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25 aprile 2005, 18:03

A Giancarlo e Viviana.

Scrivere sapendo che qualcuno (uno o tanti, non importa) é lì che Ti legge, non é mai uno sfogo; e, certamente, é momento di riflessioni.

Noi siamo partiti dal bisogno di seguire il filo della nostra scelta di popolo libero ed antifascista per approdare a sentire quei sentimenti che, tutti insieme (e pur nella personalissima individualità) ci vedono persone, gente, mai comune.

In questo sentire sta la differenza che fa di una persona e di un popolo persona libera, popolo libero!

Nessuno ha diritto ad avere l’ultima parola: anche quando non é più la Tua parola, per il semplice fatto che si é chiusa l’esperienza di vita terrena.

Le goie e le sofferenze di una vita sono le gioie e le sofferenze della Vita, intesa come valore, non assoluto e pur sempre di valore eterno.

La Vita, infatti, comunque vissuta, partecipata, é espressione di Libertà. La libertà che attraversa il Tempo e della quale noi siamo strumento e, contemporaneamente, attori.

Mi é capitato già di leggere le lettere dei partigiani. Vi ho trovato la conferma che fu l’ideale della Libertà che rese quegli uomini liberi, ma anche padri della nostra libertà.

Un pò come il mistero della Redenzione.
Il Cristo, il Dio che si é fatto uomo ha consacrato nella Sua morte il nostro essere uomini liberi; e ha dato vita al popolo di Dio.

Non dimentico che la LIbertà é fondamento della mia e della nostra umanità.

Per questo sono antifascista come lo é stata la famiglia di mio padre in tempi diffcili: per questo la vita é per me certezza da vivere.

Vorrei, infatti, saper meritare la vita che mi é data, per me e per gli altri.

In questo senso, a nessuno é mai data l’ultima parola, finché vi sarà l’Umanità.

Marco 1979