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Pietro Ingrao : "E’ giunto il momento di sciogliere le Camere e di andare alle elezioni"

Publie le lunedì 26 settembre 2005 par Open-Publishing

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Kermesse conclusiva di Liberafesta. A ruba le magliette gialle delle primarie e quelle di "Piazza Carlo Giuliani ragazzo"

di Laura Eduati

"E’ giunto il momento di sciogliere le Camere e di andare alle elezioni". Pietro Ingrao lo ripete tre volte. Prima però, minuto e leggero dietro il palchetto, si era lasciato andare a qualche battuta: "Siccome sono vanitoso conservo ancora una foto della prima festa dell’Unità a Roma, con me e Togliatti... ma si può ancora dire questa parola?"

Il Palalottomatica di Roma, dove ieri Fausto Bertinotti ha chiuso la festa nazionale di Liberazione e ne ha approfittato per rilanciare la sua campagna per le primarie del 16 ottobre, accoglie l’ultimo dei grandi vecchi del Pci con una lunga ed emozionata standing ovation. "Bisogna dirlo imperiosamente: è tempo oramai di sciogliere il Parlamento" - e giù applausi. Sugli spalti gli fanno tributo i militanti venuti un po’ da tutta Italia - da Salerno, da Pomigliano d’Arco, Bologna, Brianza, Pomigliano d’Arco, Biella, Bergamo e Lodi.

Ingrao parla di Tremonti («un ometto piccolo e buffo, non proprio simpatico») e Fazio («uno che manovra tutta la politica del danaro») nella loro avventura americana di questi giorni, alla riunione del Fmi. «Dovrebbero essere alleati, e invece devono fare zig zag nei corridoi per non incontrarsi». «E’ incredibile che l’Italia sia ridotta in questo modo». Meglio allora lanciare un appello a Ciampi «anche se gli ho già rivolto alcune domande e lui non mi ha ancora risposto», e si riferisce alla contraddizione tra la missione italiana in Iraq e l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra.
L’ex alto dirigente del Pci, ora tesserato a Rifondazione Comunista, ricorda i giovani - tanti ieri, al Palalottomatica - e affida loro «una prova dura». Anche questo lo ripete: «Non sarà facile, ma non possiamo sottrarci alla nostra responsabilità». Ingrao ha finito: «Viva la liberazione dell’Italia da questi ceppi che oggi la legano», dice. Alza il pugno, e saluta così. Saranno rincuorati quei militanti che, prima di entrare nel palazzetto, si chiedevano: «Ma saranno tutti comunisti qui dentro?». E uno: «Lo spero».

Ad ascoltare i discorsi di Bertinotti sono venuti anche i registi Mario Monicelli e Citto Maselli, Sandro Curzi, e poi a sorpresa Sandra Milo ( «sono qui a titolo personale, perchè io adoro Bertinotti, lo adoro per la sua intelligenza, la sua umanità, perché è una persona seria e vera»), Piera degli Esposti («sono venuta per sentir cantare Bandiera Rossa») e l’amico - presentatore Rai - Pino Strabbioli («Fausto è un poeta, ma è un poeta realista, che racconta la poesia dell’uomo»).

La kermesse di ieri è stata un trionfo soprattutto della vista. E del giallo, il colore dei post-it "voglio". Ma tu guarda il marketing. L’idea di far riempire milioni di spazietti gialli dando voce ai propri desideri è la vera cifra stilistica di questa campagna bertinottiana. Che piace tantissimo. C’è chi desidera di torturare la Moratti, e qualche ragazzo in cerca d’avventure porge un "voglio te" per tentare un approccio. Quel che si dice una trovata. Ieri giganteschi post-it ornavano il palco, e centinaia di magliette gialle venivano vendute sulle bancarelle all’uscita, più dei libri sulla globalizzazione, più delle solite magliette del Che - e a pari merito con la maglia che ricorda l’omicidio di Carlo Giuliani, con raffigurata la targa di Piazza Alimonda, cancellata per scriverci: Piazza Carlo Giuliani - ragazzo.

E sul palco, prima di Ingrao, c’è finita proprio lei, Heidi Giuliani, piccola e vestita di nero. La voce fa un saliscendi per l’emozione: «Non sono adatta ai palchi e ai microfoni», si giustifica. Si rivolge a Bertinotti: «Alle ultime regionali non sono andata a votare, anche se mi è costato molto, so che migliaia di uomini e donne sono morti per assicurarci questo diritto. Non ho votato perché nella lista c’erano persone che avevano applaudito all’uccisione di Carlo. Sono e sarò una donna di movimento, e il movimento deve rimanere autonomo dalla politica. Non so se ti ho fatto un regalo chiedendoti di candidarti, ma ti assicuro che ti staremo vicini». La madre di Carlo si rivolge anche a Piero Sansonetti. Il direttore di Liberazione ha aperto i discorsi in difesa della libera informazione («in Italia c’è libertà di stampa ma non c’è la libertà di informazione») e per un quarto potere aperto alle storie "invisibili" - i migranti, la lotta fra ricchi e poveri, i 4 morti sul lavoro al giorno.

Lassù, sulle gradinate, le bandiere di Rifondazione sventolano. E gli umori variano. Un gruppetto della federazione di Nuoro discute animatamente. «Siamo arrabbiati con Bertinotti». Perché? «Perché noi a Nuoro gli diamo il 30% dei voti, e invece lui preferisce andare a fare la campagna a Cagliari e a Sassari». Una donna romana ascolta Lothar Bisky, il leader del Die Linke- Pds tedesco: «Vivo da cinque anni in Francia, ma progetto di tornare in Italia. Sono qui per rendermi conto di che aria tira, e che cosa propone Bertinotti per questo Paese malridotto». Poco più in là un militante di Caserta rivela: «Le primarie? Io sono a favore, perché è un modo di avvicinare la politica alla gente e soprattutto ai giovani. Ma, ti assicuro, sono tanti quelli che pensano che non siano una buona idea».

Tutto è iniziato con un concerto della banda "Municipale Balcanica", un tripudio di note che sembrano uscite da un film di Kusturica. Volume altissimo, ritmo incalzante, tanto che anche il compìto Lothar Bisky balla col piede. Balla anche Sandra Milo con Piera degli Esposti. Poi l’imprevisto che rischia di far saltar tutto: un compagno della federazione di Perugia si sente male, ha un arresto cardiaco, lo portano all’ospedale in rianimazione.

E di nuovo si ricomincia, questa volta con il video "Altra velocità" di Alessandro Piva, una galleria di volti che esprimono i loro "voglio": «Voglio un’ Italia meno Italia», «voglio un’Italia più rossa», «voglio un’Italia che si salva dalla provatizzazione». Sono uomini e donne "catturati" mentre transitavano alla stazione Termini di Roma. Una ragazza di colore: «Se sei straniero ti trattano male comunque, anche se hai studiato. Voglio rispetto». Un ragazzo dell’Angola fa ridere la platea: «Voglio un’Italia più pulita, ma soprattutto voglio meno ladri (una settimana che sono qui e già mi hanno rubato il portafoglio). Una ragazza veneta raccoglie applausi a piene mani: «Voglio fumare quando parlo». E poi: «voglio salvare la Costituzione italiana, voglio riprendere il tema sulla fecondazione assistita». Ma non si fa a tempo ad ascoltarli tutti, dalla scalinata scende Ingrao e scoppia un boato.

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