi, a scanso di equivoci, non ho mai personalmente provato la piu’ minima simpatia per tale lottarmatismo e meno che mai per quello specifico delle BR, con la loro logica iperpoliticista e sostanzialmente stalinista, piu’ legata alla "tradizione comunista ortodossa" che non all’insorgenza di massa e libertaria degli anni sessanta e settanta della quale invece mi dichiaro appartenente a pieno titolo.

E ho sempre considerato, pur tenendo conto dell’ allucinante "contesto" che si viveva, con stragi fasciste, omicidi di militanti di sinistra e tentativi di "golpe" ad ogni angolo, un elemento del tutto secondario di tale insorgenza la pratica del cosiddetto "antifascismo militante", pratica che ha sicuramente portato ad episodi se possibile anche piu’ gravi ed inaccettabili della pur grave vicenda padovana di cui si sta parlando.

Ma nemmeno credo si possa indulgere a tentativi "revisionisti" di lettura di quegli anni, nei quali il buon Telese, nel suo strano ruolo di sedicente "comunista" che lavora però per la stampa della famiglia Berluskoni, tende a conquistare il primo posto di una "hit parade" di improbabili "storici" gia’ ampiamente affollata.

Keoma