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> Giampaolo Pansa: il grande bugiardo

14 ottobre 2006, 17:20

Dopo gli indimenticabili anni post-fascisti di Giorgio Bocca Della Verità abbiamo i patetici anni post-moderni di Giampaolo Pansa Della Bugia. Come il primo Bocca sapeva tutto della Verità, l’ultimo Pansa sa tutto della Bugia (a seguito de “I figli dell’Aquila”, “Il sangue dei vinti”, “Sconosciuto 1945”, ecco a voi “La Grande Bugia”, Sperling & Kupfer editori, 2006). Tanto il Signore di Cuneo ha scritto e sottoscritto sulla Doppia Verità dei comunisti presuntuosetti sulla luce del tutto (come se la verità fosse una e qualcuno potesse assumerla una volta per tutte), tanto il Signore di Casale Monferrato ha scritto e riscritto sulla Grande Bugia dei comunisti nascondarelli dell’ombra della Resistenza (come se la bugia fosse una e qualcuno potesse licenziarla una volta per tutte). Il fatto è che Bocca avvicinandosi alla vecchiaia è diventato sempre più leggero e spiritoso, mentre Pansa allontanandosi dalla giovinezza è diventato sempre più velenoso e pesante. Pansa invecchia male insomma, come invecchiarono male la Fallaci e il Fellini e male invecchiano altri monumenti nazionali semoventi. Eh sì, se invecchiare è importante – ha ragione James Hillman, quando dimostra che “si diventa ciò che si è” avvicinandosi serenamente alla Signora della Falce, più importante ancora è invecchiare bene – ha ragione al quadrato Orson Welles, quando mostra che ci si può allontanare serenamente dalla Signora di Shangai.

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