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SIMBOLI E COSE

26 aprile 2008, 15:17, di ASCANIO

Giorgio Cremaschi (Fiom) ad Affaritaliani.it: a casa tutta la classe dirigente della sinistra radicale. Bagno di umiltà e ripartire dal conflitto sociale
Venerdí 25.04.2008 14:17

Una requisitoria durissima. Un attacco frontale e senza sconti ai vertici dei partiti della Sinistra Arcobaleno. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom e leader della ’Rete 28 aprile’, analizza con Affaritaliani.it la sconfitta elettorale della Cosa Rossa e lancia alcune proposte su come ripartire. "Anche se avessero preso il 4% e fossero entrati in Parlamento sarebbero stati comunque totalmente ridimensionati. C’è stato un crollo perché la Sinistra Arcobaleno non aveva alcuna credibilità. Ma se qualcuno pensa che in Italia le posizioni radicali e conflittuali siano al 3%, andrà incontro a delle sorprese.

Chi ragiona in termini di lotta è una percentuale molto, molto più alta". Quindi? "Semplicemente l’Arcobaleno non ha avuto alcuna credibilità presso il suo elettorato. La campagna elettorale è stata particolarmente fiacca, ma l’elettorato è andato dappertutto. C’è stata una sorta di liberi tutti. E’ andato verso l’astensione, verso il Pd, verso i due partiti trotskisti, verso l’Italia dei Valori e anche verso la Lega. Anche se il passaggio diretto degli operai al Carroccio non è stato elevatissimo".
Quali sono stati i principali errori? E chi li ha commessi? "Chi ha più alte responsabilità ha commesso gli errori maggiori. Principalmente Bertinotti e Diliberto. Questa catastrofe però è cominciata subito dopo le elezioni del 2006, quando ci si è inchiodati al governo e alla presidenza della Camera, si è accreditato un quadro opposto alla realtà. Agli occhi dei media era la sinistra radicale che condizionava e ricattava il governo, una clamorosa trappola mediatica in cui sono caduti tutti, anche Veltroni. Era vero l’esatto contrario. L’Arcobaleno non ha contato nulla e non ha portato a casa niente. C’era il massimo di distanza tra il dire e il fare. Gran parte delle sue forze avevano partecipato alle lotte sociali più radicali eppure al governo ha contato zero. E’ chiaro che c’è stato un fallimento dei gruppi dirigenti".

Come ripartire adesso? "Dal conflitto sociale e da un bagno di umiltà. Le costituenti di cui si parla e che in molti lanciano sono esercizi ridicoli, quella comunista e quella dell’Arcobaleno sono costituenti del nulla. Sono il 3% del 3%. Nichi Vendola poi fa discorsi vecchissimi. Niente è più vecchio di chi dice che è il nuovo. Ma anche chi dice ’ripartiamo da Rifondazione Comunista’ non ha capito che è un partito in profonda crisi. Il gruppo dirigente arroccato attorno a Bertinotti ha gestito in modo assolutamente autoritario l’organizzazione. Accordi di vertice, rottura ed espulsioni come quella di Turigliatto. Adesso dicono ’mettiamoci assieme’? Ma chi? Serve un bagno di umiltà enorme che analizzi la quantità infinita di errori commessi, altrimenti non si riparte e non si va da nessuna parte".
Ritorno al passato, dunque? "Per me la falce e il martello sono importanti, ma l’Arcobaleno ha perso perché al governo non hanno combinato niente. Anche con il simbolo della falce e del martello avrebbero preso gli stessi voti. Però non sono per abolirla, sono comunista. E’ stata una sinistra d’elite... è come sparare sulla Croce Rossa. Sono stati lontanissimi dalle persone reali che volevano rappresentare". Poi l’affondo: "Serve assolutamente una nuova classe dirigente, perché quelli che hanno gestito questa fase non possono gestirne un’altra. Mi appello a tutti i militanti dei partiti, anche dei Verdi. Bertinotti due anni fa disse ’la classe politica si gioca il suo futuro’, appunto: se l’è giocato malissimo. Un ricambio generale di persone è scontato. Sono condizioni necessarie ma non sufficienti. Si è inseguito un Palazzo dell’estrema sinistra, perché c’è anche la casta sindacale e una castina dell’estrema sinistra che ha pensato di vivacchiare mentre tutto sprofondava".
"A questo punto penso che si debba ripartire da un’idea di partito forte e fondato sui militanti, come insegna la Lega, quindi popolare", spiega Cremaschi. "La Lega ha copiato il modello del Partito Comunista e del movimento operaio. Parlo delle feste, delle salimine, della partecipazione e del fatto di essere in mezzo alla gente. I partiti non si fondano a Porta a Porta. E’ un accanimento terapeutico pensare di rilanciare l’Arcobaleno dopo questo disastro, chi pensa di farlo è fuori dal mondo e non ha capito nulla. Ma non basta dire viva la falce e il martello. Ora si impegnino davvero nel sociale, sui salari, sul conflitto che ci sarà, e non solo perché la destra è tornata al governo. Prodi è stato battuto per questo e se Berlusconi decide di seguire i consigli di Montezemolo si aprirà inevitabilmente il conflitto. Si occupino di questo. Pensino ai movimenti e non all’ingegneria politica".

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