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Milano, Davide - una risposta ?

Publie le mardi 25 mars 2003 par Open-Publishing

17.03.2003 : Ragazzi, e’ una notte nera di disperazione ma non si aggiunga
violenza alla
violenza - Dichiarazioni ai giornali della mamma di Davide :
Ai giovani compagni e compagne,
oggi 17 marzo e fino a quando i nostri occhi avranno lacrime, una mamma, un
papa’, due fratelli e una figlia di appena 5 anni piangono con una
disperazione nel cuore piu’ nera di una notte senza luna. Piangono con tutta
la disperazione che la morte porta sempre dietro di se’.
A voi giovani io rivolgo il mio accorato appello, non uccidete i vostri
ideali facendovi spedire in una tomba. Il mio Davide che tanto amava la
vita, una mano assassina ha troncato tutti i suoi nobili ideali. Ragazzi non
portate mai i vostri genitori e familiari a provare quello che oggi stiamo
provando noi, non cadete nella stessa trappola, nell’odio, rispondendo alla
violenza con altra violenza.
Basta violenza ma non perche’ porgiamo l’altra guancia, ma portiamo avanti
le nostre idee cercando il dialogo, non possiamo cercare la pace se dentro
portiamo la morte. Davide lottava per le cose per cui altri prima di lui ci
hanno rimesso la propria vita. Una casa come diritto per tutti, un lavoro a
tutti perche’ l’uomo deve avere la sua dignita’ e giustizia uguale per
tutti, qualsiasi sia il colore.
Per questo Davide ha dato la sua giovane vita e lasciato noi tutti nella
disperazione. Ragazzi insieme siamo una forza che puo’ fare sentire il
nostro grido. Da soli ci isolano e ci uccidono vita e ideali. Abbraccio
tutti voi che siate stati vicino a mio figlio.

Carissima mamma di Davide,
non so provare altro che ammirazione e gratitudine per le sue parole. E’
forse atroce, nell’immensa atrocita’ del dolore che la morte di suo figlio
porta con se’, esserle grata di qualsiasi cosa, in questo momento : eppure
sento gratitudine per queste sue parole limpide. Non cadere nella trappola.
Chi, come me, e’ diventata grande negli anni settanta, ricorda bene quanto
fu facile per troppi caderci a piedi uniti : la violenza di quegli anni,
covata e messa a punto da un capitale che iniziava ad affermarsi su scala
mondiale, con sempre maggiore ferocia, conobbe una deriva paranoica, nella
convinzione che rispondere colpo su colpo potesse a lungo andare portare a
una vittoria. I fascisti, nazisti e razzisti di sempre, i servi del potere
di sempre, i cani da guardia dei padroni di sempre, sarebbero stati spazzati
via. E se, per farlo, bisognava prendere le armi, proprie o improprie che
fossero, troppi credettero che fosse il caso e il momento per farlo. Inutile
dire che il potere non aspettava altro : la trappola era scattata. Allora fu
inutile dirlo. Si predicava nel deserto. Fu cosi’ che molti pagarono con la
vita una miopia suicida, altri si ritirarono a vite private di molto, altri
scelsero l’anestesia chimica delle polveri, altri ancora finirono in carcere
o in altre istituzioni totali di controllo e recupero. Alcuni transitarono
da una scelta ad un’altra, come topi in un labirinto punizione-premio il cui
premio era il labirinto stesso. Una generazione intera, la mia, fatico’ a
trovare una strada per uscirne integra, senza cedimenti, senza compromessi,
senza scorciatoie. Senza retorica.
A questa generazione Erri De Luca dedicò uno straordinario corsivo sul
manifesto che riporto integralmente :

