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Poesie contro la guerra

Publie le jeudi 1er mai 2003 par Open-Publishing
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Torta imperiale
per il 50° compleanno
del neo - N.A.T.O.
24 aprile 1949 - 1999
di Michele Arcangelo Firinu

Mettete in una "terrina" U.S.A.- e-getta :
quanto basta di farina 00
di palazzi, ponti, ospedali, asili e scuole ;
non dimenticate di sbriciolarvi alcuni biscotti di caserme
e insaporite con un’ambasciata di China ;
unite una fiumana di lacrime di sfollati, profughi e deportati ;
il bianco d’uovo di odi di contrapposte etnie,
che avrete precedentemente montato ad arte a neve ;
un trito di cioccolato di giuste cause indipendentiste ;
mescolate dolcemente e profondete,
nell’impasto, a strati,
sangue fresco che avrete ordinato di giornata alla ditta Effetti collaterali-pardon ;
spruzzate con abbondanti effluvi di alchermes e melassa di pietismo,
che avrete avuto cura di immagazzinare in gazzette
e in pratiche confezioni spray in talk show - missione arcobaleno s.p.a.
dai vostri fedeli vampiri.
Quando l’impasto avrà raggiunto
la giusta morbida consistenza,
modellate una gran torta in forma di mappamondo,
infornatela in una TV ben calda
ed aspettate il tempo necessario
alla cottura dell’ imperiale.
Quando sarà ben lievitata e cotta, a giusta doratura,
scolpitevi i cinque continenti, senza farla freddare,
con la glassa della democrazia imperiale.
Spolveratela ben bene con lo zucchero a velo
della solidarietà intercontinentale
e irrorate con Marshall all’uovo riserva speciale
del Fondo Monetario Internazionale,
diluito al 60 % al tasso agevoladro.
Farcite siringando in profondità,
qua e là, alternando e altercando,
crema di ideologie nazionaliste,
ex-comuniste, social con liste :
DS, asinellari, elefantiari, terze vie, ecc. etcì !
e abbondate con lo zabaione
di nefandezze truculentarie.
Ammorbiditela e potenziatene la fragranza
irrorandola con aromatica bavetta pennivendola di politologi
(le migliori marche scrivono sulla manchette :
"dedicato ai pacifisti anime belle").
Coloratela senza risparmio con spargimenti a larghe chiazze
di Petrol Q8 o d’altre marche
(ma andranno bene anche diossina o
quel che avrete sottomano di chemio).

Cose da pax
di Vito Riviello

Non ne dovevano più avvenire
ma la differenza tra questa
e le guerre che verranno
sarà la comodità della morte
come errore comunque invisivo.
Tutto sarà in perfetto orario
col bersaglio mirato deinde programmmato
la nostra sorte in un quadrato di luce,
si sceglie il mezzo ma se siamo in mezzo
colpiscono anche noi, armi gentilissime
ci sposteranno di peso dai luoghi magici
dell’eccidio dei mezzi,
allegri razzi di laser ci condurranno via
su antichi arazzi volanti, gridandoci :
"Venite via, andate a far l’amore, a leggere un bitter
mentre noi vi distruggiamo il blindo in un minuto,
tornate fra venti minuti dopo venti carri obsoleti
dopo un’ora vi veniamo a prendere ancora"
e così via fino a quando ci sia solo l’aurora
e qualche indicazione per chi volesse
cercare entracte il ladro di Bagdàd.

B. Brecht
QUANDO CHI STA IN ALTO PARLA DI PACE

La gente comune sa
che ci sarà la guerra.
Quando chi sta in alto maledice la guerra
Le cartoline precetto sono già compilate.

LA GUERRA CHE VERRA’
non è la prima.Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame.Fra vincitori
faceva la fame la povera gente ugualmente.

CHI STA IN ALTO DICE : PACE E GUERRA
Sono di essenza diversa.
La loro pace e la loro guerra
son come vento e tempesta.
La guerra cresce dalla loro pace
come il figlio dalla madre.
Ha in faccia
i suoi lineamenti orridi.
La loro guerra uccide
quel che alla loro pace
è sopravvissuto.

AL MOMENTO DI MARCIARE MOLTI NON SANNO
che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda
è la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico
è lui stesso il nemico.

