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> “Cuori Neri” il libro di Luca Telese - Memoria degli anni ’70 e guerra speculare dei miti

24 aprile 2006, 23:43

Telese è un grandissimo cialtrone che va cercando lo "scoop" revisionista e strappalacrime da giocarsi al mercato dell’editoria berlusconiana, come del resto altri prima di lui, da Pansa a Provvisionato, guarda caso tutti dipendenti di Berluskoni, come editore nel caso di Pansa e come padrone di Mediaset in quelli di Telese e Provvisionato.

Non sono un angioletto, in quegli anni di violenze contro le cose, auto, sedi missine e democristiane, supermercati e quant’altro ne ho commesse a bizeffe.

Paradossalmente l’unica persone ferita dal sottoscritto fu invece un militante del Pci del mio quartiere, Primavalle. Il giorno prima c’era stata una rissa al Policlinico tra infermieri autonomi e attivisti del Pci ed un gruppo di questi ultimi di Primavalle, che le avevano prese di santa ragione dagli infermieri, pensarono bene di rifarsi su di me, all’epoca militante dell’ autonomia. Mi aggredirono in quartiere in sette e mi ruppero il setto nasale ma riuscii prima a mandarne uno all’ospedale con la testa rotta. In seguito diventammo grandi amici. In quegli anni poteva succedere anche questo .....

Come la penso oggi - ma per molti versi anche allora - non solo sul lottarmatismo vero e proprio ma anche sull’uso della violenza politica contro le persone l’ho gia’ detto, cosi’ come ho detto che considero e consideravo anche allora, ad esempio, l’uccisione di Ramelli un atto criminale della peggiore specie.

Ma questo non c’entra nulla col "revisionismo" e col "pentitismo".

Il malavitoso milanese che si autoaccuso’ dell’ uccisione di Mazzola e Giralucci si chiamava Carlo Casirati, aveva fatto parte, come rapinatore , della struttura clandestina di Potere Operaio ( fu tra l’altro condannato per il sequestro Saronio) ed era poi finito nella banda di Renato Vallanzasca.

Casirati accuso’, oltre che se stesso, un altro malavitoso poi finito con Vallanzasca, Rossano Cochis, un brigatista della primissima ora, Alfredo Bonavita, e due ex militanti di Potere Operaio, Carlo Picchiura ( poi successivamente entrato nelle B.R.) e un altro tizio, tuttora dirigente politico di movimento in quel di Padova, di cui preferisco non fare il nome che comunque risulta agli atti processuali.

E disse pure che le Br vere e proprie ( che non avevano ancora ucciso nessuno e non erano usi prendersela coi fascisti) con l’azione non c’entravano nulla e che era stato Bonavita, addetto al reclutamento in Veneto, ad organizzare estemporaneamente, nel clima di risposta piu’ generale seguito alla strage di Brescia, l’incursione nella federazione del Msi allo scopo appunto di reclutare gli altri quattro .Circa un mese dopo, con inusuale ritardo ( in genere gli attentati venivano rivendicati pochi minuti dopo), le Br si presero la responsabilita’ politica dell’attentato, comunque guidato da un loro dirigente, parlando nel comunicato di "tragico errore".

Bonavita, in seguito diventato "pentito", pur senza fare altri nomi, confermo’ la responsabilita’ personale sua e di Casirati.

Ed anche un altro "pentito" del vecchio PotOp, Carlo Fioroni, dichiarò il fatto che Casirati anni prima gli aveva confidato le stesse cose.

Soltanto che nel frattempo erano stati condannati in via definitiva altri 5 o 6 brigatisti e credo per non fare una figuraccia meschina, gli inquirenti ritennero non credibili le confessioni di Casirati e le conferme dei due "pentiti".

Questa è la storia, nuda e cruda. E nemmeno quando poi, per bocca di altri "pentiti", usci’ fuori che all’epoca del duplice omicidio due dei condannati ( mi sembra Fabrizio Pelli e Susanna Ronconi) avevano gia’ lasciato da tempo le B.R., si ritenne di rimettere la cosa in discussione (anche forse perchè Pelli era nel frattempo morto di leucemia e la Ronconi, "dissociata", aveva comunque avuto un notevole sconto di pena).

E, come dicevo, si è poi arrivati all’assurdo per cui la testimonianza, ritenuta inattendibile, di Casirati diventa poi attendibile per accreditare la tesi di Mazzola e Giralucci disarmati.

Una volta detto questo, per chiarezza e a dimostrazione che la "storia" non si può scrivere con le sentenze o con le sole testimonianze di una "parte", sono perfettamente d’accordo che certamente Mazzola e Giralucci, come tanti altri, erano personalmente innocenti da particolari colpe e quindi non meritavano certo la fine che hanno fatto, nemmeno se avessero reagito armati all’incursione.

Ma credo non l’avrebbero meritata nemmeno gli stragisti neri che infestavano Padova e quella federazione missina, la morte non la merita nemmeno il peggiore assassino.

Rimango comunque convinto, e non ci sara’ mai nessun Telese o altro pennivendolo a farmi cambiare idea, del fatto che, se sicuramente ci furono, come in tutte le "guerre" e quella oggettivamente lo era, atti criminali ed infamie da tutte le parti, in quella "guerra" c’era pero’ chi aveva storicamente ragione e chi invece aveva torto marcio.

Come del resto nel 1943/45 ( ai tempi di "Bella Ciao") e, pur in una realta’ largamente mutata e per fortuna, almeno in Italia, senza grandi violenze politiche, come del resto oggi.

Salute e Libertà, Keoma