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Fausto Bertinotti : VOGLIO... una politica di pace (3)

Publie le martedì 4 ottobre 2005 par Open-Publishing

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di Fausto Bertinotti

Guerra e terrorismo vogliono trascinare il mondo nel baratro della guerra di civiltà.

Mentre si combattono mortalmente, essi si inseguono in una spirale in cui una alimenta l’altro e viceversa.

I fatti parlano chiaro. Anni di guerra globale al terrorismo, secondo la dottrina della guerra preventiva, con le armi dell’invasione militare, dei bombardamenti, dell’occupazione militare non hanno sconfitto il terrorismo, non ne hanno infranto i santuari, non ne hanno minato la capacità di attrattiva verso settori di popolazioni, in particolare frange giovanili. Al contrario, hanno determinato una ulteriore spinta verso l’approdo a culture fondamentaliste e al diffondersi del terrorismo.

La guerra mostra sempre di più il suo vero volto: l’imposizione di un dominio geopolitico unipolare nel governo del mondo, la volontà di imporre una camicia di forza impedente ogni processo di modifica dei rapporti tra il Nord e il Sud e tra le classi.

Il terrorismo nasce e si sviluppa nella sfera autonoma del politico, esso non è una risposta, seppure tragica e aberrante, alle ingiustizie della globalizzazione e del dominio unipolare del mondo. Esso utilizza il senso di ribellione a quelle ingiustizie per il suo disegno politico. Va rifiutato non solo per i mezzi che utilizza ma per i fini che propone, per il progetto di cultura, di società, di relazione tra i popoli e le persone che fa emergere.

Guerra e terrorismo producono solo morte e distruzione e avvelenano le medesime relazioni sociali provocando la limitazione delle libertà .

Essi vogliono rendere muti i popoli, annichilire la loro capacità di fare politica, sostituendo a quella il rumore sordo delle armi della guerra tra civiltà: guerra culturale, guerra ideologica, guerra delle bombe.

Non si può essere veramente contro la guerra se non si è contro il terrorismo e non si può essere veramente contro il terrorismo senza essere contro la guerra.

Questo ha capito il popolo della pace che, dentro l’onda lunga del movimento contro la globalizzazione neoliberista, è il soggetto portatore di una vera alternativa. Il popolo della pace è l’altra grande potenza mondiale, la sua forza è nella possibilità di far crescere la cultura della nonviolenza come nuova critica di massa al moderno capitalismo.

Il no alla guerra e al terrorismo e alle ideologie che li alimentano è il filo conduttore di una nuova politica.

La pace non è solo assenza di guerra, è un’ispirazione e una politica precise.

La pace è sicurezza, ovvero lo strumento di fondo per sconfiggere alla radice, anche nella sfera delle culture, le ideologie fondamentaliste che i cultori della guerra e del terrorismo vorrebbero imporre come modello di relazione.

La pace è una nuova cultura e politica dell’accoglienza e della cittadinanza universale.

La pace è lo sviluppo di nuove relazioni di cooperazione con i Paesi del Sud del mondo.

La pace è l’affermazione di una nuova cultura dei diritti umani.

La pace è disarmo, è la riduzione delle spese militari, la fuoriuscita dal sistema di guerra e il riutilizzo del territorio occupato dalle armi e dalle basi militari.

Per questi motivi, il ritiro immediato dell’Italia dalla guerra di occupazione in Iraq e dagli altri luoghi dove è presente in forme di occupazione militare, come l’Afghanistan e i Balcani, è fondamentale, in quanto illustra la rottura con le politiche di guerra e la restituzione all’articolo 11 della Costituzione italiana del suo ruolo di guida delle politiche internazionali.

Allo stesso tempo, è necessario promuovere il rilancio di una iniziativa decisa a livello internazionale per la ripresa del dialogo e del processo di pace nel conflitto israeliano palestinese che, secondo il principio di "due Stati per due popoli", preveda il ritiro da tutti i Territori occupati, la nascita dello Stato palestinese, il diritto per i due Stati e i due popoli a vivere nella pace e nella sicurezza.

La costruzione di un’altra Europa, della pace, dei diritti del lavoro, di quelli sociali e di cittadinanza, dell’espansione della democrazia è elemento costitutivo di questa nuova politica.

Piu’ di info scrivere qui : bellaciaoparis@yahoo.fr