QUANDO DAGLI ALTOPARLANTI L’ IMBIANCHINO PARLA DI PACE

i terrazzieri guardano le autostrade
e vedono
cemento fino a mezzo metro per
carri armati pesanti.
L’ Imbianchino parla di pace.
Rialzando le schine doloranti,
le mani grandi appoggiate ai cannoni ,
i fonditori lo ascoltano.
I piloti dei bombardieri rallentano i motori
e ascoltano
l’ Imbianchino parlare di pace.
I tagliaboschi stanno in ascolto nelle foreste silenziose
i contadini lasciano gli artri e portano la mano all’orecchio
le donne , che recano da mangiare nei campi , si fermano.
Sul campo arato c’è un’ auto con altoparlanti . Di lì
si sente l’ Imbianchino esigere la pace.

QUANDO LA GUERRA COMINCIA

Forse i vostri fratelli si trasformeranno
e i loro volti saranno irriconoscibili .
Ma voi dovete rimanere eguali .
Andranno in guerra , non
come ad un massacro ,
ad un serio lavoro . Tutto
avranno dimenticato .
Ma voi nulla dovete dimenticare .
Vi verseranno grappa nella gola
come a tutti gli altri .
Ma voi dovete rimanere lucidi .
CHI STA IN ALTO DICE :

si va verso la gloria .
Chi sta in basso dice :
si va verso la fossa .

Patrizia Cavalli
Qualcuno mi ha detto
che certo le mie poesie
non cambieranno il mondo.
Io rispondo che certo sí
le mie poesie
non cambieranno il mondo.

IL CIELO
È inutile fare sforzi
diventare piú adulti piú maturi
interessarsi alle tante sorti
del mondo nei giornali
e intanto guardare con sensi approssimati
scomparse e ricomparse
dentro e fuori e i minuscoli regali
della memoria inacidita
nelle scatole e nelle scatolette.

Marina I. Cvetaeva
Se un’anima è nata con le ali,
cos’è per lei il palazzo e cos’è e la capanna !
Cos’è Gengis Khan per lei - e cos’è - l’Orda !
due nemici ho io a questo mondo,
due gemelli - indissolubilmente fusi :
la fame degli affamati - e la sazietà dei sazi.
18 agosto 1918

Vera D’Atri
KREMA

Appostati in un salotto krema ,
nei piccoli intervalli che soliamo dare al cuore ,
istupiditi dall’agile coraggio delle retrovie ,
c’ infastidisce
la luce troppo forte
e questa quiete casalinga
sintesi di tutte le esplosioni .
Lo schermo continua a sbriciolare grattacieli
e a far volare due spettrali aerei .
In cucina è rimasta quasi tutta la cena .
Tendo una mano sul divano krema
come te non sopporto le grinze e sulla polvere di un tavolino
scrivo la parola guerra .
Ti dici preoccupato ,
hai la stessa espressione di quando i ragazzi fanno tardi ,
non sai cosa può accadere .
Ma a noi è già accaduto tutto .
Guarda i nostri riflessi .
Sì , dico , i nostri riflessi cosa fanno ?
Non so , non sembrano in grado di svegliarci .
Forse perché ,
finchè la stanza rimarrà di questa bella tinta krema
e a piacimento potremo smorzare le sue lampade
e sui mobili poserà la polvere e la cena avanzerà per dopo
è come se tanti minuscoli aghi si stessero dando da fare
a ricucire l’ unica vita che sappiamo
e non importa quanto rattoppata , ne abbiamo bisogno ;
abbiamo bisogno di giardini krema , di persone krema
di superfici pallide e levigate ,
di cibi che si sciolgono in bocca come krema
abbiamo bisogno di bonzi krema
di fotografie , anche fotografie di guerra purchè siano krema ,
magistralmente selezionate , elaborate , censurate come tutte le emozioni .
Appostati in un letto krema
considerata l’ora e l’ abitudine
per cinque minuti crediamo di non poter dormire .

