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> ANCHE GALLONI E’ UN SOVVERSIVO ANTIAMERICANO?

19 luglio 2005, 14:14

Stalin o Pol Pot non erano certo agenti della CIA, ma in un certo senso, soprattutto nel caso di Stalin e del regime sovietico ormai degenerato in un apparato di potere burocratico, poliziesco ed autoritario, esistevano trame e rapporti ci complicità e di accordo con il capitalismo occidentale guidato dagli U.S.A., ai fini della spartizione del mondo in due grandi blocchi economico-politico-militari e in due immense aree d’influenza ideologica.
In tal senso basti citare l’accordo di Yalta. O vogliamo negare tutto ciò?
Non a caso, Togliatti, capo indiscusso del P.C.I. e numero due del Comintern dopo Stalin, intervenne in prima persona sia per indurre a disarmare le brigate partigiane alla fine della lotta di Resistenza antifascista, sia per riabilitare numerosi quadri ex-fascisti e riassorbirli nella nuova Repubblica, sia per stroncare ed arrestare nel 1948 i moti insurrezionali che erano sorti proprio in seguito ad un attentato commesso contro di lui. Ovviamente, tutte queste scelte togliattiane erano ispirate direttamente da Stalin o comunque erano influenzate e condizionate dalle decisioni assunte a Yalta.
Ovviamente, potrei proseguire fino ai nostri giorni.
Nel contempo, sono cosciente che certe degenerazioni autoritarie e criminali della sinistra novecentesca (soprattutto quella legata all’ortodossia comunista), italiana e mondiale, vanno riconosciute, indagate a fondo soprattutto per capirne le cause storiche, esecrate e rigettate con fermezza, per provare a ricostruire, rifondare, rilanciare e riprogettare una nuova sinistra transnazionale, su basi fortemente libertarie, antiautoritarie, antidogmatiche e partecipative dal basso, rifiutando i vecchi ed obsoleti schemi verticistici, liberticidi, autoritari e dogmatici, che purtroppo continuano ad essere riproposti anche all’interno del P.R.C., e talvolta persino all’interno di alcuni sedicenti movimentismi che si spacciano come fenomeni spontaneistici.
Del resto, il fanatismo ideologico è molto simile a quello religioso e può tralignare facilmente nella violenza e nella repressione esercitata contro ogni forma di "eresia" o di dissenso interno, che vengono recepiti e trattati alla stessa stregua dei "nemici" esterni, se non peggio!
Detto questo, è chiaro che non mi sogno lontanamente di negare la paternità tutta "sinistroide" delle Brigate rosse o di altre organizzazioni della lotta armata italiana, da Prima Linea ai Nuclei Armati Proletari, ai Nuclei Comunisti Combattenti ed altre sigle minori e meno conosciute del panorama lottarmatista made in Italy.
Nondimeno, sono piuttosto incline ed orientato a pensare che tali fenomeni pseudo-rivoluzionari e brigatisti in senso lato (cioè con riferimento non solo alle Br) fossero chiaramente e palesemente funzionali ed utili alla cosiddetta "strategia della tensione" che mirava, negli anni ’70, a creare un clima di terrore, di scontro e di violenza, tale da legittimare il ricorso a leggi d’emergenza, come d’altronde è accaduto, ma soprattutto tale da permettere operazioni e processi politici di stabilizzazione in senso conservatore. Non a caso la Democrazia cristiana ha continuato a mantenere e perpetuare il proprio strapotere politico-elettorale, nonostante la prepotente ascesa del Partito Comunista Italiano guidato da Enrico Berlinguer, che in quegli anni stava sul punto di effettuare il fatidico "sorpasso". Non mi soffermo inoltre sul fallimento del tentativo berlingueriano del "compromesso storico" e sull’innegabile ruolo svolto dalle Br e dall’operazione Moro proprio in direzione di tale naufragio. Il resto possono essere soltanto ipotesi dietrologiche prive di fondamento.
Tuttavia, un semplice ragionamento logico può essere fatto.
E’ chiaro che tanto più un’organizzazione è chiusa, rigida, strutturata verticisticamente al suo interno, e addirittura costretta alla clandestinità, come nel caso specifico delle Brigate rosse, oltretutto prive delle loro maggiori menti pensanti dopo l’arresto dei capi storici (Curcio e Franceschini) avvenuto nel 1974, tanto più è facile infiltrarla, controllarla, influenzarla, isolarla dal movimento reale delle masse e della società. Al contrario, quanto più un’organizzazione è aperta, è spontanea, è mobile, è strutturata in senso democratico-orizzontale, e soprattutto agisce alla luce del sole, in stretto e costante contatto con gli umori, le istanze e le rivendicazioni popolari, tanto più risulta difficile infiltrarla o comunque condizionarne le scelte e gli orientamenti.
Cari compagni, non so se siete d’accordo su questo tipo di ragionamento.

Saluti libertari,
Don Chisciotte