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Nicaragua : Ministri in fuga

Publie le giovedì 29 settembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi America Latina Giorgio Trucchi

L’ex Vicepresidente della Repubblica, José Rizo - Asamblea Nacional nicaraguense

di Giorgio Trucchi

Il Nicaragua continua a vivere nella confusione istituzionale più totale e con una crisi politica, oltreché economica, per la quale non si intravedono vie d’uscita a breve termine.

A un anno di distanza dalle prossime elezioni Presidenziali (novembre 2006), la rottura tra il Potere Esecutivo e gli altri poteri dello Stato si acuisce sempre più.

I due principali partiti politici (Frente Sandinista e Partido Liberal Constitucionalista), che di fatto controllano il Parlamento (Asamblea Nacional), il Potere Giudiziario e quello Elettorale, stanno stringendo sempre più la morsa per costringere il Presidente Enrique Bolaños e il suo governo a sedersi al tavolo delle trattative e del Dialogo Nazionale, legittimando così le riforme costituzionali che, fino ad oggi, Bolaños ha sempre rifiutato di riconoscere.

Il Presidente, dal canto suo, rifiuta qualsiasi "imposizione" ed ha più volte dimostrato una totale incapacità di dialogo, gettandosi in uno scontro frontale senza però avere nessun tipo di appoggio politico all’interno del Paese (se non un timido consenso dell’Impresa Privata - Cosep).

La sua strategia è tutta basata sul cercare appoggi internazionali che ha effettivamente avuto da parte dei presidenti centroamericani e ovviamente, degli Stati Uniti.

La Organizzazione degli Stati Americani (Oea) ha fino ad ora giocato un ruolo abbastanza indipendente e di mediazione tra le parti, senza però riuscire ad essere incisiva e a portare i contendenti a un dialogo serio.

Gli ultimi fatti

Di fronte alla testardaggine del Presidente Bolaños nel non voler riconoscere le riforme Costituzionali effettuate dalla Asamblea Nacional e nel non voler partecipare al Dialogo Nazionale per affrontare tematiche urgenti come la crisi energetica, la discussione sul Cafta, la crisi economica e l’approvazione di un serie di leggi necessarie per poter garantire al Nicaragua un nuovo flusso di credito da parte degli Organismi finanziari internazionali, i deputati sandinisti e liberali hanno deciso, in modo del tutto improvviso, di mettere a votazione la risoluzione di due Commissioni parlamentari ad hoc sui casi dei Delitti Elettorali.

Tali Commissioni erano sorte a seguito della richiesta del Tribunale di Managua, che sta indagando su questo caso, di spogliare vari funzionari della loro immunità e poterli poi processare.

Secondo il giudice David Rojas, sei funzionari del Governo e lo stesso Presidente Bolaños avrebbero commesso una serie di delitti durante la Campagna elettorale del 2001, evitando di dichiarare al Consejo Supremo Electoral una serie di fondi ricevuti dall’estero e che proverrebbero dal famoso conto corrente aperto da Arnoldo Alemán a Panama, su cui confluivano milioni di dollari sottratti alle casse statali, riciclati e fatti poi tornare in Nicaragua come finanziamento alla Campagna.

Durante una sessione parlamentare della scorsa settimana, la Asamblea Nacional con una maggioranza schiacciante (hanno votato contro solo i deputati Azul y Blanco legati al Governo) ha tolto l’immunità parlamentare al Ministro degli Interni, Julio Vega e al Viceministro dell’Agricoltura, Mario Salvo.

In attesa di perdere la loro immunità anche il Ministro dell’Educazione, Miguel Angel García, il Ministro dell’Ambiente, Arturo Harding, il Viceministro dell’Ambiente, Leonardo Somarriba e l’ex direttore dell’Aeroporto internazionale, Fausto Carcabelos, oltre allo stesso Bolaños.

Dopo 72 ore di attesa per verificare le reazioni di Bolaños (che si è nuovamente rifugiato nella richiesta di un Dialogo, ma "senza avere una pistola puntata alla testa" e riproponendo la non accettazione delle riforme costituzionali), la Asamblea Nacional ha inviato la ratificazione della perdita dell’immunità parlamentare dei due funzionari al giudice Rojas, il quale ha immediatamente emesso una risoluzione per impedire la loro uscita o fuga dal Paese.

A nulla è valso l’intervento diretto del Segretario generale della Oea, Miguel Insulza, che ha considerato in modo molto negativo queste azioni dei parlamentari ed ha chiesto di creare un clima adatto all’inizio delle negoziazioni.

Prevedibile è invece stato il comunicato dell’Ambasciata nordamericana e del nuovo ambasciatore, Paul Trivelli, che ha tacciato di corrotta e politica la risoluzione dei deputati e dell’intero sistema giudiziario nicaraguense.

L’escalation della crisi e l’attacco al Presidente Bolaños è proseguito con la nuova liberazione di Arnoldo Alemán.

Infatti il Tribunale d’Appello di Managua (di riconosciuta tendenza sandinista) ha nuovamente concesso il regime di Convivenza famigliare all’ex Presidente condannato in primo grado a vent’anni di carcere per una lunga serie di delitti.
Con questo nuovo Regime, Alemán potrà muoversi liberamente per tutto il Paese e riprendere le redini del suo partito.

A peggiorare ulteriormente la situazione del Presidente, durante la giornata del 27 settembre il Vicepresidente José Rizo Castellón ha presentato le sue dimissioni per potersi candidare alle prossime elezioni del 2006 (la legge elettorale prevede che i candidati dovranno abbandonare i posti pubblici almeno un anno prima delle elezioni) e verrà probabilmente sostituito da un alemanista di ferro.

Di fronte a questa serie di azioni, il Presidente Bolaños ha commesso l’ennesima violazione alla legge e alla Costituzione (si è ormai perso il conto di quante volte il Presidente abbia violato la Carta Magna del Nicaragua), ordinando di fatto alla Polizia di non rispettare l’ordine del giudice Rojas di ritenzione migratoria per i due ministri privati dell’immunità ed ha personalmente accompagnato tutti i suoi funzionari sotto processo all’aeroporto e li ha fatti imbarcare su un aereo con destino Washington.

Durante una conferenza stampa che si è svolta nei pressi della porta d’imbarco, il Presidente ha comunicato che i sei Ministri e Viceministri formeranno una Commissione speciale e si recheranno alla Corte Interamericana per i Diritti Umani (Cidh), alla Oea e ad altri organismi internazionali per denunciare quella che ormai "è una persecuzione politica e un passo in più verso un Colpo di Stato. Il Potere giudiziario è in mano al Frente Sandinista ed opera solo come organo di repressione".

Nei prossimi giorni, inoltre, il clima politico potrebbe scaldarsi ulteriormente per l’approvazione del Tlc-Cafta e per tutta una serie di proteste programmate dai settori che maggiormente soffrono la mancanza di una politica seria verso i settori più svantaggiati (istruzione e sanità).