Erri De Luca
TEMPO DI PEDONI

Cadono torri , piovono missili-alfieri
Sulle città e sui campi più magri del pianeta.
I pezzi grossi della scacchiera chiamano :
"Chi ci ama , ci segua" , i vassalli si accodano.
E’ tempo di pedoni , maggioranza dei pezzi.
La via Perugia-Assisi non arriva a Kabul
però è fumo negli occhi ai generali
grano nella pupilla della mira.
E’ tempo di pedoni , pedine di nessuno ,
alleanza di pasqua e Ramadàn.
Se l’appoggio di un corpo sta nei piedi ,
Loro , i pedoni , sono l’equilibrio del mondo.
MOTO E STATO

La grammatica insegna che lo stato
è un posto fermo e quieto
di garantita sosta ,
il punto dell’ arresto .
Ha bisogno di sedi , un indirizzo :
stato in luogo .
Il moto invece è la sua negazione ,
viaggio , deriva , passo ,
corsa , distacco , spinta ,
zaino , biglietto , vela ,
Genova solo andata , foglio di via ,
espulsione ,
rilascio da prigione , da caserma ,
un giro in ospedale senza cartella
clinica
tanto ne busca ancora .
Perciò domando : un capo dello stato
può mai intendere il moto ?

FERLINGHETTI
Nelle più grandi scene di Goya par di vedere
i popoli del mondo
esattamente nel momento in cui
ottennero per la prima volta il titolo di
"umanità sofferente"
Si contorcono sulla pagina
in una collera piena
contro le avversità
Ammucchiati
tra lamenti di bambini e baionette
sotto cieli di cemento
in un paesaggio astratto di alberi spaccati
statue inclinate rostri e ali di pipistrelli
forche insaponate
cadaveri e galli carnivori
e tutti gli urlanti mostri finali
delle
"immagini del disastro"
sono così maledettamente veri
è come se davvero esistessero ancora
Ed esistono
Solo il paesaggio è cambiato
Sono ancora sparsi lungo le strade
tormentate di legionari
falsi mulini a vento e folli galli
E’ la stessa gente
soltanto più lontana da casa
su autostrade larghe cinquanta corsie
su un continente d’asfalto
spazieggiato da invitanti cartelli stradali
che illustrano imbecilli illusioni di felicità
La scena mostra meno carrette di tortura
ma più cittadini menomati
in macchine colorate
con strane targhe
e motori
che divorano l’America

Giacomo Guidetti
L’etere invia

L’etere invia orrifici lampi della follia
e nei nostri sensi ingrippati
l’impotenza sommersa dai pianti
e l’inattesa conferma
che ben più che i demoni uccidono gli dei e i santi.
L’etere invia tragiche accelerazioni dell’entropia
e sui gemiti e gli schianti
le voci ripulite dai nessi casuali
dei delegati al valere traditi dai sicari
e dagli amanti.
L’etere invia teoremi per il riassesto della simmetria
con gli assiomi euclidei della business class
sull’unilateralità dell’innocenza
e il parallelismo della penitenza.L’etere invia soverchianti ragioni della Supremazia
adornate a sacrari da luci a grappolo raggianti
per la devozione a Nostra Superiorità
ma senza ausilio di una prece
per chi spera in una nicchia possibile
dove proteggere l’estraneità.
L’etere invia insulse imposizioni di filologiacon l’interdizione dall’uso
per gli eretici delle fedi da brokers
distintivamente segnati a marchio
con la regola aristotelica del terzo escluso.
L’etere invia florilegi smerigliati di storiografia,pot-pourri di opinioni indefettibili
e allocuzioni commestibili
che precludono correlazioni
con trascorsi e condizioni prevedibili.
L’etere invia catechismi per la Nuova Eucaristia
con le premesse dei sine qua non
e i menù dei Valori Supremi
segnalati nella hit-parade del Dow Jones.
L’etere invia cataloghi ragionati della Pacchianeriaper la salute della Nostra Felicità,
con un pieno di sangue in offerta speciale
nei rondò del sabato del villaggio,
i lubrificanti per l’obesità del way of life
e una gita fuori porta nei campi minati
dalla Duratura Libertà.
L’etere invia numeri e geografia,
ci rassicura con la notizia
che più nulla è come prima ;
ma la giustizia della Grande Democrazia
non conosce nient’altro che Hiroshima.
Ottobre 2001

