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Fausto Bertinotti : VOGLIO... una democrazia non autoritaria (5)

Publie le giovedì 6 ottobre 2005 par Open-Publishing

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di Fausto Bertinotti

Il neoliberismo ha prodotto devastanti conseguenze anche sul terreno della democrazia. La crisi e l’oscuramento della politica e della democrazia a vari livelli e dimensioni ne sono il segno evidente.

Nella dimensione sopranazionale, la crisi della democrazia è, innanzitutto, spostamento dei luoghi delle decisioni dagli organismi della democrazia rappresentativa, in primo luogo i Parlamenti, agli istituti ademocratici di regolazione della globalizzazione (il WTO, la Banca Mondiale, ecc.).

La crisi della politica è causata dalla sua riduzione a tecnica, a semplice traduttrice nel contesto nazionale delle scelte imposte da quegli organismi interpreti e garanti della globalizzazione neoliberista, assunte come vincoli indiscutibili e invalicabili.

Il Trattato costituzionale europeo rappresenta una tappa di questo percorso.

Esso è un salto all’indietro alle "Carte octroyées", concesse ieri dai sovrani e oggi dai governi, dall’alto. Ha lo scopo di costituzionalizzare le leggi di mercato e il patto di stabilità. L’opposizione al Trattato è dovuta innanzitutto al fatto che esso ha escluso i popoli europei dal processo della sua elaborazione ed innalza i governi a potere costituente capovolgendo la tradizione democratica: il Trattato restringe l’Europa alle élites dirigenti e tiene lontani i popoli. Sono i popoli a dover sancire nelle Costituzioni diritti e poteri, come insegna l’esperienza storica del secondo dopoguerra, dopo la vittoria contro il nazifascismo. Se si vuole costruire lo spazio pubblico europeo devono essere le cittadine e i cittadini europei, nativi e non nativi, a decidere questo atto istitutivo del patto sociale e i diritti fondamentali che crea una comune cittadinanza europea di residenza.

La vittoria del NO al referendum sul Trattato costituzionale in Francia segna la crisi di quel progetto e può aprire la strada a un percorso nuovo.

In Francia, la "società in basso" ha massicciamente rifiutato il Trattato perché coglieva in esso il cuore pulsante delle politiche neoliberiste.

Questa opposizione sociale è larga e diffusa in Europa e lo è estesamente anche in Italia.

Nel nostro Paese, il rifiuto delle politiche del governo e del suo pervicace attacco a tutto ciò che è espressione di istanze autonome da esso, non è mai stato così ampio. Questi anni sono stati attraversati da movimenti di lotta straordinari per intensità ed estensione: da quelli di più lunga storia, come il movimento dei lavoratori, per giungere al mondo della scuola, ai ricercatori, fino ai magistrati. Mille vertenze territoriali sono esplose contro la devastazione del territorio o per la ripubblicizzazione dei beni comuni.

Ma, questa opposizione sociale larga e diffusa, se non incontra lo scontro tra sinistra e destra, rischia di essere privata di una prospettiva e può prendere strade differenti.

Lo scontro tra la "società in basso" e la "società in alto" può prendere una forma ambigua. Se non incontra una riforma della politica e, in particolare, della politica delle sinistre, una curvatura di destra, reazionaria e/o populista, può prendere il sopravvento.

Le conseguenze sarebbero un esito della crisi della politica nella direzione dell’antipolitica, ovvero di una separazione con i movimenti e più in generale con i popoli e l’eclissi della democrazia.

L’opposizione alle modifiche costituzionali che le destre vogliono realizzare deve essere netta e radicale: un rifiuto intransigente e senza possibilità di compromessi.

Se le destre imporranno la loro approvazione al Parlamento, tutte le forze democratiche, dovranno promuovere un referendum oppositivo per dire NO a questa controriforma.

Questo NO è anche per superare definitivamente i progetti di riforme costituzionali volte a rafforzare il potere dell’esecutivo.

Al contrario, la strada deve essere quella della ricostruzione e dell’espansione della democrazia nelle forme di partecipazione attiva.

Estensione della democrazia vuol dire anche pieno riconoscimento della differenza sessuale e dell’autodeterminazione delle donne rispetto al proprio corpo come elemento costitutivo della cittadinanza.