Un vocabolo in lingua ebraica combina in se’ due voci presso di noi
distinte : parola e cosa, fatto compiuto. Nella lingua che per prima
trascrive la voce del Dio unico, il creato sorge direttamente dalla frase
divina che lo esclama, che lo chiama fuori dal niente perche’ esista. Dalla
sua parola che fa avvenire il mondo discende il vocabolo "dava’r" che
stringe in se’ cosa e parola.
Da noi, e non solo in politica, si registra un buon lasco, un’apprezzabile
distanza tra i due termini. Per contro la generazione politica insorta negli
anni settanta aveva cara la pronta prassi della parola pronunciata. Il suo
diritto di alzare voce stava nel fatto che aderiva al rilievo basso della
societa’, ne condivideva la veglia diurna, i quartieri notturni e dunque i
sogni. Fu estremista nell’esperienza fisica per compassione politica.
Condividere fu la sua ragione di essere, carcere compreso.
Era amata, si’, amata. La erre si aggiunse al verbo della sua avventura per
via secondaria, prima, e terminale dopo. Era amata. Il grado di sovversione
di una societa’ non è dato dai gesti di un suo qualche avamposto militante,
ma dal numero di persone innocue, inermi, legalitarie che di colpo si
mettono ad aiutare gli insubordinati. Quella societa’ era sovversiva perche’
molti dei suoi impolitici e quieti cittadini si opponevano al deliberato
rischio di proteggere un latitante, un fuorilegge di causa politica. Se fu
un’ubriacatura, la sbronza triste tocco’ ai sobri, agli astemi, agli
astenuti. Un popolo protesse a lungo la piu’ intransigente delle sue
generazioni. Le riconobbe l’inattuale virtu’ di tenere insieme la parola
esclamata e quella messa in pratica. Quella gioventu’ politica sperimento’
la difficolta’ di tradurre la parola "dava’r".
C’e’ stata un’eta’ "davarista" nel nostro paese, in cui parole e cose si
legarono a nodo.

Riflettiamo, oggi, su questo legare a nodo parole e cose. Riflettiamoci,
prima di invocare una morte per una morte. Prima di imboccare la via senza
uscita della violenza. Prima di partire per un’avventura terminale. I
segnali ci sono. E, riflettendoci, rafforziamo lo straordinario movimento in
atto nella societa’ globale, pratichiamo nelle nostre vite, qui e ora,
sempre e ancora, l’altro mondo possibile che stiamo costruendo ogni giorno.
Quello in cui anche Davide credeva.
Lo so, e’ tremendo per chi resta sapere che si deve continuare. Niente
sembra avere piu’ senso davanti al buio, nel buio. E molti, in questo buio,
sono i nemici : invisibili, vigliacchi, colpiscono a tradimento e distruggono
a piene mani. Ma, come ho imparato in America Latina, la pace si fa con il
nemico. E’ la sfida piu’ difficile, la piu’ complessa, quella che piu’ ci
chiede di avere a che fare con noi stessi, nel profondo, con quel che siamo
e che vorremmo essere, con quel che non riusciamo ad essere e che troppo
spesso non ci perdoniamo.
Ma e’ l’unica sfida che ci permette di guardarci nello specchio al mattino e
riconoscere la faccia che ci viene incontro. Che ci permette di dare la mano
a chi della nostra mano ha bisogno, senza doversela lavare dopo perche’ l’
avra’ trovata sporca di sangue.
Che l’odio non porti altro odio ma lucidita’, e dignita’, che la violenza
non porti altra violenza ma compassione e condivisione. Che la parola e la
cosa tornino ad essere avvinte, che alle armi della critica non si
sostituisca, ancora una volta, la critica delle armi.
Non so come avrei reagito, a vent’anni, se qualcuno mi avesse scritto queste
cose. So che nessuno me le scrisse. C’era solo chi invitava a "star buoni",
vecchi pompieri !, o chi nutriva la nostra rabbia con quell’aggettivo,
"giusta", dietro cui copriva la propria legale o illegale criminalita’.
Presi tra due fuochi, sceglierne uno sembro’ una scelta. L’idea di una
soluzione diversa, di uno scarto di lato, di una mossa che capovolgesse i
termini del problema, era merce rara.
Come poter credere di avere la benche’ minima possibilita’ di vincere in un
gioco di cui altri, e piu’ potenti, avevano scritto le regole ? Come pensare
che si sarebbe potuto non rimanere vittime del gioco stesso ? E come non
capire che, se invece lo si fosse vinto, si sarebbe diventati il nuovo
banco, il nuovo nemico ?
Vecchio o nuovo, il nemico potra’ eliminarmi, forse, ma una cosa non potra’
mai fare : assimilarmi a se’, convincermi a comportarmi come lui, portarmi a
credere che i miei fini possano essere raggiunti con i suoi mezzi. No : chi controlla
i mezzi controlla tutto. E di controllo ne ho avuto e ne ho abbastanza in
questa materialità eterodiretta che sono i consumi, la minaccia di guerra
globale, la mercificazione del lavoro, della salute, della riproduzione,
della comunicazione.
Come sono semplici le sue parole, come sono chiare in tanta cupezza : "non
possiamo cercare la pace se dentro portiamo la morte".
Non aggiungo altro.
Fiamma Lolli