Costantino Kavafis
I BARBARI

- Sull’agorà, qui in folla, chi attendiamo ?
- I Barbari, che devono arrivare.
- E perché i Senatori non si muovono ?
Che aspettano essi per legiferare ?
- E’ che devono giungere, oggi , i Barbari.
Perché dettare leggi ? Appena giunti ,
i Barbari, sarà compito loro.
- Perché l’Imperatore s’è levato
di buon ora ed è fermo sull’ingresso
con la corona in testa ?
- E’ che i Barbari devono arrivare
e anche l’Imperatore sta ad attenderli
per riceverne il Duce ; e tiene in mano
tanto di pergamena con la quale
gli offre titoli e onori.
-E perché mai
sono usciti i due consoli e i pretori
in toghe rosse e ricamate ?e portano
anelli tempestati di smeraldi,
braccialetti e ametiste ?
- È che vengono i Barbari e che queste
cose li sbalordiscono.
-E perché
gli oratori non son qui, come d’uso,
a parlare, ad esprimere pareri ?
- È che giungono i Barbari, e non vogliono
sentire tante chiacchiere.
- E perché
tutti sono nervosi ? ( I volti intorno
si fanno gravi). Perché piazze e strade
si vuotano ed ognuno torna a casa ?
- È che fa buio e i Barbari non vengono,
e chi arriva di là dalla frontiera
dice che non ce n’è più neppur l’ombra.
- E ora che faremo senza i Barbari ?
(Era una soluzione come un’altra,
dopo tutto...).

Rainer Maria Rilke
Poesie sparse

Oh, il nuovo non è questo, che le macchine,
amici, sostituiscono le mani.
Non cedete all’abbaglio dell’effimero,
tra breve tacerà chi loda il "Nuovo".
Perché il Tutto è infinitamente più
nuovo di un cavo o di un alto palazzo.
Ecco, le stelle sono un fuoco antico
mentre i fuochi più giovani si estinguono.
Non crediate che lunghe trasmissioni
muovano già le ruote del Futuro.
Perché gli Eoni parlano agli Eoni.
Molto più di ciò che sappiamo accadde.
E l’avvenire puramente abbraccia
le cose più lontane e quelle in noi profonde.

Sul muro c’era scritto col gesso
Viva la guerra.
Chi l’ha scritto
E’ già caduto.
Chi sta in alto dice :
Si va verso la gloria.
Chi sta in basso dice :
Si va verso la fossa.
La guerra che verrà
Non e’ la prima. Prima
Ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
C’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
Faceva la fame. Fra i vincitori
Faceva la fame la povera gente egualmente.
Al momento di marciare molti non sanno
Che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda
E’ la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico
E’ lui stesso il nemico.
Generale, il tuo carro armato e’ una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto :
Ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere e’ potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più d’un elefante.
Ma ha un difetto :
Ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto :
Può pensare.
Bertold Brecht

MISSILI & LIBERTA’
ho visto un missile
intelligente
venir giù
cometa artificiale fendere la notte
ho sentito
il sibilo assordante della democrazia
scendere a scalzare via il tiranno
il despota, l’oppressore
ho visto un missile
intelligente
venirmi incontro
annunciando libertà, per me
per il mio popolo
per il mondo
ho sentito vibrare la terra
sotto i colpi
incessanti
di una risoluzione umanitaria
...domani sarà un giorno di pace
domani...
ho visto il tetto della mia casa
aprirsi
e il missile intelligente entrare
senza far domande
ho visto i miei pezzi sparpagliarsi
fondersi nel calore
nel bagliore eterno
regalatomi dal liberatore
non ho parole
per dirgli grazie...
Marco "red eagle" Cinque - Roma, febbraio 2003)

LA GUERRA
C’e’ chi gioca con la propria testa,
ma questa non e’ che una sola palla
lanciata in alto
o rotolata per terra,
presa con la mano
o colpita col piede :
non e’ che un’unica palla.
Ma c’e’ chi gioca con la testa degli altri,
con molte teste alla volta, con tutte
le teste,
afferrandole al volo, lanciandole
in aria, con metodo,
senza che qualcuna cada,
così da riempire l’orizzonte,
lo zenit,
i punti cardinali.
Ah, quante teste stanno volando !
Tra di loro non trova posto neppure una rondine,
neppure un raggio di sole.
Poi, di colpo, il gioco finisce
e la terra
e’ disseminata di teste.
Mihai Beniuc
Massimo poeta rumeno, nato nel 1907

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